In viaggio tra i giovani della "2G". Sadio: “Sogno e credo in una bella Italia”
“Il servizio civile è una nobile espressione del contributo che un cittadino può dare al suo paese. Ma ciò mi è negato perché non possiedo la cittadinanza”. Lei è Sadio, nata a Dakar, Senegal, in Italia dal 1992. (Gianfranco Mingione)
Italia. Un’altra storia, un’altra giovane, tra i giovani cittadini della seconda generazione. Sadio, nata a Dakar, Senegal, in Italia dal 1992 per ricongiungersi con i suoi familiari al papà. Una famiglia che vive tra due culture, due continenti. Da quando ha 6 anni Sadio vive in Italia, nel Veneto, ed oggi studia presso la Facoltà di Giurisprudenza oltre ad essere un membro attivo all’interno dell’associazione ANOLF. Anche lei, come molti altri giovani, costituisce quanto di meglio la gioventu’ italiana possa offrire. Una gioventu’ vissuta ancora in categorie, in gironi direbbe il padre della lingua italiana. Il girone A e il girone B. Sadio, vive nel girone B: “Vivo in Italia dall'età di 6 anni e ormai ritengo l'Italia la mia patria e ciò mi porta ad essere delusa ed arrabbiata quando viene notato solo il colore della mia pelle”. Un percorso molto positivo, il suo, ma purtroppo gli episodi negativi non sono mancati e non mancano e in qualche modo le hanno lasciato il segno. Perchè .......
Sadio, come tanti altri giovani vivi tra una cultura d'origine e una cultura d'adozione. Come ci si sente nel vivere tale “status” e quanto è importante conservare le proprie origini e al contempo fonderle e valorizzarle anche con la "nuova terra" che ti ha accolto?
E’ una bella domanda perché vivo ormai naturalmente sia con la cultura italiana che con quella senegalese. Questo è il risultato positivo di un percorso, lungo il quale non ho mai rinnegato le mie origini ritenendole incompatibili con la cultura italiana. Anzi, vedevo che c’erano e ci sono tra le due culture molte cose in comune, come ad esempio il forte legame con la famiglia. Tali cose le ho adottate come parti del mio bagaglio culturale ed umano.
Il merito di tutto ciò è dei miei genitori che non hanno mai cercato di far prevalere in assoluto la cultura d’origine contro quella italiana. La mia italianità la vivo serenamente a scuola, con gli amici, a casa e davanti ad un piatto di pasta, rigorosamente cucinato da me, e tutto questo mi porta a non sentirmi una straniera. Penso che siano gli altri a vedermi così e a soffermarsi solo sul colore della mia pelle.
Sei in Italia da quando eri piccola, leggi, scrivi, mangi e fai tante altre cose dal "sapore" italiano. Nonostante questo, vuoi la crisi economica, vuoi la mancanza di conoscenza e dialogo, molte persone improvvisamente sfruttano e scatenano il loro rancore, se non odio, nei confronti della persona considerata diversa dal proprio gruppo, percepita piu' come un elemento di disturbo, causa dei propri mali, che come una persona. Secondo re perché accade tutto ciò? Sei riuscita a darti una spiegazione?
Penso che ciò accada anche in relazione all’età e all’ambiente in cui le persone vivono. Ho notato infatti che paura e diffidenza verso il diverso spesso nascono in ambienti dove è mancato e manca il contatto e la conoscenza con persone di altre nazionalità. In tali casi si percepisce lo straniero come un rivale quando si parla, ad esempio, di lavoro e di assegnazione di case comunali o aiuti economici.
Al contrario, ho notato che i giovani italiani che sono cresciuti con gli stranieri fin dai banchi di scuola non hanno tutta questa diffidenza ma tante amicizie; anche se, spesso, fondamentale è il ruolo della famiglia in cui molti giovani vivono: se hanno alle spalle una famiglia intollerante è più probabile che lo diventino anche i giovani, pur avendo essi frequentazioni con coetanei di altre nazionalità.
Credo che i media, da questo punto di vista, abbiano un ruolo non di poco conto perché dovrebbero cercare di non accentuare le conflittualità attraverso la diffusione di sole notizie di stranieri che delinquono, dimenticandosi della maggioranza onesta. Purtroppo il razzista c’è sempre e nonostante ci abbia provato non ho trovato una spiegazione che si possa definire razionale al razzismo ma solo ridicole giustificazioni di chi si attacca al colore della pelle e simili.
Per te, cos'è la cittadinanza? Cosa pensi delle progettualità di servizio civile rivolte ai giovani stranieri e sinora realizzate solo in alcune regioni e non ancora previste dalla normativa generale?
Definirei la cittadinanza come quella cosa che se non ce l’hai ti fa sentire una persona di serie B. Dico questo perché sono cresciuta in Italia come i miei coetanei ed amici italiani con la consapevolezza che la bravura e la capacità sono i requisiti per il merito (senza dimenticare ovviamente del problema delle raccomandazioni). Requisiti che, purtroppo, per un giovane di seconda generazione come me non sono sufficienti, anzi sono inutili se non possiedi la cittadinanza. Quando sei piccolo non ti accorgi di questo gap rispetto ai tuoi amici italiani ma quando cresci ed incominci a chiederti cosa vuoi fare da grande ti accorgi che non dovrai pensare a quanto devi studiare o che master fare per una data professione ma dovrai scegliere se tale lavoro richiede o meno la cittadinanza.
Non è piu’ possibile aspettare. E’ necessario concedere la cittadinanza a chi nasce e cresce in Italia. Lo dico non solo per un interesse prettamente personale ma perché amo questo paese e vorrei essere messa nelle condizioni per poter partecipare al suo sviluppo ed al suo miglioramento. Il servizio civile è una nobile espressione del contributo che un cittadino può fare al suo paese. Ma ciò mi è negato perché non possiedo la cittadinanza. Così non posso aiutare gli anziani che magari vedendo giovani di origini straniere possono incominciare ad essere meno diffidenti.
Un passo in avanti, in tal senso, è stato fatto da alcune regioni che hanno riconosciuto con leggi regionali, progetti di servizio civile per gli immigrati. Mi auguro che anche altre regioni possano seguire questo esempio, importante ai fini di una maggiore inclusione dei giovani che non si vedono ancora riconosciuta la cittadinanza. Noi ragazzi e ragazze di seconda generazione non pretendiamo, noi ci proponiamo. Noi siamo già pronti. Stiamo già facendo volontariato all’interno di sindacati ed associazioni. Spero che lo Stato prenda atto di tutto ciò perché sarebbe una grave perdita inutilizzare questo aiuto ancorché volontario di giovani per questa società.
Infine, come vedi l'Italia, il tuo Paese, fra 10 anni?
Se l’Italia concederà la cittadinanza ai giovani di origine straniera, di certo sarà un’Italia piu’ ricca culturalmente e con meno problemi di convivenza. Se invece il nostro Paese non la concederà ci saranno tante potenzialità sprecate che accentueranno la frustrazione già oggi percepita da chi non si vede riconosciuto un diritto primario. Io sono molto ottimista e penso alla prima cosa che ho scritto: una Bella Italia.