Terzo settore: i giovani più a rischio povertà

di Redazione

Pericolo circolo vizioso tra quella materiale ed educativa 

prima i poveri

Piu' si e' giovani piu' aumenta il rischio di poverta' in Italia. Questo e' uno dei dati emersi nel convegno online "Vecchie e nuove poverta'. Un welfare che cambia" che ha delineato un quadro del rischio d'esclusione sociale in Italia e in Europa. Analizzando i dati presentati da Chiara Agostini di "Percorsi di secondo welfare", prendendo in considerazione il lasso temporale dal 2008 al 2018, si nota come il nostro Paese sia sempre su dei numeri maggiori rispetto alla media europea per quanto riguarda la percentuale di persone a rischio poverta', divario che negli anni si e' acuito, arrivando nel 2018 a un 27, 3 per cento italiano contro il 21,8 per cento europeo.

Analizzando poi il dato in base alle fasce d'eta' si nota come quella di 0-15 anni arrivi a un 30,6 per cento contro il 23,8 per cento europeo, mentre il divario nella fascia 55 anni e oltre si aggira intorno al 22,8 per cento contro quello europeo del 20,5 per cento. I minori di cui si parla sono i figli dei genitori che o non sono entrati nel mercato del lavoro, o sono precari, o sono lavoratori poveri, quindi quelle situazioni dove il mercato del lavoro non e' riuscito a garantire l'uscita dalla poverta'. E' stato evidenziato inoltre il rischio d'innescare in questo modo un circolo vizioso fra poverta' materiale e poverta' educativa, per cui i bambini che vengono da famiglie svantaggiate hanno piu' probabilita' di conseguire peggiori risultati a scuola, hanno meno possibilita' di partecipare ad attivita' sociali e ricreative, di svilupparsi emotivamente e realizzare il proprio potenziale, e una volta diventati adulti avranno quindi piu' difficolta' ad attivarsi nella societa' e a trovare lavori di qualita'.

Un dato che diventa importante soprattutto in questo momento storico, dove la chiusura delle scuole potra' avere effetti sul futuro e sulle diseguaglianze, sottolineate anche dal rapporto della Caritas, in quanto l'accesso alla rete, ai device per accedere alla didattica a distanza sono ancora dei privilegi in alcune situazioni di fragilita'. Dai dati forniti da Save The Children, il 42 per cento di bambini e ragazzi vive in case sovraffollate, prive di spazi adeguati allo studio, il 12,3 per cento di bambini e ragazzi tra i 6 e 17 anni non dispone di computer e tablet e il 57 per cento di chi li possiede li deve comunque condividere con altri componenti della famiglia. Inoltre, solo il 30,2 per cento dei ragazzi impegnati nella didattica a distanza presenta competenze digitali alte, mentre due terzi hanno competenze basse o di base. In un quadro generale le famiglie piu' a rischio poverta' sono quelle composte da soli genitori stranieri, dove l'incidenza raggiunge il 24,6 per cento, mentre nel caso di famiglie con minori l'incidenza della poverta' assoluta si attesta all'8,4 per cento e al 15,9 per cento tra le famiglie piu' numerose. Nel Nord Italia i nuclei piu' a rischio sono quelli che hanno un'eta' compresa tra i 35 e i 44 anni, ed e' proprio in questa fascia dove "probabilmente in parte troviamo le nuove poverta'" ha dichiarato Carlo Miccadei di Ismeri Europa.

La pandemia si e' inserita in un contesto gia' fortemente critico con un'economia stagnante, un'elevata disparita', bassa mobilita' sociale e con alcune categorie, come giovani, donne e stranieri, fortemente penalizzati dal mercato del lavoro, gruppi che si sovrappongono in parte con le caratteristiche delle famiglie e individui poveri pre Covid. Focalizzandosi sulla situazione in Regione Lombardia, la poverta' relativa e'cresciuta in modo significativo dopo il 2010, passando dal 2,6 per cento in quell'anno e arrivando al 6,6 per cento nel 2018. Nel 2019 si e' ridotta al 6 per cento in concomitanza con l'introduzione del reddito di cittadinanza.

"Esiste una grossa differenza di reddito tra famiglie straniere e famiglie italiane - ha affermato Guido Gay di Eupolis Lombardia - A fronte di un valore medio del reddito equivalente nel 2016 pari a 26.669, dove i componenti sono cittadini italiani si arriva a 28.106 euro mentre in quelle famiglie con cittadini stranieri il reddito equivalente si ferma a 13.432 euro. Inoltre, il reddito equivalente, con l'eccezione delle famiglie con un solo membro, decresce al crescere del numero dei componenti". Nell'area milanese si registrano mediamente redditi (imponibili per percettore) piu' elevati. 

Sono invece piu' contenuti gli importi soprattutto nei comuni della fascia settentrionale ma anche in generale in tutta la fascia orientale. Viene sottolineato pero' come l'area di Milano citta' (e i comuni della cintura) presenta un'incidenza della poverta' superiore a quella dell'area milanese.

"L'ascensore sociale con la crisi del 2008 e' stato interrotto e le disuguaglianze si sono riproposte e rafforzate e la pandemia le sta incrementando - ha precisato Guido Agostoni di Anci Lombardia - Importante il discorso dei legami che creano un contrasto alla poverta' mentre l'isolamento esaspera il rischio di poverta'. Nei comuni nel periodo della pandemia abbiamo visto una grossa inventiva per collaborare, pensiamo all'importanza dei negozi di prossimita', che in alcuni punti sono stati il riferimento per le famiglie bloccate per motivi sanitari, o ai gruppi alpini, alla protezione civile. C'e' stata quindi questa importante connessione, non senza difficolta' a mettere insieme competenze plurali e investimenti che arrivavano da varie fonti: serve ridurre la frammentazione delle linee d'intervento".

(Fonte articolo: Agenzia Nova - fonte foto: Patrizio Paolinelli)