Giovani e lavoro: al sud under 35 scontano impatto della pandemia

di Redazione

L'istantanea scattata dal Report Svimez evidenzia che "la crisi economica e sociale seguita all'emergenza sanitaria da Covid-19 ha determinato effetti territoriali asimmetrici"

giovani lavoro

Sono le donne e i Giovani del Sud a subire l'impatto occupazionale maggiore nella crisi pandemica: -3% a fronte del -2,4% del Centro-Nord per le donne; -6,9% al Sud a fronte del -4,4% del Centro-Nord per i Giovani under 35. A dirlo sono i dati  fotografati dal Report Svimez, condotto per conto dell'ente bilaterale confederale Enbic, che ancora non tengono conto dei disoccupati "virtuali" degli attuali cassaintegrati e dei lavoratori solo ufficialmente occupati per effetto del blocco dei licenziamenti.

Nel Mezzogiorno flettono in misura piu' accentuata i dipendenti (-2,3% a fronte del -1,3% degli indipendenti), mentre nel Centro-Nord sono gli autonomi a subire il calo piu' intenso (-3,6% a fronte del -1,5% dei dipendenti). I dipendenti a termine flettono dell'11,6% nel Mezzogiorno e del 13,3% nel Centro-Nord, mentre i permanenti aumentano dello 0,4% nel Mezzogiorno e dello 0,7% nel Centro-Nord.

Gli effetti piu' marcati, si rileva nel Report Svimez, si registrano nel settore dei servizi, soprattutto nei comparti labour intensive dell'accoglienza, della ristorazione, del turismo, della cultura, del piccolo commercio, e dei trasporti, dove piu' frequente e' il ricorso il lavoro a tempo parziale o stagionale. Le attivita' del terziario sono state anche quelle che hanno fatto maggior ricorso alla Cig: sul totale delle attivita', il 16% operano nel commercio e riparazione di autoveicoli e beni personali, il 14,7% nell'ospitalita' e nel turismo, l'11,9% nelle attivita' immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese. Tra i settori piu' colpiti dall'emergenza sanitaria le attivita' legate al turismo e alla cultura. In termini di occupazione le attivita' legate al turismo e alla cultura, che registrano nell'anno una diminuzione di 187 mila occupati nel settore turistico e di 33 mila nel settore culturale; in termini percentuali si tratta di un calo pari rispettivamente dell'11,3% e del 5,2%

Circa la meta' degli occupati persi tra il 2019 e il 2020 (-456 mila persone) e' ascrivibile a questi settori. Tra il 2019 e il 2020, nel Mezzogiorno il comparto delle attivita' turistiche ha subito una flessione piu' accentuata (-12,7% a fronte del -10,7% del Centro-Nord).

I giovani under 35 che non studiano e non lavorano (NEET) nella media del 2020 sono saliti al 36,1% nel Mezzogiorno dal 35,8% nel 2019, ed al 18,6% nel Centro-Nord rispetto al 16,6% nel 2019. Tra il 2008 ed il 2020 flette l'occupazione in tutte le regioni del Mezzogiorno con picchi elevati in Calabria (-10,4%) e Sicilia (-8.9%) e relativamente bassi intorno al 3% in Campania e Basilicata. A cio' si aggiungono, nota la Svimez, difficolta' di reperimento.
Il Mezzogiorno registra un aumento relativamente piu' accentuato delle difficolta' di reperimento che passano dal 21 al 25% mentre nel Centro Nord salgono dal 28,5 al 31,5%.

La tendenza verso una maggiore qualificazione del personale emerge anche dalla crescita della percentuale di laureati richiesta dal 13 al 14%. Alla luce di questi dati, la SVIMEZ giunge alla conclusione che la crisi economica e sociale seguita all'emergenza sanitaria da Covid-19 ha determinato effetti territoriali asimmetrici, solo in parte ricomposti dalle pur incisive misure di sostegno del lavoro e delle imprese a causa delle rilevanti differente strutturali maturate tra Nord, Centro e Sud nel corso della lunga crisi 2008-2014 che hanno determinato capacita' di assorbimento e reazione allo shock di intensita' molto variabile.

In prospettiva sono tre i fronti da presidiare con specifiche misure utili a scongiurare i rischi di amplificazione delle disuguaglianze tra persone, settori e territori: lo strutturale disallineamento tra domanda di lavoro delle imprese e i livelli di competenze maturate dai giovani italiani piu' istruiti al primo ingresso nel mercato del lavoro; La graduale riduzione delle misure di sostegno a imprese e lavoratori; Le nuove forme di organizzazione del lavoro quali lo smart-working nel settore pubblico e privato.

 

(Fonte articolo: Italpress - fonte foto: Clicclavoro)