“Trento Capitale europea e italiana del Volontariato 2024”. Il discorso del Presidente Mattarella

di Redazione

Il Presidente: "I volontari si muovono con altruismo negli interstizi delle nostre difficoltà".

trentocapitaleeuropeavolontariato magazine Vorrei ringraziare e fare i complimenti ai due cori che hanno così bene interpretato l’Inno nazionale e quello europeo.

Rivolgo un saluto cordiale al Presidente della Provincia, al Sindaco di Trento, a tutti i Sindaci presenti e, tramite tutti loro, a tutti i cittadini di Trento e degli altri Comuni della Provincia. I vostri concittadini da oggi si trovano al centro di un’impresa di grande valore.

Ringrazio per le riflessioni che ci hanno presentato e proposto Gabriella Civico e Chiara Tommasini.

Un saluto di intensità particolare e un ringraziamento per la sua presenza al Sindaco di Leopoli. Desidero rinnovargli i sentimenti di amicizia che hanno radici antiche e solide e che le drammatiche conseguenze della brutale invasione dell’Ucraina hanno ulteriormente rafforzato.

La libertà, l’indipendenza dell’Ucraina sono tutt’uno con i valori fondativi dell’Europa. 

Trento è adesso Capitale europea e italiana del volontariato.

Un riconoscimento alla cultura della sua gente, alle esperienze attuali di solidarietà e di partecipazione che continuano a sostenere la crescita della comunità.

Essere Capitale è anche una grande occasione di incontro, di ricerca in comune, di riflessione, di conoscenza. L’opportunità di mettere in rilievo buone pratiche, come quelle qui rappresentate.

Il Sindaco ha poc’anzi ricordato che, al contrario di altre città che sono capitali di Stati pre-unitari, Trento non ha avuto questa sorte. Ma in realtà era capitale di questo magnifico territorio, con la sua storia, le sue tradizioni, la sua cultura di vita della comunità, che oggi sottolineiamo.

Oggi, e a livello europeo, Trento si vede riconosciuta come grande potenza della solidarietà, valore che sta alla base del volontariato; che è risorsa tra le più preziose di una società.

Per nostra fortuna, l’Italia è ricca di volontari e di associazioni che raccolgono e organizzano queste energie civili.

Volontari che portano sollievo negli ospedali. Volontari che danno forza alla protezione civile; che si occupano di sicurezza ambientale; che custodiscono e valorizzano il patrimonio culturale.         

Volontari che portano soccorso. Volontari che distribuiscono cibo e medicinali a chi non ne ha. Volontari che vanno nelle case e assistono le famiglie più povere. Volontari che sostengono le persone vulnerabili, che si dedicano ai bambini, e ai più fragili tra di loro.

Volontari che si impegnano nel recupero scolastico; che contrastano la marginalità, l’abbandono, che provano a costruire ponti dove altrimenti vi sarebbero quasi soltanto macerie esistenziali. Volontari che si dedicano ai profughi dalle guerre e dalle catastrofi climatiche.

Persone che danno fiducia.

Non soltanto espressioni di testimonianza, ma persone amiche che, concretamente, rimarginano ferite, per restituire a ciascuno la sua umanità.

Energie di grande valore e di grande vigore, grazie alle quali ci siamo sentiti e ci sentiamo più comunità.

Il volontariato esprime una visione del mondo.

Quella della indivisibilità della condizione umana.

Il famoso “I care”, “mi riguarda”, fatto proprio da don Milani e da Martin Luther King.

Una visione che pone in primo piano la persona, l’integralità della sua vita, il suo pieno diritto a essere parte attiva della comunità.

Per questo valorizza le relazioni tra le persone, il dialogo, l’amicizia.

Un impegno che, nei piccoli ambiti, immerge ogni giorno le mani nei problemi e negli affanni concreti e, tuttavia, porta a pensare in grande perché sa che ognuno contribuisce al cammino di tutti.

La solidarietà è un moto che parte dalle coscienze.

Reca impresso il carattere dell’ascolto dell’altro e della generosità.

A ben guardare, è essa stessa una vitale necessità.

Abbiamo bisogno di solidarietà, di esprimerla e di riceverla, per sentirci parte di una comunità e della sua storia che va avanti.

La solidarietà, peraltro, è una pietra angolare degli ordinamenti.

La nostra Costituzione la riconosce come presupposto di uno sviluppo davvero civile.

Eloquente, a questo riguardo, è l’articolo 2, che dispone che la Repubblica “riconosce e garantisce” i diritti inviolabili dell’uomo, sia dei singoli sia delle formazioni sociali, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica, sociale.

La realtà del volontariato svolge un ruolo, insieme, di sentinella e di spinta di questo principio costituzionale. Rappresenta un pilastro anche della nostra civiltà europea.

L’Europa è il continente dove la libertà, l’eguaglianza, la democrazia, la dignità della persona, la solidarietà sono cromosomi di un medesimo dna. Sono insieme fattori di identità irrinunciabili.

L’Europa è espressione di solidarietà: anzitutto lo è stata fra i nemici delle due guerre mondiali che, con coraggio, hanno dato spazio ai valori della convivenza e dell’incontro, non a caso con un protagonista di Trento, Alcide De Gasperi.

E questi valori l’Europa ha riproposto all’indomani della caduta del muro di Berlino, nel ricongiungersi con i popoli del Centro-Europa.

