Università a numero chiuso: polemiche e poche proposte

di Anna Laudati

 

La Confederazione degli Studenti lancia una raccolta di firme per l’abolizione del numero chiuso nelle facoltà di Medicina e chirurgia (di Francesco Enrico Gentile)  

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La prima, quest’anno, a inaugurare la serie di dichiarazioni e proclami contro il famigerato numero chiuso è addirittura il neo-ministro dell’Istruzione e dell’ Università Mariastella Gelmini. Il vulcanico responsabile del dicastero di Viale Trastevere spara a zero contro i test definendoli  troppo nozionistici, inadatti a misurare le reali capacità degli studenti e rilancia quindi la volontà di rivedere il sistema di selezione. Una buona notizia per gli studenti “futuri” ma quasi una beffa per i circa  200mila  ragazzi e ragazze che il 3 settembre scorso si sono cimentati, non senza difficoltà, con i quiz di accesso alle sei facoltà a numero chiuso nazionale contendendosi poco più di 57mila posti.

Una lotteria quindi, che rischia sempre più di definire alcune facoltà come riserve inaccessibili ai più. Anche quest’anno non sono mancate le proteste soprattutto proveniente dal mondo dell’associazionismo studentesco, che non brilla certo di fantasia e intraprendenza.

 

I primi a rilanciare l’abolizione del numero chiuso è l’Unione degli Universitari che in  una nota diffusa alla vigilia delle prove bolla le selezioni come incostituzionali, contrarie all’art. 34 della Costituzione. Secondo gli studenti della CGIL, "numero chiuso altro non è che un modo per sopperire alle carenze strutturali dell'Università italiana, da decenni penalizzata sul piano degli investimenti".

 

Una posizione già espressa in passato che sembra però non fornire risposte alla necessità, comunque esistente, di riqualificare la didattica e la vivibilità di facoltà particolarmente “affollate”. Lo stesso limite si ravvede  nelle posizioni e nelle attività messe in campo, in questi giorni, dalla Confederazione degli Studenti.

 

 “Abbiamo lanciato una raccolta di firme - racconta Rosario Pugliese-  per l’abolizione del numero chiuso nelle facoltà di Medicina e chirurgia. Non si capisce perché  ci siano queste preclusioni visto che la professione medica è universale e con la laurea conseguita in Italia si può lavorare anche in altre nazioni.”

Insomma, secondo la Confederazione il numero chiuso rimette in discussione il carattere universale dell’istruzione, inteso come diritto e opportunità.Una discussione, quella sulle facoltà con accesso limitato, che investe da anni tutti i differenti settori del mondo accademico ma che stenta a trovare luoghi e capacità di proporre soluzioni alternative.