"UT" il viaggio, il ritmo, il canto... alle radici della nostra musica
Musicali venti provenienti dal mare (di Veronica Centamore)
Giovedì 27 maggio ha debuttato al teatro Ghione di Roma Nando Citarella e i tamburi del Vesuvio (Gabriella Aiello, Carlo Cossu, Alejandro Floridia, Lorenzo Gabriele, Gabriele Gagliarini, Riccardo Medile. Danzatori: Cristina Benitez, Stefano Fraschetti, Nathalie Leclerc, Valentina Mahira, Lavinia Mancusi) insieme all'Oriental Dance Group (Ahnais, Silvia Avitabile, Stefania Di Dio, Carlotta Mecozzi, Federica Monterumici, Amaranta Pannella, Giulia Piccone) con ospiti M° Benedetto Palombo, laboratorio percussioni popolari "Cymbalus". Nando Citarella, vanta esperienze da musicista, attore, cantante e studioso delle tradizioni popolari, teatrali e coreutico-musicali mediterranee. Un artista a tutto campo insomma.
Quello a cui si assiste, la sera di giovedì (e di venerdì) è un itinerario dell'anima attraverso la musica. Si apre il sipario e comincia il viaggio. Sulla scena un ambiente fumoso dal quale emergono delle figure di uomini che suonano gli strumenti più variegati. Si comincia recitando in spagnolo parlando del cammino di Santiago e da lì è un susseguirsi di lingue e dialetti più disparati. Alla musica fanno da cornice le splendide coreografie interpretate da donne sensuali e suadenti. Dalla danza del ventre con i ventagli si passa al Flamenco per arrivare alle maschere della commedia (grande generosità di palco viene data a queste figure femminili). I costumi stile mille e una notte contribuiscono a creare un'atmosfera da sogno. Grandi protagonisti dello spettacolo sono gli strumenti: dalle nacchere, ai ventagli fino ai tamburi. E' un continuo susseguirsi di ritmo che crea grande coinvolgimento nel pubblico in sala il quale partecipa con vero entusiasmo. Attraverso le vibrazioni strumentali e canore si portano sulla scena le tradizioni delle varie dominazioni subite dalle svariate civiltà che hanno sfiorato la nostra terra. Dall'oriente al più occidentale mondo andaluso passando ovviamente per quello arabo.
C'è tutta la migliore tradizione campana e a volte pare proprio sentire nell'aria quell'odore di terra lavica che solo in quei posti è possibile avvertire, e di tutto quel meridione a volte un pò zingaresco dovuto al miscuglio delle varie etnie che l'hanno attraversato lasciandone qualcosa. E' un mondo di contaminazione quello espresso dai tamburi di Citarella, il più bel discorso, senza parole troppo spesso retoriche, fatto sulla multietnicità del nostro Paese. Nando Citarella, durante una conferenza presso l'Università di Rio de Janeiro su "Sincretismi religiosi e Sinergie musicali" dice: "Percorrendo gli itinerari delle feste popolari, religiose e non, si possono incontrare persone provenienti da paesi diversi dal nostro (Turchia, Marocco, Senegal, Albania, India, Brasile, Cuba ecc.), le quali si integrano in quello che per loro è un esempio culturale che sembra evocare, nonostante la diversità, le proprie realtà d'origine. Non è un caso quindi che, durante le feste popolari del nostro Sud i suoni di Djembè africani o di Masar e Bendir nord africani, si mescolino agli antichi ritmi delle tammurriate e delle tarantelle". Si riesce a tenere tutti insieme, in un calderone fatto di suoni, danze e voci, tutto ciò, rende questo spettacolo un meraviglioso viaggio nel mediterraneo.
Tanti generi, tante "voci straniere" ma è il Vesuvio a farla da padrone a diventare il grande tamburo che batte il tempo e regala quel respiro musicale che crea un'atmosfera unica. Questo spettacolo è un vero e proprio studio di antropologia applicata. Una silloge di colori, emozioni e brividi diversi. Dalla collaborazione di artisti provenienti dalle realtà etniche più varie e dalla direzione di Nando Citarella è nato un linguaggio multietnico antico e moderno al tempo stesso. Che affonda nelle radici della tradizione più antica riportandola a nuovo splendore. A questo spettacolo riesce davvero difficile restare seduti su una poltrona anzi è come se la famosa quarta parete non ci fosse mai stata. Uno spettacolo-concerto da vivere possibilmente in piedi concludendo con una danza corale e perchè no magari augurale. La dimostrazione di come la musica pur riconoscendo la "diversità" ne faccia fonte di arricchimento oltre ogni barriera culturale e anzi preservi l'esistenza della stessa. Citarella a fine serata durante i ringraziamenti dice: "Grazie a questi ragazzi che portano avanti la tradizione del nostro mare". Grazie a lui, è il caso di dirlo, per ricordarci da dove veniamo.