The tree of life: il libro di Giobbe

di Gianluca Salluzzo

Sulle note del “Funeral Cantiche” del compositore inglese John Tavener, Terence Malick introduce il pubblico all’interno di un viaggio visuale, interrogandosi sul senso della sofferenza umana. Il regista attraverso un fraseggio frammentato e spezzettato racconta il dolore, provocato dalla perdita del figlio, di una famiglia degli anni 50 di una cittadina provinciale del Texas. (Gianluca Salluzzo)

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“The tree of life” è una rappresentazione pittorica del libro di Giobbe, nel quale Dio illumina sul suo disegno divino il patriarca idumeo, rassegnato dalla malattia e dalla morte dei figli. Il regista, analogamente, tenta di spiegare il significato ultimo della vita, dipingendo sullo schermo con pennellate da pittore impressionista, e catturando la disperazione e il pianto della madre (Jessica Chastain), la quale si chiede, come Giobbe, la ragione del suo patire.

Terence Malick, tra squarci di paesaggio, albe spaziale, deserti, lave incandescenti, scenari primordiali, corsi d’acqua ed eruzioni solari, ritrae la grandiosità della natura parafrasando le parole del creatore nel libro sapienziale, cercando di coglierne il piano. Nelle immagini accompagnate dalla musica di Zbigniew Preisner, “Lacrimosa”, c’è un senso della luce e della cromaticità dei colori che conferisce al film una dimensione pittorica.

Cosi come ripercorre la narrazione della creazione dell’universo, giungendo fino alla preistoria abitata dai dinosauri, allo stesso modo ricalca i primi passi della famiglia dalla sua formazione: il parto, i primi passi del figlio, la scoperta del mondo, la nascita di altri due bambini.

Procedendo attraverso una narrazione disarticolata e utilizzando dei dialoghi minimalisti e asciutti conduce gli spettatori nella memoria di Jack (Sean Penn), il fratello maggiore, tuffandolo nei ricordi dell’infanzia riscoprendo le sue origini e il percorso che l’ha condotto all’età adulta in un continuo dialogo interiore.

La musica sinfonica, i rumori e i suoni della natura donano alla pellicola un tono drammatico e tragico accentuato dai silenzi e l’incisività delle poche parole pronunciate nei discorsi dai protagonisti.

Il regista è abile nel riuscire a raccontare la storia cogliendo le interpretazioni attoriali attraverso l’utilizzo della camera a mano e continui tagli e salti del montaggio. Si nota il padre, il signor O’Brien (Brad Pitt), severo, violento, intransigente e frustrato insegnare, o forse imporre, ai figli il suo modo di stare al mondo e la madre eterea, impalpabile e fluttuante bagnarsi i piedi con l’acqua nel giardino di casa, aiutare delle persone emarginate dalla vita e coccolare amorevolmente i propri figli.

Malick si serve della voce fuori campo della madre come didascalia. La sentiamo all’inizio del film quando espone i due possibili sentieri da percorrere nella vita, la via della natura e la via della grazia, e la ascoltiamo ancora nel finale quando la donna invita l’umanità ad amare, a fare del bene, a meravigliarsi e a sperare.

“The tree of life” scorre come un fiume fino all’epilogo trasportando Jack su una spiaggia, sospesa nel tempo, nella quale si ritrova con tutte le persone della sua vita e in questo spazio visionario avviene la riconciliazione con la figura paterna e il ricongiungimento del fratello defunto con la sua famiglia. Trascinati dal Requiem “Grande messe des morts”, Op.5 di Hector Berlioz, Terence Malick pronuncia, attraverso la voce della signora O’ Brien, la sua risposta al dolore dell’uomo: affidarsi a Dio!

Guarda il trailer del film: