Fortapàsc. Vita di un giovane giornalista, Siani, morto per "camorra"

di Anna Laudati

Ad accogliere Fortapàsc nella spettacolare sala del San Carlo è stato un lunghissimo e commosso applauso tutto napoletano (di Giuseppina Ascione

fortapasc.jpg"Un emozione così l'ho provata solo a Palermo quando presentai 'Mery per sempre'. E' il mio primo film che mio padre Dino non ha visto. E mi dispiace" – ha commentato il regista il giorno dopo l’anteprima nazionale del film su Siani al teatro di Napoli il 17 marzo scorso. Marco Risi racconta Giancarlo Siani. Fortapàsc è il titolo del film che dal prossimo venerdì 20 marzo verrà proiettato in tutte le sale campane e dopo una settimana in quelle nazionali.

Il film racconta gli ultimi quattro mesi di vita di Giancarlo Siani, corrispondente da Torre Annunziata de Il Mattino che nel 1985, a soli 25 anni, perse la vita in un agguato di camorra. Ma la particolarità di questo film sta nel racconto dell'uomo Giancarlo Siani, del ragazzo innamorato che divideva la sua vita tra il lavoro e l'amore per Daniela, la sua fidanzata. Giancarlo era un giovane giornalista, alle prime armi, che era stato mandato nella redazione di Torre Annunziata del giornale napoletano. Era un ragazzo che veniva dal Vomero e che di camorra ne sapeva ben poco, ma che da grande voleva diventare un giornalista, un bravo giornalista, e per questo attraverso lo studio delle fonti, la ricerca  minuziosa riuscì a capire quel difficile e pericoloso mondo del malafarre locale, a quei tempi gestito dal sanguinario boss Valentino Gionta.

Un nome che molti avevano paura solo a pronunciare e che invece Giancarlo scriveva nero su bianco in ogni suo articolo. Era proprio questo che infastidiva i boss della zona ed è per questo che Giancarlo fu freddato nella sua auto, l'amata  Citröen Mehari, da due individui in moto (l'auto, di colore verde, di proprietà del giornalista, è stata ritrovata dallo staff che ha lavorato al film e ed è stata usata in alcune scene). Molti anni dopo la magistratura ha individuato gli esecutori e i mandanti nei camorristi di Torre Annunziata a cui non piacevano le corrispondenze che Siani inviava da lì. Ma forse c’è di più: «Non si hanno prove definitive - rivela Risi che ha scritto il film insieme a Jim Carrington e Andrea Purgatori - ma c’è una lettera in cui scriveva che aveva in mano cose molto interessanti da pubblicare, magari in un libro. Forse si riferiva al voto di scambio...». Pare, infatti, che Siani stesse lavorando ad un libro sulla camorra la cui pubblicazione fu probabilmente bloccata dagli esponenti del clan Gionta.

Se queste ipotesi fossero fondate, quindi, già ventiquattro anni fa, molto prima di Gomorra e di Roberto Saviano, avremmo saputo come la camorra agisce ed opera sul territorio campano. Un film a metà strada tra il racconto drammatico e la commedia d'amore che racconta da vicino i sogni, le speranze e il lavoro  di un giovane uomo che ogni giorno si misurava con il mestiere di cronista e con la voglia di raccontare la verità, anche se scomoda. Il progetto di questo film nasce circa sette anni fa, a seguito della produzione di un cortometraggio sul giornalista ucciso, ma solo negli ultimi anni Risi ha iniziato a lavorarci da vicino. Pur seguendo l'onda del successo di Gomorra, si tratta di due film molto diversi, come spiega il regista: «L'idea di Fortapàsc nasce sette anni fa quando Gomorra non esisteva. L’andamento dei due film è completamente diverso. Gomorra, che ho amato tantissimo, è rapsodico, racconta tante storie, è durissimo, un reportage di guerra in cui tutto appare disperato. Il mio film invece è più classico, ci soffermiamo sul protagonista e nonostante il finale tragico e violento, nell’ultimo sguardo di Siani appare un sorriso, uno slancio di speranza».

Ricordare la figura e la persona di Giancarlo Siani è utile non solo perché ci troviamo di fronte a una delle vittime di camorra, ma anche perché ci porta a riflettere su un reale esempio di cittadinanza attiva e di lotta alla criminalità organizzata attraverso il lavoro quotidiano. Giancarlo, esercitando la sua professione di giornalista, così come lui la concepiva, ci ha lasciato l'esempio di un giovane che attraverso il pedissequo studio delle fonti ha voluto portare alla luce il malaffare locale. I giovani che oggi sentono di doversi mettere in gioco in prima persona per combattere la camorra e per contribuire a un'educazione alla legalità, non possono dimenticare Giancarlo Siani, soprattutto se questi stessi giovani sognano o aspirano a diventare giornalisti e vedono nella comunicazione la prima forma di ribellione e di contrasto all'omertà mafiosa.