Millenials e Generazione Z: il rapporto tra i giovani e la politica in Italia
Nell'articolo d'approfondimento a cura di Ipsos, si approfondisce le principali emozioni vissute dai Millenials e la Generazione Z rispetto alla politica del nostro Paese.
Le elezioni amministrative francesi di giugno 2021 hanno lanciato un segnale preoccupante: secondo l’Institut français d'opinion publique, l’81% degli under35 si è disinteressato della campagna elettorale. Ma qual è la situazione dei rapporti tra i giovani e la politica in Italia?
Delusione, rabbia, disincanto e indignazione silente aleggiano tra i giovani del nostro Paese, legate al bisogno di una politica che torni a far sognare, che parli dei grandi temi, che alimenti l’idea di un futuro differente e migliore. Il 41-43% di ragazze e ragazzi non sa chi votare, a questo si somma una quota compresa tra il 10% e il 15% di giovani che non è mai andato a votare da quando è diventato maggiorenne e un altro 6-8% che annulla la scheda.
La Generazione Y indica la generazione dei nati tra il 1981 e la metà degli anni '90 -i cosiddetti Millenials- invece, la generazione successiva prende il nome di Generazione Z -abbreviata in Gen Z- ed è quella raggruppa tutti coloro nati negli ultimi anni '90 fino al 2012. Le due generazioni presentano caratteristiche e peculiarità distintive, ma prendendo in considerazione gli under35 italiani qual è il loro rapporto con la politica?
Almeno il 60% di chi ha un’età inferiore ai 35 anni in Italia ha un rapporto distante, distaccato, esterno, disaffezionato con la politica. I motivi di tale distacco sono rinvenibili nelle diverse opinioni che attraversano l’universo giovanile. L’86% dei Millennials e della Generazione Z è arrabbiato per le differenze sociali presenti nel Paese. Il 78% ritiene partiti e politici distanti e disinteressati ai problemi dei giovani e sempre il 78% afferma che stiamo vivendo in un periodo di grandi ingiustizie e sfruttamento. Il 72% si dice preoccupato per l’eccessivo potere delle multinazionali, mentre il 71% pensa che tutti i politici siano disonesti.
Le critiche dei giovani non si limitano soltanto alla politica, ma coinvolgono anche altri settori della società. Per il 71% gli esperti non comprendono la vita dei giovani, mentre il 58% afferma di non fidarsi di nessuno. Il 55% vede le banche come nemiche della gente e il 79% accusa gli imprenditori italiani di essere interessati solo ai profitti e poco alle persone. Non solo. Il 78% dei giovani ritiene il nostro modello economico iniquo, modellato per avvantaggiare solo ricchi e potenti. Un giudizio che conduce l’82% dei ragazzi a ipotizzare, per i prossimi anni, la crescita dello scontro tra popolo ed élite.
Nonostante i giudizi molto critici, la quota di under35 che giudica il Parlamento un organo superato si ferma al 45%, mentre l’interesse per le proposte populiste coinvolge il 44%. Infine, il 31% ritiene necessari movimenti radicali e rivoluzionari per modificare lo status quo.
Il quadro delle visioni sul Paese, sul futuro e sulle dinamiche della società mostra l’altra faccia della medaglia del mondo giovanile. Il 96% auspica un maggior impegno e sacrifici per tutelare l’ambiente e combattere i cambiamenti climatici. L’85% apprezza politici e movimenti in grado di costruire proposte dal basso e condivise. Il 75% dei giovani vuole sentir parlare di solidarietà, mentre il 67% condanna qualunque atto o atteggiamento discriminatorio o razzista. Per il 66% dei Millenniels e della Generazione Z, infine, è ora di tornare a essere più europeisti. Le fratture sociali più avvertite, quelle che dovrebbero essere al centro del programma di un partito ideale, sono:
- più lavoro sicuro e meno precariato (48%);
- più libertà e meno tasse (39%);
- più onestà e meno casta (35%);
- più attenzione all’ambiente e meno profitti (31%);
- più giovani al potere e meno gerontocrazia (30%)
(Fonte articolo/foto: Ipsos.com)