Harvey Milk. Sean Penn eroe contro i pregiudizi
Gus Van Sant mostra al grande pubblico la vicenda umana e politica del primo consigliere apertamente gay della storia d’America. “MILK”, uscito nella sale cinematografiche italiane il 23 gennaio scorso, ripercorre le tappe della lotta per i diritti civili degli omosessuali condotta da Harvey Milk negli anni ’70 (di Ivana Vacca)
Le prime scene hanno un placido gusto intimista che rievoca le traiettorie di alcuni precedenti lavori del regista, come Mala Noche (1985) e Belli e Dannati (1991), sempre a sfondo omosessuale. Come leitmotiv ed espediente narrativo viene utilizzata una registrazione, realmente esistente, che Milk realizzò per lasciare una testimonianza della sua attività e per paura di una imminente ritorsione.
Il racconto parte dall’incontro con il suo grande amore Scott Smith (James Franco). Il primo bacio tra i due, viene mostrato subito, quasi a voler indurre subito lo spettatore ad abbandonare qualsiasi pregiudizio morale. Si trasferiscono insieme a San Francisco, centro propulsore della cultura alternativa, dei movimenti letterari e politici della Beat Generation e della Summer of Love del 1967, capitale degli Hippy e degli oppositori alla guerra del Vietnam.
Ma in California imperversa anche un conservatorismo ortodosso chiuso alle innovazioni e all’integrazione del diverso, ostile a qualsiasi atteggiamento ipoteticamente teso a minare l’unità familiare e il buon costume. Harvey e Scott aprono un negozio di macchine fotografiche, il Castro Camera, nel quartiere popolare di Castro, che diventa un punto di riferimento per tutta la comunità gay americana, all'epoca apertamente perseguitata, molestata e additata come prodotto della più pericolosa e malata depravazione.
“Se conosceranno almeno uno di noi non potranno dire che siamo malati” dice ai suoi amici. “Mi chiamo Harvey Milk e sono qui per reclutarvi tutti”: così apre sempre i suoi discorsi e da “sindaco di Castro", carismatico e tenace, pur perdendo più volte le elezioni, riesce, nel 1977, ad essere eletto nel "board of supervisors". Contrasta l’integralismo religioso e l’attuazione della “Proposition 6“, difendendo i cittadini dai licenziamenti per orientamento sessuale. La proposta ricorda l’attuale “Proposition 8″, che il 4 novembre scorso ha tolto il diritto di unirsi in matrimonio ai gay di California.
Ma l’America si mostra essere ancora vittima dell’oscurantismo puritano e il percorso di Harvey Milk si interrompe tragicamente il 27 novembre 1978 quando viene assassinato, insieme al sindaco di Frisco, George Moscone, dall’ex consigliere comunale Dan White (Josh Brolin), che agisce per invidia e omofobia.
Non poteva esserci scelta migliore. La sceneggiatura, pungente e agevole è firmata Dustin Lance Black.
La retorica trova spazio unicamente nella scena della fiaccolata finale, quando tutta la comunità si riunisce per conferire l’ultimo omaggio a chi aveva fortemente creduto all’uguaglianza degli uomini e lottato per dare alle minoranze la speranza necessaria per guardare al futuro.
Dopo l’attività svolta da Harvey Milk, il movimento omosessuale in America ha acquistato nuovo vigore passando da una piccola realtà semiclandestina ad una forte organizzazione consapevole dei propri diritti, e, se la sua vicenda umana è stata fino ad ora sconosciuta al grande pubblico, i gay di tutto il mondo non possono dimenticare la scritta commemorativa della Harvey Milk Plaza di San Francisco che dice: “Se un proiettile dovesse entrarmi nel cervello, allora possa anche distruggere tutte le porte dietro le quali si nasconde”.