Il libro. “I vecchi e i giovani”, Pirandello da vita a un dissenso immortale

di Anna Laudati

L’artista di Agrigento, armato di penna insanguinata, veste i panni del più feroce dei ribelli. "Fuori delle nostre illusini non c'è più altra realtà". (Vinicio Marchetti)

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Non è facile parlare di un’opera come “I vecchi e i giovani” di Luigi Pirandello, edito da Mondadori 1973. In essa la lotta di classe viene avvolta da un caos frastornate che unifica i disegni mentali di tutte le classi sociali esistenti. Dello scrittore di Agrigento, probabilmente, l’opera più carismatica. Le pagine di questo romanzo, infatti, sono visibilmente cariche del dissenso del suo autore per il processo di unificazione che l’Italia viveva in quel periodo. Una valutazione dai contorni feroci che pare scritta da una penna ricolma di fuoco.

L’ossatura stilistica di questo romanzo descrive, in pratica, un susseguirsi di fallimenti: Quello collettivo del Risorgimento, inteso come moto globale di rigenerazione dell’Italia, dell’unità, intesa come strada da percorrere per consentire al meridione di progredire, e del socialismo, cioè la rinascita del Risorgimento stesso. A questo scenario già pesante va caricato, inoltre, il fallimento “individuale” «dei vecchi che non hanno saputo passare dagli ideali alla realtà e si trovano a essere responsabili degli scandali, della corruzione e del malgoverno dei giovani».

Una storia che Pirandello stesso ha voluto descrivere così: «Una cosa è triste, cari miei: aver capito il gioco! Dico il gioco di questo demoniaccio beffardo che ciascuno di noi ha dentro e che si spassa a rappresentarci di fuori, come realtà, ciò che poco dopo egli stesso ci scopre come una nostra illusione, deridendoci degli affanni che per essa ci siamo dati, e deridendoci anche, come avviene a me, del non averci saputo illudere, poiché fuori di queste illusioni non c'è più altra realtà...»

Dopo aver letto questa storia, rimane come una sorta di torpore nelle mani. Sembra quasi incredibile che un’opera che ha visto gli albori per la prima volta nel lontano 1913 riesca trasmettere sensazioni così attuali. Pirandello ha voluto proporre uno scritto immortale che ha saputo sfidare il peso della storia per trasportare fino ai giorni nostri una convinzione che, tuttora, appare come qualcosa di mortalmente esatto e condivisibile.