Gaza. Attacco ai pacifisti: le reazioni dei giovani
Questi i numeri della tragedia: circa 700 arrestati in attesa di rimpatrio tra cui 6 italiani, una decina di soldati feriti e 9 cadaveri senza un nome (di Monica Scotti)
“Lottare da civili perché smettano di farlo i soldati”. Può sembrare un controsenso, ma è quello in cui credono moltissimi giovani, pacifisti impegnati quotidianamente in battaglie non violente per la cessazione di guerre sanguinose. Le immagini dello studente, ancora oggi “ignoto”, che da solo fermò una colonna di carro armati a piazza Tienanmen il 4 giugno del 1989 descrivono bene l’identikit di chi mette a rischio la propria vita per un ideale di giustizia e ricordano anche che a volte, purtroppo, quella vita viene spenta per davvero, brutalmente.
E’ quello che è successo ai 9 attivisti (la cui identità resta sconosciuta) che erano a bordo del Freedom Flotilla, il cargo battente bandiera turca, che insieme ad altre navi cariche di aiuti umanitari era diretto il 31 maggio a Gaza, territorio dove vige attualmente un embargo imposto da Israele. Le dinamiche di quello che l’ONU, dopo una seduta straordinaria del Consiglio di Sicurezza durata tredici ore, ha definito un “tragico incidente” non sono ancora state chiarite, quel che è certo è che il convoglio di pacifisti Pro-Palestina (tutti civili di varia nazionalità, compresi diversi politici) è stato intercettato dai soldati israeliani in acque internazionali, il che contribuisce a lanciare ombre inquietanti sull’accaduto. Questi i numeri della tragedia: circa 700 arrestati in attesa di rimpatrio (tra cui 380 turchi, 38 greci, 31 inglesi, 30 giordani, 28 algerini, 9 francesi, 6 italiani e 7 irlandesi), una decina di soldati feriti e 9 cadaveri senza un nome.
L’episodio ha scosso profondamente le coscienze della comunità internazionale. Sono diverse le manifestazioni nate spontaneamente in tutto il mondo per condannare l’abbordaggio delle navi della pace ad opera dei militari israeliani. In Italia migliaia di persone sono scese in piazza a Milano, Bologna, Roma e a Napoli. Nel capoluogo partenopeo, oltre 300 ragazzi, alcuni vicini agli ambienti dei centri sociali, hanno manifestato solidarietà agli attivisti e al popolo palestinese davanti alla Prefettura all’indomani degli scontri, mentre, proprio in occasione dell’anniversario della Repubblica, un gruppo di studenti ha occupato simbolicamente palazzo Giusso, sede storica dell’Università degli Studi di Napoli L’Orientale. “E’ un’occupazione che durerà poco, fino a domani, perché non vogliamo paralizzare il regolare svolgimento delle lezioni –spiegano gli studenti promotori dell’iniziativa – Ma dovevamo far sentire la nostra voce. La comunità internazionale non può rimanere indifferente di fronte ad un episodio così grave: sono stati attaccati pacifisti disarmati, sono stati attaccati cittadini italiani, francesi, tedeschi, turchi.
E’ stata attaccata la comunità internazionale in un campo neutro!”. “E’ stata una follia, stiamo sfiorando il terrorismo di stato, ancora non posso credere sia accaduto” Commenta così Nadia, 21 anni, studentessa di arabo all’Orientale. Ideali contro le armi. Bandiere e slogan contro i proiettili. Resistenza passiva e disobbedienza civile contro le bombe: è quello in cui credono i moltissimi giovani che affollano le strade e si riversano nella rete in cerca di informazioni maggiori sull’”incidente”. “Chi sa se l’inchiesta annunciata dall’ONU chiarirà cosa è avvenuto. Nel frattempo però chi aiuta i civili di Gaza?” Non possono fare a meno di chiedersi gli occupanti nel cortile di un’Università dove si impara che lo “straniero” è di casa.