Mamma e papà all'Università al posto dei figli. La denuncia degli Atenei

di Katia Tulipano

"Vorremmo fare ingegneria - argomenta un padre allo sportello della segreteria studenti indicando il figlio -  lei cosa ci consiglia?" ..... ma .... vorremmo chi???? (Katia Tulipano)

libri Non si tratta di una barzelletta cui sorridere, ma di un episodio che si colloca in quello che ormai è diventato un fenomeno in continua crescita che lascia attoniti ed esterrefatti.

E’ l’allarme lanciato da una mini inchiesta del Corriere della Sera che parte dalla denuncia degli atenei milanesi di una situazione che interessa sempre più da vicino gli studenti italiani: più della metà dei contatti e delle domande per l’iscrizione all’università sono portati avanti dai parenti dello studente. Madri e padri onnipresenti che accompagnano i figli in ogni fase dell’immatricolazione e ragazzi che accettano di buon grado questa fanciullezza senza fine.

Ed ecco che per i giovani che non ci sono (già in vacanza o che si riposano dopo le fatiche della maturità) pervengono i parenti, come se la scelta universitaria non li riguardasse: papà e mamme che rincasano con bustoni di fogli e depliant “acculturati” che fanno presenza, partecipano alle giornate aperte (anche alla Cattolica, sempre a Milano, segnalano un boom di presenze), si mettono in coda agli sportelli delle segreterie. Perfino i nonni telefonano e “scrivono email” per richiedere informazioni: .

Qualcuno potrebbe inorridire. Non i responsabili dell’orientamento degli atenei Milanesi secondo i quali si tratta ormai di abitudini consolidate tra i familiari delle matricole: commentano, ma non si arrendono e si armano di pazienza per pensare a strumenti capaci di limitare questa ondata di parenti che fanno da scudo ai figli e vogliono sapere tutto su voti, crediti, esami e prospettive. Alla Bocconi, per esempio, durante le giornate di orientamento (due all'anno) è previsto un incontro di un'ora e mezzo destinato esclusivamente a madri e padri in cui si spiega a chiare lettere “vi diamo tutte le informazioni necessarie e ci vediamo alla laurea!”. Estremi rimedi anche al Politecnico di Milano dove è stato abolito il libretto e la carriera universitaria può essere consultata solo on line con una password, salvo gli irriducibili parenti ovviamente,che eludono anche lo stratagemma più arguto.

Gli atenei stanno cercando correttivi per questa ormai conclamata anomalia per vari motivi. Primo fra tutti l’obbiettivo di responsabilizzare e spingere i giovani verso momenti di partecipazione attiva. Questa onnipresenza dei genitori, apprensivi oltre ogni limite, alimenta l’inerzia del mondo giovanile, procrastinando il momento in cui prenderanno in mano in mano le fila del proprio percorso, e creando il rischio che a quel punto non ne saranno più in grado. Alcuni terorizzano che i ragazzi che fanno fare tutto a mamma e papà sono poi gli stessi che non pongono domande a lezione, che lasciano scegliere ai parenti cosa è meglio studiare piuttosto che chiedersi qual è il corso di studi che fa al caso loro.

I termini coniati per descrivere questa generazione sono tanti: bamboccioni, eterni adolescenti. Come tante sono le attenuanti a loro favore. «Adesso è tutto più complicato - osserva Barbara Rosina - i percorsi universitari sono innumerevoli e nessuno dà la certezza di un posto di lavoro. I ragazzi di oggi fanno l'università con la consapevolezza di rimanere precari a lungo, se non a vita. È ovvio che i genitori si preoccupino».