Benigni al Festiva di Sanremo: Ridere dicere verum

di Anna Laudati

“La commedia e la satira, spargendo il ridicolo sui vizi e sui difetti umani, sono un importante apporto per la riforma dei costumi” (Jean De Santeuil). Dire la verità scherzando (di Veronica Centamore

sanremo1.jpg“Voglio essere allegro. Non voglio parlare di cose serie. Berlusconi!!!”. Non poteva che cominciare in questo modo il comico toscanACCIO per eccellenza. Ancora una volta Roberto Benigni irrompe sul palco dell’Ariston. Da presentatore nello scandaloso Sanremo anni 80 insieme a Olimpia Carlisi (dove praticarono il bacio più lungo della storia della tv) a declamatore dei versi Danteschi. Chissà cosa s’inventerà stavolta?

La sua apparizione, come ormai da consuetudine per quel che lo riguarda è stata preceduta dall’ennesima polemica, stavolta riguardande il suo cache oltre che la richiesta fatta dall’attore alla Rai riguardo l’attribuzione dei diritti delle sua passate trasmissioni televisive ma questo diventa secondario, il pubblico vuole vedere cosa Roberto dirà stavolta. Benigni inizia parlando di attualità politica richiamando costantemente il suo tarlo di sempre: Silvio!

“Quando uno passa dall’Ariston pensa: Come vorrei entrare là dentro da protagonista. Come dice Berlusconi passando dal Quirinale” poi parla delle recenti elezioni avvenute in Sardegna: “A Berlusconi non gli interessa la Sardegna ma la Corsica anzi Ajaccio dove c’ha tutti i suoi parenti… da Napoleone. Come Napoleone che metteva tutti i suoi parenti addirittura Cappellacci (pres. della regione Sardegna) figlio del suo commercialista, visto che gli sono finiti i parenti. Ma non voglio parlà di Berlusconi”. Poi passa ai cantanti e comincia da Mina (che ha aperto il festival con un suo video messaggio musicale) “Mina manda solo filmati come Bin Laden … non si è fatta più vedere ed è diventata un mito. Silvio… m’è venuta n’idea. Te devi sparì! .. devi andare lontano. Più lontano vai e più mito sei, magari con Apicella scrivi una canzone e ogni tanto la mandi, come Mina".

Ma ce n’è per tutti, Roberto non risparmia neppure sua la sinistra: “La sinistra non mi da più il tempo. Stavo scrivendo una cosa su Prodi e paff  cade il Governo” poi rivolto a Veltroni "Tirati su, Walter. Ti trovo lo slogan per la prossima campagna elettorale: rialzati, Walter ("Rialzati Italia" era lo slogan del Pdl, ndr), che vuoi che sia la Sardegna, c'è Montecristo, c'è Capraia, ci sono le Eolie..." e poi, ancora Mastella, Alfano, non risparmia proprio nessuno neanche i partecipanti alla gara sanremese.  "Ti voglio senza sesso, ti voglio senza amore. Fammi quello che ti pare però non finire presto (sono parole del testo della cantante in gara Iva Zanicchi).

Quando ho letto sto testo ho pensato a mì madre” il poeta dice questo per sottolineare come sono cambiati i tempi “Modugno non potrebbe più cantare Volare ma Trombare oppure all’alba… Tromberòòòòò” ritorna sull’attualità “Gli italiani parlano di certezza della pena mentre vorrebbero la certezza della cena. A Napoli vorrebbero indietro la spazzatura. Almeno si mangiava”.

Poi, Roberto, cambia registro, proprio com’è nel suo stile fare, negli ultimi anni. Dal profano al sacro come verrebbe da dire. “Un saluto d’amore a tutto questo paese” intraprende la polemica sugli omosessuali, che tanto ha fatto parlare nelle interviste pre-Sanremo a causa del testo di una canzone in gara (Luca era gay di Povia) che narra la stroria di un omosessuale diventato etero. “Non sono fuori dal piano di Dio (parlando dell’omosessualità) di peccato non c’è che la stupidità. Gli omosessuali sono stati torturati nei campi di concentramento perché amavano.

E’ talmente incredibile la rozzezza (rif a come oggi si parla di omosessualità) sono persone che si amano, non è che per colpa loro finisce la razza, come dice qualcuno.  Nella storia dell'umanità, continua, ci hanno fatto dei doni enormi, ed è il sentimento dell'amore che caratterizza gli omosessuali. E quando c'è l'amore tutto diventa grande. Nemmeno la fede rassicura, l'unica cosa che rassicura è l'amore". Poi Benigni ricorda Oscar Wilde, "messo ai lavori forzati per la sua omosessualità. In prigione ha scritto una lettera alla persona per la quale era stato condannato". La lettera, Benigni la legge tutta, a memoria, d’un fiato.

Se il fato ci sarà avverso, coloro che non sanno cos'è l'amore scriveranno, lo so, che ho avuto una cattiva influenza sulla
tua vita. Se ciò avverrà, tu scriverai, tu dirai a tua volta che non è vero. Il nostro amore è sempre stato bello e nobile, e se io sono stato il bersaglio di una terribile tragedia, è perchè la natura di quell' amore non è stata compresa.

Poi lascia il teatro, ed è standing ovation. Pubblicità. Alla ripresa della trasmissione Bonolis dirà: “Benigni ci rende orgogliosi di essere italiani”e l’inquadratura passa al presidente dell’Arcigay che, presente in sala, applaude entusiasta.

Questo è l’ultimo Benigni… un giullare del popolo e per il popolo, che sa parlare anche dell’amore cortese con infinta grazia e sublime bellezza di versi. Peccato per coloro che si aspettavano le solite palpatine da “Piccolo diavolo”. Chissà quante risate miste a commozione, il suo amico Enzo Biagi, si sarà fatto l’altra sera, da qualche angolo del Paradiso.