Libri. “Brigante se more”, Eugenio Bennato impagina la storia dei partigiani del sud

di Vinicio Marchetti

Il fine cantautore napoletano, con il suo libro, intende mettere a tacere quanto la storia ha tramandato sui “briganti”. (Vinicio Marchetti)

eugenio_bennato_brigante_se_more L’opera del cantautore partenopeo, Eugenio Bennato, con forza e rabbia degne del più truce Ninco Nanco, trasforma in una risma di carta tutte quelle emozioni che, dal lontano 1979, vengono donate dalla ballata “Brigante se more”, scritta con Carlo D’Angiò. Questa canzone, con sorprendente rapidità, s’è guadagnata l’appellativo di “Inno dei Briganti”. Un termine che, concretamente, appare inopportuno.

Ecco le dichiarazioni che Eugenio Bennato ha rilasciato a mezzo stampa:

“Ormai ad ogni concerto aumentano i giovani. E quando attacchiamo “Brigante se more” sono tutti a cantare: è un trionfo!”

Il cantautore, poi, ha così continuato:

“Questo libro racconta la storia di una sigla commissionatami nel 1979 da Anton Giulio Majano per lo sceneggiato RAI “L’eredità della priora”e diventata un inno del Sud che non ci sta…
Ma la cosa più interessante è il modo in cui si è diffusa, il tramandato orale in una sorta di passaparola che si è allargato a macchia d’olio in maniera incontrollabile! Ma come si può pensare che io possa scrivere cose del genere? Significa non aver capito niente neanche di quello che si sta dicendo. A Crocco e a Ninco Nanco certamente non gliene frega niente dei Savoia che combattono, ma altrettanto vale per i Borbone: è la terra, è il senso della ribellione che parte dal nostro Sud ma vale per tutti i Sud del mondo. Per la strofa finale, poi, vabbe’…quando mai si è sentito che una preghiera si “mena”? E’ una jastemma che si “mena”, ‘na jastemma contro una falsa libertà promessa e mai realizzata!
Divertente è, invece, la voce secondo la quale si tratterebbe di una vecchia canzone che io e D’Angiò avremmo scovato da qualche parte…”.

Belle ed emozionanti, le parole di Brigante se more, a distanza di tanti anni, risuonano ancora come un inno alla rivoluzione. Un inno che, mai come oggi, andrebbe ascoltato migliaia di volte.