Mostra personale della videoartista Yael Bartana
di redazione
La fondazione march presenta in ottobre 2007 una mostra personale della videoartista Yael Bartana, in primis assoluta in Italia. La mostra ha il sostegno della Regione del Veneto e il patrocinio del Comune, della Provincia e dell'ambasciata d'Israele. La mostra ed il catalogo in due lingue sono curati da Gabi Scardi.
Nata
e cresciuta in
Israele, Bartana studia a New York,
poi si trasferisce
ad Amsterdam dove risiede per
alcuni anni. Oggi
vive e lavora tra Tel Aviv e
Amsterdam. Ha esposto
tra l'altro a Documenta
12, 2007; alla Biennale
di Istanbul, alla Bienal
de São Paulo, a
Manifesta 4, a New York
al P.S.1 e in molti altri
spazi internazionali.
Galleria di riferimento: Annet
Gelink di Amsterdam.
Le opere di Yael Bartana prendono avvio con la puntuale registrazione di situazioni pubbliche o semi-pubbliche: l'artista videodocumenta eventi, cerimonie, attività di gruppo come raduni sportivi, ma anche azioni militari: situazioni per lo più reali; in qualche caso verosimiglianti messe in scena. Il suo interesse tende infatti ad appuntarsi su momenti di aggregazione, sui rituali più ordinari e quotidiani o su quelli eccezionali legati a ricorrenze, celebrazioni e momenti di festa, e ha origine nella constatazione che ogni gruppo, ogni società tende a convogliare i comportamenti individuali e a trasformarli in esperienze collettive tese alla formazione di un'identità culturale e nazionale.
Le contraddizioni della società attuale, la tendenza al mascheramento, i meccanismi di appartenenza e di esclusione, e in particolare una quotidianità fatta di tensioni e violenze talvolta esplicite ed esplosive, talaltra latenti, emergono così nelle sue opere nel nome di uno sguardo da antropologa, capace di combinare partecipazione e distanza critica.
l processo di postproduzione
rappresenta
per Bartana una sorta di filtro: l'artista
opera
infatti un annullamento di ogni aspetto aneddotico
e tende a dilatare ritmi e gesti; nel modo di
concatenare
le immagini e nel sempre curatissimo
accompagnamento
sonoro i rituali e le situazioni
collettive documentati
subiscono un'alterazione
trasformandosi in stranianti
performance dal carattere
di volta in volta enigmatico,
ironico, addirittura
caustico, comunque capaci di
suscitare un senso
d'interrogazione e di toccare
i nervi scoperti
della contemporaneità.
Presenti
in
fondazione march: Wild Seeds, 2005 sullo
sfondo di un paesaggio semidesertico Bartana riprende
un groviglio inestricabile di corpi avvinghiati
in una lotta che è gioco e violenza, attrazione
e tensione. Si tratta di una sorta di azione rituale,
un gioco inventato da alcuni ragazzi israeliani,
chiamato "Evacuazione della colonia di Gilad",
ma
l'azione risultò poi aver anticipato di poco
i momenti
più cruenti della lotta che contrappose
i residenti
di alcune colonie della strisca di
Gaza e i soldati
israeliani incaricati di far
evacuare l'area. il
tragico rapporto tra popoli
simili ma diversi, comunque
vicini per origine
e per destino diventa una grande,
drammatica metaforta
universale. Questa lotta tra
amici, che assume
confini sfumati, ci rimanda al
pensiero di una
violenza presente in ogni atto quotidiano
e alla
facilità con cui oggi le relazioni interpersonali
sfociano in aggressività.
Low Relief
II, 2004
Bartana combina frammenti di scene
tratte da diverse manifestazioni a cui, sotto
il
controllo dei soldati, partecipano insieme
dimostranti
israeliani e palestinesi. Vi si alternano,
in modo
apparentemente casuale, gesti disinvolti
e spontanei
e azioni codificate. Le immagini sono
trattate in
modo da assumere l'aspetto e l'uniforme
colorazione
grigia dei bassorilievi. Il ritmo
dell'azione è
rallentato. Un basso rilievo in
movimento. Una tecnica
antica per raccontare una
storia contemporanea che
togliere la connotazione
troppo specifica dell'evento
e narra di storie
di violenza tra gente comune e
polizia che ognuno
di noi vive nella propria città
e quotidianità.
Profile, 2000
Sono
giovani
militari i protagonisti di Profile: soldatesse
di
leva allineate mentre provano i loro primi tiri
di arma da fuoco. Lo sguardo di Bartana, altrettanto
concentrato quanto quello delle soldatesse, inquadra
primi piani: visi tesi, mani, dita pronte a premere
il grilletto, cuffie insonorizzanti che riparano
i timpani delle tiratrici dall'effetto sonoro
del
colpo e al contempo le isolano dal contesto.
L'obiettivo
non è visibile. Si notano invece la
conformità delle
divise verde caki e la diversità
dei profili, il
contrasto tra convenzioni condivise
ed elementi
contingenti, tra segni distintivi
individuali e
la tensione della prova collettiva
fortemente codificata:
una sorta di rito di passaggio
a maggior ragione
determinante in virtù del ruolo
dei soldati di leva.
Allo spettatore Bartana offre
cuffie come quelle
delle soldatesse affinché nulla
lo distragga delle
immagini; tutto contribuisce
alla possibilità di
identificarsi in questa esperienza
collettiva intensa,
ma raffreddata da ogni risvolto
cruento.
Presente
alla sala Fronte
del Porto del cinema Porto Astra: Summer
Camp, 2007
L'opera, presentata
nell'ambito
dell'ultima Documenta, è nata dalla
ripresa di
un Campo Estivo dell'ICAHD, organizzazione
di
volontari israeliani, palestinesi e di altre
nazionalità
che si dedicano alla ricostruzione a
scopo dimostrativo
di case palestinesi abbattute
per ordine del governo
israeliano. Mentre le immagini
hanno un sobrio
carattere documentario, il sonoro
ha un carattere
filmico ed esprime un energico ed
ottimistico
crescendo; l'incongruità tra queste
due componenti
del video genera l'effetto di un
ironico paradosso.
Lo sguardo ironico di Bartana
costituisce in sé
una presa di distanza dalla storiografia
ufficiale
e da ogni retorica.
Segue una rassegna video del lavoro dell'artista: Summer Camp, A Declaration, Kings of the Hill, When Adar Enters, You Could Be Lucky, Wild Seeds, Low Relief II, Profile, Tuning, Trembling Time. Project room: insieme alla personale di Bartana, la fondazione march prevede una project room dell'artista new yorkese Jordan Wolfson. Nasce a New york nel 1980, vive tra Berlino e New York. Ha esposto alla Tate Modern, alla Whitney Biennial, Whitney Museum of American Art, New York, al Musée d'Art moderne de la Ville de Paris/ARC, Paris, GAMec di Bergamo e in molti altri spazi di rilievo internazionale. La project room prevede un'installazione sonora all'esterno alla fondazione. Galleria di riferimento: T293 di Napoli e Galleria Johann König di Berlino