Lo slancio dei giovani al servizio (civile) del Paese

di Katia Tulipano

(di Alessandro Rosina)*

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Il servizio civile nazionale è stato sinora un’opportunità sottoutilizzata nel nostro paese, come se fosse considerato uno strumento superato dai tempi e di poco interesse per le nuove generazioni. E’ vero invece il contrario.

Lo testimoniano i dati di approfondimento dell’indagine “Rapporto giovani” dell’Istituto Toniolo (www.rapportogiovani.it) recentemente presentati a Palazzo Chigi in una conferenza stampa su bilancio e prospettive del servizio civile in Italia. Da un lato, solo una parte limitata degli under 30 intervistati dichiara di aver fatto in passato un’attività di questo tipo, d’altro lato, ampio è l’interesse espresso in presenza di un’offerta adeguata. Oltre l’80% degli intervistati concorda con l’utilità per tutti i giovani dello svolgere un’esperienza, anche limitata, di impegno civico a favore della propria comunità o in missioni in ambito internazionale. Quello che le nuove generazioni apprezzano particolarmente è la possibilità di unirein modo virtuoso il valore sociale e il beneficio individuale, ovvero combinare la possibilità di esercitare il proprio protagonismo positivo nel migliorare il contesto in cui vivono con l’opportunità di acquisire e raffinare sul campo competenze utili per la vita e il lavoro.

Proprio in coerenza con questo quadro, tra le principali novità annunciate dal Governo c’è la validazione e il riconoscimento delle competenze acquisite dai volontari. L’obiettivo, come ha affermato il sottosegretario Bobba con delega alle politiche giovanili, è far diventare il servizio civile una scelta che la maggioranza dei giovani decidono di fare, spendendosi in progetti che rispondono a bisogni reali della comunità e rafforzando, nel contempo, il proprio bagaglio formativo orientato al lavoro.Dove esperienze di questo tipo vengono incoraggiate e sostenute da proposte credibili e di valore si osserva anche una crescita oggettiva di coinvolgimento attivo dei giovani.

Le prospettive di sviluppo che stanno alla base del rilancio quantitativo e qualitativo del servizio civile confermano quanto sia importante ripartire dalla necessità di mettere in sintonia le effettive esigenze e sensibilità dei giovani con il mondo che cambia. Questo non significa necessariamente abbandonare quello che si faceva in passato, ma certamente richiede lo sforzo di ripensarlo, rivederlo con occhi nuovi e riadattarlo in coerenza con le opportunità del nostro tempo.Non è un’operazione facile, perché  è necessario, oltre a trovare adeguati finanziamenti, soprattutto abbandonare vecchi schemi, riconoscere quello che non va, confrontarsi con nuove soluzioni e implementarle con efficacia per ripartire di slancio e in modo convincente evitando false partenze come quella di “Garanzia giovani”.

Tutto questo è ancora più difficile in un contesto nel quale, anche per la crisi economica, le risorse sono limitate e sembra che spendere tempo ed energie individuali e pubbliche nel servizio civile sia più un lusso che una vera necessità, essendo la preoccupazione principale la disoccupazione giovanile. Ed invece è proprio il momento giusto, tanto che i più convinti non solo sono i giovani, ma ancor più tra essi coloro con più difficoltà di inclusione sociale e lavorativa. Non a caso, i dati dell’indagine del Toniolo mostrano come i cosiddetti Neet - gli under 30 che non studiano e non lavorano - risultino, da un lato, quelli con meno esperienza di impegno sociale e, d’altro lato, quelli più interessati ad un’offerta con queste caratteristiche. Non certo considerandola come un surrogato del lavoro, ma come un’opzione in più da inserire nel proprio percorso di crescita con ricadute positive sulla capacità di essere attivi, sul ritrovare motivazione mettendo concretamente alla prova il proprio saper essere e saper fare con gli altri. Una scelta che, soprattutto, va incontro al desiderio di riconoscimento sociale e alle esigenze di rafforzamento del senso di appartenenza comunitaria.

Il servizio civile universale ha quindi un ampio potenziale di successo essendo una risposta coerente alla domanda di impegno civile e partecipazione sociale da parte delle nuove generazioni e perché coerente con l’idea che i giovani non siano una categoria svantaggiata da proteggere, ma la risorsa principale che questo paese deve, ad ogni livello, attivare per ritrovare vigore e slancio verso il futuro.

* Alessandro Rosina è professore ordinario di demografia e statistica sociale dell’Università Cattolica di Milano e tra gli autori dell'indagine del Rapporto Giovani promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano