Serata d'onore per un "onorevole" Placido
Il protagonista è un uomo condannato a morire, questa sua situazione che lo spinge a indagare sul mistero della vita (di Veronica Centamore)
Giovedì 25 marzo ha debuttato al teatro Ghione in Roma l'ex commissario Cattani, l'eroe antimafia, idolo di una generazione (gli anni ottanta) di ragazzi in cerca di una figura positiva con la quale identificarsi, ragazzi ormai stanchi di una realtà (quella siciliana in particolare) fatta di "Piovra" e soprusi. Ma Placido non è soltanto quello (anche se è stato proprio quel ruolo a rendergli la giusta notorietà) e infatti lo dimostra durante queste s erate. Lo spettacolo dal titolo SERATA D’ONORE passeggiando nella mia vita tra teatro e cinema rende perfettamente l'idea di una carriera poliedrica dal punto di vista artistico.
Dalle tavole del palcoscenico, snob e odorose alla più commerciale tv fino al popolare cinema con "Mery per sempre" (film per niente perbenista ma che anzi fotografa "neorealisticamente" una realtà dura e cruda) per passare a prodotti autoriali quali "Romanzo criminale" che di certo non la mandano a dire. Placido parte col classico dei classici in teatro: Pirandello, con "L'uomo dal fiore in bocca". Una scenografia fatta solo di un tavolino da bar attorno al quale stanno seduti i due attori che dialogano (con soltanto alcuni giochi di luci). Placido, inoltre, usa il testo Pirandelliano anche come mezzo di denuncia verso le istituzioni facendo una satira sui recenti avvenimenti accaduti (in Abruzzo e in Sicilia). Si parla della morte: "Vede che bel tubero violaceo? Sa come si chiama questo? Ah, un nome dolcissimo... più dolce d'una caramella: Epitelioma, si chiama. Pronunzii, sentirà che dolcezza: epitelioma... La morte, capisce? è passata. M'ha ficcato questo fiore in bocca, e m'ha detto: «Tientelo, caro: ripasserò fra otto o dieci mesi!»" Il protagonista è un uomo condannato a morire, questa sua situazione lo spinge a indagare sul mistero della vita. Tutti i particolari e le cose, insignificanti agli occhi altrui, assumono un valore e una collocazione diversa.
L'altro personaggio è un avventore del caffè della stazione, un uomo "perbene", che la monotonia e la banalità della vita quotidiana hanno reso piatto e vuoto. Riflessione sull'essenza della vita stessa. Abbattimento della quarta parete. Finito il pezzo Placido presenta il suo "collega" che altri non è che il fratello. E da lì un susseguirsi di aneddoti sulla loro vita familiare raccontata attraverso esilaranti racconti domestici. E' un altro Placido quello che emerge, un uomo più spiritoso e tenero rispetto a come solitamente appare e lo dimostra anche con l'arrivo della figlia Violante sul palco, la quale, conosciuta dai più in veste di attrice, si esibisce in alcune performance canore (durante le quali vanno in proiezione su uno schermo, che fa da sfondo, alcune immagini dei film che Placido ha interpretato in questi lunghi quarantanni di carriera). E poi ancora un susseguirsi di poesie di grandi poeti della letteratura notrana da una tenerissima "A Silvia" Leopardiana a un fiabesco D'annunzio con "La pioggia nel pineto" ma Placido raggiunge l'apice con l'indimenticabile canto dantesco in cui compaiono i protagonisti dell'amore proibito (Paolo e Francesca).
La caratteristica principale di queste quattro serate è la comparsa sulla scena di "alcuni noti amici" che intervengono per omaggiare l'attore. Tra questi il grande Al Bano il quale improvvisatosi declamatore di poesie verrà indirizzato verso la sua maggiore inclinazione. Basta un suo acuto per far saltare il pubblico dalla gioia. Determinante per lo spettacolo la presenza di Tom Sinatra (tra i chitarristi più bravi al mondo) che da accompagnatore musicale d'eccellenza contribuisce a dipingere, con i suoi sottofondi musicali, delle tele perfette di poesia ed inoltre si presta a fare da ottima spalla per l'attore. La cosa che rende più sorpresi, a parte la grande simpatia di Placido (racconta, con molto divertimento, un aneddoto accaduto in un barbiere di Napoli dove viene scambiato per Giuliano Gemma) è la generosità con la quale accoglie i suoi "amici" regalandogli tutto lo spazio possibile. E se pensiamo a quello che lui stesso ha fatto per il difficile quartiere di Tor Bella Monica di Roma con la gestione di un teatro per dar spazio e speranza a giovani "di poche speranze" allora non è necessario cercare di capirne il motivo. Placido è un artista a tutto tondo pure... nell'anima.