Teatro. A Roma la Mazzamauro in "Diario di un pazzo (che amava Shakespeare)"
Martedì 9 marzo 2010 presso il teatro Ghione di Roma è andato in scena Diario di un pazzo (che amava Shakespeare) di Anna Mazzamauro da Nikolaj Gogol regia di Livio Galassi (di Veronica Centamore)
Diario di un pazzo di Gogol rappresenta la discesa nella follia del mite impiegatuccio, preda di un sogno di grandezza che andrà in frantumi al risveglio nella triste realtà. Un parallelo profetico con la vita stessa di Gogol, che da scrittore volle farsi riformatore religioso sprofondando nella follia mistica. La Mazzamauro, con la sua interpretazione al teatro Ghione di Roma, ne coglie l'essenza. Si apre il sipario e davanti allo spettatore appare una Mazzamauro diversa da quella televisiva alla quale siamo abituati.
Resa celeberrima al grande pubblico dal personaggio della "Signorina Silvani", la vamp che faceva perdere la testa al Ragionier Ugo Fantozzi (interpretato da Paolo Villaggio), quella Mazzamauro lì è un'altra storia. Non è solo una brillante caratterista e attrice comica ma durante la sua carriera trentennale ha saputo distinguersi in numerosi ruoli drammatici dimostrando una notevole autoironia e soprattutto una grande intelligenza. Una scenografia fatta di lenzuoli bianchi, scarna, essenzialista. Una sedia a rotelle (che forse rappresenta l'imperfezione dell'arte come della vita) sulla quale è seduta la/il protagonista (unica/o) della rappresentazione. Vestita con un pantalone e una camicia che tanto ricorda quelle dei matti (la famigerata camicia di forza) e in testa una specie di bandana che copre i suoi capelli e la sua femminilità. Il racconto è un viaggio nella vita di un uomo frustrato. Un attoricchio (come forse direbbe Sciascia) che ha sempre cercato di arrivare a interpretare grandi ruoli, forse i più ambiti addirittura, quelli shakesperiani ma che purtroppo si trova a ricoprire sempre ruoli di poco conto pressochè simili a semplici comparse. Questa sua insoddisfazione artistica farà di lui un uomo "cattivo" nell'animo, smarrito al punto da perdere la sua identità.
L'amore per il drammaturgo inglese viene manifestato in piccoli pezzi recitati estrapolati dalla letteratura Shakespeariana. Lo spettacolo è centrato sulla vita del teatro osservata dal punto di vista dell'impresa. Di un'azienda che consta di bravi lavoratori e di altri meno bravi. Di invidie, gelosie, aspettative, paghe che non arrivano, di un impresario che esercita una sorta di mobbing nei confronti dei propri lavoratori insomma un vero e proprio ambiente lavorativo. Come quello di un impiegato qualsiasi con la differenza della dedizione/vocazione nei riguardi dell'arte "la stessa esaltante condizione di chi aspetta e generosamente si regala l'attesa del proprio avvenire" (Anna). Si parla dell'imperfezione dell'arte, del ruolo dei folli ("viva i pazzi che inventarono l'amore"). C'è molto Pirandello in questo personaggio schizzofrenico che assume diversi ruoli in un'unica sera. Da Otello a Riccardo III e altri ancora. Tutto questo in un miscuglio fatto di poesia dove si ribadisce l'importanza delle parole. Incantevole la scena in cui lei fa l'amore con la luna. Il testo della Mazzamauro nasce nel 2009 (anno del bicentenario della nascita di Gogol) per celebrare il grande scrittore e drammaturgo russo e il suo particolare legame con l'Italia. In particolare con Roma "patria della sua anima". Anna: "Dobbiamo amarli i poeti e per sempre non smetteranno mai di stupirci: la venustà delle loro parole, la leggiadria del pensiero, l'assoluta verità della vita danno levigatezza, proporzione e armonia alla rugosità del tempo, all'increspatura della loro follia. E Gogol è bellissimo. Per la semplicità dell'invenzione, per il carattere popolare che a volte regala l'animazione comica, che è sempre vittoriosa sul profondo sentimento di tristezza e sconforto" e ancora "Salvate gli attori, possono uscire di senno se quando imparano a recitare nessuno li ascolta".
Una voce profonda la sua che viene proprio dalla pancia. Una voce bellissima che intona le canzoni (di A. Piazzolla) altrettanto belle, accompagnate da due musicisti. Uno sguardo reverenziale e un coraggio unico nell'andare incontro allo spettatore seduto il platea. "Un re del palcoscenico" quella sera sulle tavole del Ghione. Una regina anzi è proprio il caso di dirlo. Ho conosciuto la Mazzamauro tre anni fa durante le prove di un mio spettacolo. Lei venne in quanto amica di un attore e ci diede quelle piccole indicazioni di regia che erano poi le cose giuste da fare. Ma una cosa ricordo con particolare simpatia. Alla gente che la chiamava Signorina Silvani lei sorrideva (mentre altri magari non apprezzano esser identificati in ruoli "popolari/televisivi" e non artisticamente elevati diciamo) questo mi ha fatto capire che lei non fa distinzioni. "Io sono stata fortunata a incontrare la Silvani, perché è un frutto grottesco, sia a livello fisico che recitativo. Non c’è bisogno, nella sua recitazione, della calma del fisico, bensì, al contrario, dell’agitazione del fisico, quindi, io non ho dovuto fare altro che credere di recitare in teatro, per dare un senso ancora più grottesco al tutto. Certe esasperazioni del personaggio sono frutto di quella che io chiamo agitazione fisica propria del teatro. In teatro, devi arrivare fino all’ultima poltrona della galleria e non puoi recitare a labbra chiuse e a occhi semiaperti, deve essere tutto spalancato… L’attore teatrale dispensa emozioni anche con la sua fisicità!"
E' versatile e camaleontica come la migliore delle attrici deve essere e soprattutto non rinnega nulla di quello che ha fatto. Insomma un artista VERO.
Inoltre dal 9 marzo è in uscita il libro dal titolo Adattiamoci! di Anna Mazzamauro. Attraverso tre adattamenti teatrali ideati dalla stessa si scoprono tre personaggi eccezionali: Anna Magnani, la Silvani e un Pazzo protagonista di un racconto di Gogol.
"I buoni attori sono capaci di adattarsi ai personaggi che interpretano, ma solo pochi riescono ad adattare i personaggi alla propria vita" (Anna) Shakespeare e Gogol avranno sorriso sornioni martedì sera o magari la pioggia su Roma era... le loro lacrime di felicità. Brava Anna, una vera prova d'attrice