Gelmini: "La qualità della scuola non dipende dai soldi investiti ma dal progetto educativo"

di Anna Laudati

«Se dipendesse solo dalle risorse la nostra sarebbe la miglior scuola d’Europa. Ma la qualità della scuola non dipende dai soldi investiti ma dal progetto educativo» ha detto la ministro Gelmini che ha anche ribadito come «le scuole non statali ottengono risultati migliori spendendo meno» (di Gianfranco Mingione)

gelmini.jpgHa esordito così il ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini al  meeting di Rimini nel corso del dibattito con Mariapia Garavaglia, membro della Commissione Istruzione Pubblica e Beni culturali del Senato nonché ministro ombra all’Istruzione.  Di questo si discuteva a fine agosto ed ecco che con un colpo di mano a pochi giorni dall’inizio delle attività scolastiche 2008/2009 il decreto legge sulla scuola (1/9/2008 n.137), firmato Gelmini, approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 28 agosto è stato pubblicato il 2 settembre sulla Gazzetta ufficiale. Nel testo ci sono tutte le novità adottate, dalla bocciatura con il 5 in condotta al ritorno del maestro unico, entro il 2009.

Ma come sono state accolte le nuove iniziative intraprese dal Ministro?

Partiamo con la reintroduzione del voto di condotta. Il ritorno in auge del vecchio voto disciplinare è stato fortemente voluto per arginare e contrastare fenomeni sempre più diffusi fra gli studenti come ad esempio quello del bullismo. Su tale punto, l'opinione pubblica e le varie organizzazioni (di genitori in primis), hanno ben accolto tale iniziativa di contrasto al dilangante e diseducativo fenomeno del bullismo. Ma al riguardo bisogna riportare il commento non positivo del Partito Democratico, che, ad esempio, parla di un ritorno, in senso negativo, alla scuola degli anni '50 per riformare la scuola italiana.

A far discutere un po' tutto il mondo associativo e organizzativo scolastico è anche la “restaurazione” della figura del maestro unico nella scuola primaria. “No al maestro unico”, questo il titolo della raccolta firme lanciata dal Cesp – Centro studi per la scuola pubblica – che ha già pubblicato attraverso il suo sito web la raccolta firme contro tale iniziativa. Il Centro studi punta soprattutto a mettere in luce, con relativa pubblicazione sul sito, i tagli al personale docente che scatterebbero con tale riforma. Ben 83.114 maestri e maestre che, secondo il Cesp, perderebbero il loro posto da insegnanti.

A sua detta, il Ministro Gelmini, affrontando il motivo di tale reintroduzione, afferma che "esiste la necessità che i bambini abbiano nel maestro unico un punto di riferimento".  Anche se, come riportato su alcuni giornali, dietro tale piano ci sia la mano del Minsitro Tremonti, che con tale nuova ripartizione potrebbe risparmiare sui costi derivanti dai tagli del numero del eprsonale docente, oltre che dall'accorpamento di molte scuole nei piccoli centri.

Ma anche il ritorno del grembiule, seppur facoltativo e a discrezione dei dirigenti scolastici, sta suscitando cori di proteste fra i consumatori. Reintrodotto dal Ministro con la volontà di arginare la competizione dei capi d'abbigliamento fra i ragazzi - della serie fermare la gara del “chi veste e soprattutto spende di più e meglio, o segue la moda” - il provvidemento ha suscitato la reazione negativa dell'Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori per i prezzi troppo elevati dei grembiuli. Le associazioni di categoria dei consumatori lanciano quindi un monito chiaro: sospendere l'introduzione del grembiule finchè i prezzi non si abbasseranno.

Immediate anche le reazioni degli editori sull’impegno l'impegno ad adottare i libri di testo pubblicati da editori che abbiano mantenuto invariato il contenuto del quinquennio: “Non siamo stati consultati”. «Senza nessuna consultazione del settore – ha dichiarato  il Presidente Greco, del Gruppo Editoria scolastica dell'Associazione Italiana Editori (Aie)  - il Ministro Gelmini ha deciso di bloccare per 5 anni le adozioni dei libri di testo, ignorando i costi sociali altissimi che ne deriveranno. Se ne assume ogni responsabilità».

Infine, per combattere la presunta noia che deriverebbe dall'insegnamento dell'Eucazione civica sui banchi di scuola, l'Osservatorio sui diritti dei minori “City Angels” propone al Ministro della Pubblica Istruzione di sostiutire tale disciplina con un'ora di volontariato. Una proposta interessante che potrebbe essere accolta con favore anche se risulta un po' difficile e controproducente eliminare l'insegnamento di valori comuni e parole principi come rispetto del prossimo, della Carta costituzionale, della legge e del bene comune, previste dalla materia Educazione civica.

In Italia si sa che ogni nuova iniziativa crea sempre l'occasione per aprire dibattiti, tavole rotonde, seminari critici e quant'altro la democrazia preveda in tal senso. Non che sia un male, ma forse nel nostro Paese si tende a dilungare tali fasi e a dimenticarsi, sovente, il bene pubblico e l'oggetto primario delle discussioni. Si spera che ai giovani siano date le giuste opportunità grazie anche ad una scuola riformata in maniera chiara, semplice e soprattutto efficace.

Come giustamente affermato sul giornale “Il Riformista”, in un articolo pubblicato il 29 agosto 2008, “vorremmo una sola garanzia: che sia l'ultima volta, che fra cinque anni gli studenti non si vedano cambiare di nuovo le regole in corso d'opera”. Seguendo un vecchio adagio si potrebbe dire “fatti, non parole”.