Lino Banfi: Un vitalizio per Laura Antonelli che vive con 500 euro al mese
Lino Banfi lancia l’appello per aiutare l'attrice: Un vitalizio per meriti artistici. Scoppia il dibattito e il web si interroga: condanna o aiuto? (di Angelo Di Pietro).
Nato negli anni ’70. Fan dei Bmovie.Se rispondi almeno ad una di queste caratteristiche, allora conoscerai Laura Antonelli. Ex-attrice, ex-icona sexy, ex-processata per droga, ha cavalcato l’onda del successo fino ai primi ’90 e ora percorre il Sunset Boulevard. A leggere i titoli dei giornali viene giusto in mente il film di Billy Wilder, e non sembra poi una realtà così lontana. Facciamo un passo indietro. Giovedì 3 giugno, Lino Banfi lancia l’appello sul Corriere della Sera: la Antonelli vive sola alla periferia di Roma, con 500 euro al mese.
Banfi invoca la legge Bacchelli che prevede un vitalizio per gli italiani che si sono distinti per meriti artistici e vivono in condizioni di indigenza: “Queste persone hanno rappresentato una parte della storia della televisione e del cinema che tutti abbiamo gradito”, scrive l’attore pugliese nella sua lettera, “E’ giusto finire così?”. Montecitorio risponde il 4 giugno scorso attraverso il Ministro della Cultura, Sandro Bondi, che ha dichiarato di aver già fatto presente la situazione al presidente del Consiglio. Parallelamente al movimento politico, il web si muove e nasce un dibattito di fuoco sul tema del vitalizio: la condanna per il passato turbolento si scontra con la mano tesa di fronte le difficoltà contingenti. Nessun mezzo termine. Qual è il contributo alla cultura italiana della Antonelli? Quanto è giusto il vitalizio ad una persona che ha dilapidato un patrimonio?
La risposta della Antonelli non è tardata ad arrivare per bocca del suo avvocato: “Ringrazio Lino Banfi e tutti coloro che si stanno preoccupando per me. Mi farebbe piacere vivere in modo più sereno e dignitoso anche se a me la vita terrena non interessa più. Vorrei essere dimenticata”. Sono le parole di chi ha perso la fiducia in sé stesso, oltre che nella società e nelle istituzioni. E l’appello posto da Banfi trova un significato nuovo: è giusto lasciare solo un uomo verso la propria distruzione? Condannarlo ad un annullamento sociale irreversibile? Tra l’altro, la Antonelli ha avuto una carriera di tutto rispetto: ha lavorato con Risi, Scola, Chabrol, Visconti. Premiata col Nastro d’Argento come migliore attrice nel ‘73. Eppure ce la ricordiamo solo per le pellicole erotiche. Forse c’è qualcosa in noi che non va. Il rischio è proprio che un cattivo cinismo diffuso le faccia pagare il peso dell’esempio.
Troppo accanimento su una donna che, in fondo, non voleva accendere i riflettori su di sé? Dov’è la pietas cristiana? Non stiamo qui a giudicare ma per riflettere e far riflettere sulla situazione della nostra Italia. Quanti Laura Antonelli conosciamo? A quanti lo Stato non riesce a garantire la dignitosa vita promessa dalla Costituzione?