Il valore fondante della solidarietà ha declinazioni molteplici nei Trattati dell’Unione europea.

Tra i popoli.

Tra gli Stati.

Solidarietà che le istituzioni devono assicurare ai cittadini, affermandone la dignità, riducendo i divari e accrescendo le opportunità.

Solidarietà liberamente interpretata e organizzata dai Corpi intermedi, che sono espressione viva, diretta della comunità.

Anche per questo il titolo di Capitale europea del volontariato assume, se possibile, un significato ancora più forte.

Far crescere la solidarietà in Europa – in ogni direzione – vuol dire far crescere l’Europa e i popoli che la abitano.

Ne abbiamo misurato l’importanza durante la pandemia da Covid.

Le insufficienze dell’Europa, le carenze che vanno talvolta a scapito dei cittadini, dipendono il più delle volte proprio da un difetto di solidarietà.

Ne aveva coscienza il giovane Antonio Megalizzi, che per questo dell’Europa aveva fatto  la sua vocazione, il suo orizzonte ideale.

Ci uniamo tutti al Sindaco che ha voluto ricordare nel suo intervento questo cittadino di Trento, drammaticamente sottratto alla vita dal fanatismo integralista.

Il volontariato, come poc’anzi qui sul palco Luca Bronzini, Serena Endrizzi, Annamaria Minotto hanno fatto intendere, è esattamente il contrario del paradigma di violenza cieca e di negazione dell’altro.

Il volontariato è attenzione e accettazione dell’altro, umanità, rispetto, integrazione.

Il volontariato è quindi dono.

Vi aspetta un anno ricco di opportunità.

A Trento e nel Trentino sono centinaia le associazioni di volontari.

Tanti altri ne verranno dalle regioni italiane, da quelle d’Europa per confrontarsi con voi, per fare nuovi progetti, per scambiare idee ed esperienze.

Lo spazio pubblico e il privato di ciascuno saranno arricchiti da queste presenze così significative.

Il volontariato nasce in una sfera personale e comunitaria che precede le istituzioni. La prima forma di organizzazione di ogni società si basa sulla volontà di unirsi per obiettivi comuni.

Il volontariato - lo ha ricordato il Presidente della Provincia poc’anzi - è esso stesso generativo di un pensiero, espressione di una scelta.

La scelta - aggiungo - in favore degli esseri umani, di ogni essere umano.

Per questo i volontari possono essere definiti “campioni di umanità”.

Il volontariato è libero per definizione; è espressione della libertà di ciascuno.

La sua libertà è condizione di autenticità, elemento fra i più preziosi che il volontariato apporta alla nostra società, contribuendo alla sua coesione in un’epoca di così vorticose trasformazioni.

Avere cura degli altri esseri umani è la sua vocazione.

In una stagione in cui emergono spinte estreme all’individualismo, all’egoismo più esasperato, alle tante paure che frenano la vocazione solidale dell’uomo, la cultura della cura assume un forte significato.

I volontari si muovono con altruismo negli interstizi delle nostre difficoltà.

Sovente riescono a ridurre i danni, ad alleviare i problemi; aprono speranze, con un ruolo importante per assicurare diritti laddove altrimenti diventerebbero inesigibili, per sperimentare innovazioni sociali, per rendere effettivo l’accesso ai servizi, offrendo anche vicinanza e calore umano.

La cultura della cura - di cui i volontari si fanno portatori - è sempre più complessa. Ma è così che si costruiscono i beni comuni, perché cura è attenzione al bene comune.

Cura significa passione educativa, capacità di includere chi è ai margini, trasmissione generazionale, sostenibilità ambientale; significa dare una mano a chi non ce la fa perché possa riprendere il cammino.

Vuol dire essere cittadini attivi, confrontarsi con le istituzioni, fare il proprio dovere, usare il patrimonio pubblico per il bene di tutti.

Dobbiamo aver cura della Repubblica.

Dobbiamo avere cura dell’Europa.

Da questo mondo del volontariato – immerso nella vita di ogni giorno – riceviamo quotidianamente spinte, idee, valori, sogni.

I sogni non sono illusioni. Sono l’orizzonte a cui guardano coloro che nutrono speranza, per vivere la realtà con passione e per coltivare il desiderio di renderla più umana e più giusta.

La solidarietà genera speranza.

E solidarietà e speranza sono strettamente connesse con l’idea di pace, con lo spirito di fratellanza.

La pace del nostro tempo, gravemente tradita.

Mai avremmo pensato che il nostro Continente sarebbe nuovamente precipitato nelle mostruosità cui oggi assistiamo nelle regioni orientali dell’Europa e davanti a noi, sulle rive di quel Mediterraneo culla di civiltà.

L’Europa, quasi ottanta anni addietro, è risorta nella pace.

Le azioni dei volontari ci parlano di pace.

Il mondo si cambia anche partendo dai piccoli passi che riempiono il nostro quotidiano. E’ una responsabilità che riguarda ciascuno di noi.

L’augurio a Trento e alle migliaia di volontari che animeranno la Capitale europea è che la vostra e la loro energia siano contagiose e si propaghino.

Tra i giovani anzitutto, che sono presente e futuro.

Per tutti, però. Per tutti. Perché non è mai troppo tardi per cominciare, o ricominciare.

Buon 2024 del Volontariato a voi, all’Italia, all’Europa.