Il libro. “Ad personam”: ecco come i potenti hanno privatizzato la democrazia

di Anna Laudati

Marco Travaglio ci racconta del sogno d’immunità della casta. (Vinicio Marchetti

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Il giornalismo in Italia non è libero. Chiunque affermi il contrario, o è totalmente all’oscuro dei fatti oppure conosce la questione fin troppo bene… ed ha puntato sul cavallo vincente. “Ad personam”, edito da Chiarelettere, è l’ultima fatica letteraria di Marco Travaglio ed ha una sola, gigantesca, lacuna: non può essere utilizzato come prova sul banco di un tribunale. Legislatura, Costituzione e democrazia accomunate per sedici anni da un prèt-à-porter “ad mafiam” e “ad castam” riservato a pochi illustrissimi potenti.

A Marco, questo lavoro, avrà fatto prudere le mani. C’era da raccontare come, improvvisamente, nel nostro paese il falso in bilancio fosse diventato legale. C’era da raccontare di come le intercettazioni stessero “terrorizzando” gli italiani. Oppure delle norme salva-Sofri e salva-Dell’Utri, dei condoni fiscali e edilizi, la parodia filo mafiosa che è stato l’indulto del centrosinistra, fino ad arrivare alle ultime opere d’arte giudiziarie come il processo breve e il legittimo impedimento. 

Ad personam rivela le regole del gioco del Parlamento. Quel tana- liberi tutti dalle proporzioni gigantesche che lascia ben poche ottimistiche speranze sul prossimo futuro.

 Le parole di Licio Gelli “Il piano di rinascita democratica? Me lo stanno copiando con la bozza boato”, in qualsiasi altro paese del mondo, avrebbero scatenato la rivolta del popolo e dei mezzi d’informazione, ma, si sa, qui siamo in Italia, nulla è come dalle altre parti. Sulle comode poltrone di raso che sorreggono le “onorevoli” natiche parlamentari si discute solo di decreti che possano salvare la faccia dei potenti, desiderosi d’immunità peggio del più famelico dei vampiri. A Montecitorio l’abuso di potere è presente più dell’aria, ed è almeno tre volte più pesante.