Referendum 12-13 giugno: passa il decreto “escludi volontari”

di Gianfranco Mingione

Ora possiamo festeggiare visto che anche i volontari impegnati all’estero potranno votare per corrispondenza. Sì, sarebbe proprio bello, peccato che non è andata così alla Camera e i volontari non potranno esercitare un loro sacrosanto diritto. Giovani e beffati al servizio di un paese che li considera e di una parte di politica che non sa nemmeno dove essi siano. (Gianfranco Mingione)

Italiaincrisi Lo avevamo scritto dalle pagine di questo giornale, ribadendo l’incostituzionalità di un decreto del genere. Scrivere di ingiustizie nel giorno della Res Publica per eccellenza, nel giorno in cui si festeggia l’unità e il senso di comunità che ci lega, scrivere oggi di lesione dei diritti costituzionali è davvero tanto, troppo. Ma doveroso.

Alla fine il decreto “escludi volontari” dal voto per corrispondenza all’estero è passato anche alla Camera. Il 26 maggio scorso, prima dell’approvazione definitiva del decreto legge, il senatore Ferrante (PD), ha riprovato a chiedere con un’interrogazione parlamentare un'intervento urgente in materia: “si chiede di conoscere - scrive Ferrante - se il Presidente del Consiglio dei ministri non intenda assumere urgentemente, nei 18 giorni che mancano all'appuntamento referendario, del 12 e 13 giugno 2011, le iniziative, riguardanti la possibilità di concedere il voto all'estero o rimborsi pieni e immediati delle spese di viaggio, che possano rendere più agevole il diritto costituzionale di voto ai giovani italiani, impegnati nel servizio civile, che mettono la propria passione e la propria crescita a disposizione di intere comunità, in Italia e nel mondo” (Fonte banche dati camera).

Niente da fare. L’ultima richiesta di buon senso, di logica, di garanzia dei diritti individuali, non è stata accolta così come non sono state accolte le richieste trasversali dei parlamentari, rappresentanti e volontari del servizio civile, personaggi del mondo del volontariato e delle ong.  L'esclusione dal voto dei volontari impegnati all'estero è rimasta in piedi nonostante i vari appelli a modificare il decreto, come recita chiaramente un passaggio della discussione alla Camera: “Più precisamente, il comma 1 dell'articolo 2 individua i soggetti beneficiari della facoltà di votare per corrispondenza. Si tratta del personale delle Forze armate e delle forze di polizia impegnato temporaneamente in missioni internazionali; dei dipendenti di amministrazioni dello Stato e delle regioni che, per ragioni di servizio, si trovino all'estero, purché la durata prevista del soggiorno sia superiore a tre mesi; dei professori e ricercatori universitari e dei docenti universitari titolari di incarichi e contratti a tempo determinato che prestino servizio all'estero per almeno sei mesi, presso istituti universitari e di ricerca, purché alla data del decreto del Presidente della Repubblica di convocazione dei comizi, si trovino all'estero da almeno tre mesi” (Fonte Camera dei Deputati).

Che dire? Ci sono proprio tutti tranne i volontari. Ora il provvedimento dovrà essere convertito in legge entro l’11 giugno. Visto l’approssimarsi dei giorni del voto, seppure fosse accolta la modifica del decreto, la probabile esclusione dalle consultazioni popolari di tanti giovani è ormai difficile da sanare. È difficile infatti per un volontario impegnato, ad esempio in paesi extra europei, organizzare un viaggio verso la propria terra in così poco tempo.

Non resta che fare tanto di cappello ai nostri politici italiani. Parafrasando laicamente un duro monito di Papa Giovanni Paolo II (“verrà un giorno il giudizio di Dio”), si potrebbe ricordare ai cari, costosi nostrani politici che “verrà un giorno il giudizio dell’elettorato!”. E per alcuni è già avvenuto.

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