La Francia vieta il Burqa. Razzismo strisciante o giusta difesa della donna?

di Anna Laudati

Le reazioni internazionali alla decisione di Sarkozy (in calo di consensi dopo le estradizioni Rom). “Vivere la repubblica a viso scoperto è una questione di dignità e di eguaglianza” dichiarano i francesi. L’UE boccia. E l’Italia? La Lega propone una legge identica. (Angelo Di Pietro)

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Quest’anno a Sarkozy va il premio “Tolleranza 2010”. Alla faccia del 1789, di Egalité Liberté & Fraternité, dell’Europa Unita e della lotta all’integralismo. Si, Sarkozy è un uomo tollerante, che smantella i campi Rom perché non si conciliano con la cultura francese, che alza la voce contro Barroso durante un pranzo diplomatico e, in ultimo, che vieta l’utilizzo del velo islamico perché “vivere la repubblica a viso scoperto è una questione di dignità e di eguaglianza”.

È infatti con queste parole che Michèle Alliot-Marie, ministro della Giustizia francese, ha giustificato la nuova legge che proibisce alle 1900 donne musulmane residenti in Francia di indossare il velo islamico integrale. Approvata ieri al senato (con 246 voti a favore ed 1 contrario), la norma vieta “la dissimulazione del volto” negli spazi pubblici e prevede per l’uomo che imporrà il burqa un anno di carcere e una multa di almeno 30mila euro, mentre per la donna che persevera nel suo utilizzo una multa di 150 euro.

È ben rassicurante, comunque, che le forze armate non possano obbligare le donne a mostrare il viso in pubblico, qualora fossero multate; ma è meno rassicurante sapere che il governo prevede sei mesi di “preparazione pedagogica”, ad anticipare l’entrata in vigore della legge; nonché un corso di educazione civica per donne islamiche “dove imparare i valori fondamentali della repubblica francese”.

Politica discriminatoria? Necessità di mantenere governabile il Paese? Di difendere l’identità patria? Concediamo il dubbio al presidente, ma intanto Sarkozy arriva oggi al vertice di Bruxelles e incassa la condanna di tutta l’Unione Europea. Viviane Reding, la responsabile Ue alla Giustizia, esordisce con: “Politiche mai viste in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale”. Parole eccessivamente dure per i diplomatici. La Merkel e Van Rompuy cercano di smorzare i toni, ma ricordando che “la Commissione rimane garante della legge europea”.

In sede internazionale, esprime il sostegno alla politica francese il premier Berlusconi, difendendo l’autorità del singolo stato nell’adottare le misure necessarie a garantire la legalità; mentre dall’Italia Fini dichiara: “Quello che ha deciso il parlamento francese credo sia non soltanto giusto, ma opportuno e doveroso in ragione di un valore che è quello della nostra carta costituzionale in relazione alla dignità della donna che non può essere sottoposta a violenze o a comportamenti indotti da gerarchie diverse da quelle della legge”.

Sulla scia del presidente della Camera, la Lega rilancia pesante e propone in Parlamento un disegno di legge che traduce integralmente la norma francese: ad oggi, all’esame della Commissione Affari Costituzionali della Camera, sono otto i testi inerenti al burqa o al niqab.

In definitiva, qual è la situazione in Italia? La legge n. 152 del 22 maggio 1975, che fa parte delle “disposizioni per la protezione dell'ordine pubblico”, vieta di coprire completamente il viso nei luoghi pubblici. È ovvio che negli anni ’70 il legislatore non avrebbe potuto immaginare tali implicazioni di carattere religioso e culturale, così oggi la legge si presenta come un testo lacunoso e di problematica applicazione. Il rischio maggiore, sulla falsa riga delle disposizioni francesi, è che la polemica appena nata diventi un mero strumento di propaganda politica, così come successo nel modenese, dove l’assessore Claudia Severi propone un’ordinanza anti-burqua pur ribadendo che “a Sassuolo nessuno ha mai visto passare una donna col velo integrale, ma la cosa è un dettaglio di poco conto”. Ergo, il problema svuotato della sua anima.

Ma torniamo al nostro incipit.È stato difficile quest’anno assegnare il premio “Tolleranza 2010”. Accanto Sarkozy, Terry Jones bruciava il Corano proprio mentre Zaia distribuiva le Bibbie nelle scuole.

Certo che, tra tutti questi testi sacri, è la tolleranza che si è andata a farsi benedire. (foto Adnkronos.com)