“Liberi tutti, libere tutte”. In testa al corteo le famiglie arcobaleno (di
Monica Scotti)
“Tre, due, uno…Pride!” Il conto alla rovescia parte alle 17.00, un po’ in ritardo, dal carro in testa al corteo fermo in piazza Bellini, a Napoli. L’euforia sale, senza un perché. E’ una festa di sorrisi questo 30 maggio 2009. A quasi tredici anni di distanza dall’ultimo Gay Pride tornano per le strade della città partenopea lesbiche, gay, bisessuali, trans: un corteo pacifico che fa dello slogan “Liberi tutti, libere tutte” la sua bandiera, colorata anche quella.
E’ il Napoli Pride, manifestazione voluta con forza dalle associazioni lgbt che operano in città (Arcilesbica Napoli – I Ken – Arcigay) per ribadire la voglia di legittimazione, diritti e riconoscimenti di uomini e donne che si sentono normali nella loro “meravigliosa differenza”, che lottano, amano e chiedono rispetto per quell’amore ancora senza patria che si portano dentro. Tre carri, una strada (via Roma) solo parzialmente chiusa al traffico, tantissimi palloncini, musica a volontà, pochi costumi eccentrici, almeno un migliaio di partecipanti: questi i numeri di una sfilata composta e allegra che da piazza Bellini è arrivata fino a piazza del Gesù passando per piazza Matteotti (tre luoghi scelti non a caso dagli organizzatori perché simbolo di libertà e antifascismo). A passeggiare, ballare, cantare e raccontare in strada c’erano tantissimi giovani, lavoratori, precari, qualche immigrato e in testa al corteo loro: le famiglie arcobaleno, ultima sfida d’amore a una società che sembra avere paura dei cambiamenti. In spalla a una delle sue due mamme la piccola Lisa Marie, 6 anni, aveva uno sguardo serio e sereno.
“Il suo primo Pride lo ha vissuto quando aveva appena due mesi “- racconta Giuseppina, di origini francesi.
Assenti le autorità. Pur avendo concesso il loro patrocinio al Napoli Pride né il sindaco Rosa Russo Iervolino né il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino hanno fisicamente presenziato alla manifestazione. Latitanti anche i politici, nessuna adesione ufficiale all’evento è arrivata dal PD nonostante la presenza della deputata Paola Concia. Ma la gente, per strada, ha risposto bene. Molti i curiosi che non hanno resistito alla tentazione di immortalare il variopinto corteo con i cellulari, tantissimi i passanti sorpresi nel bel mezzo dello shopping pomeridiano che si sono uniti alla folla danzante, sono volati applausi, pollici in alto, qualche sguardo stranito, è vero.
Due ragazzine vestite in perfetto stile Emo hanno timidamente chiesto a un passante: “Possiamo unirci anche noi? Anche se non siamo gay?”. Un cenno affermativo e non se lo sono fatto ripetere due volte: in pochi istanti erano al centro del corteo a sprizzare entusiasmo. Una signora anziana, seduta in attesa alla fermata dell’autobus vicino piazza Matteotti ha timidamente chiesto: “Ma questi con la scusa dello sciopero sono scesi a ballare in strada? Non capisco”. Proprio mentre una madre urlava alla propria bambina “Guarda, guarda quanto sono belli e colorati!”. Curiosità, stupore, simpatia, voglia di capire. C’è spazio un po’ per tutti in un pomeriggio di rivendicazione e festa, senza stereotipi fatti di lustrini.
“Dignità, libertà, laicità”. Sono parole che accompagnano la musica e le danno un nuovo significato. “Napoli ha bisogno di momenti pubblici importanti per la crescita e la consapevolezza di tutte e di tutti. ” -afferma soddisfatta Giordana Curati, presidentessa di Arcilesbica Napoli- “Molte persone (etero e non) ci chiedono spesso "ma che bisogno c'è di dirlo al mondo o di essere orgogliosi, e poi mica esiste l'orgoglio etero?" Io rispondo sempre che il sentimento di vergogna a cui la società vuole spingerci è talmente potente che per essere contrastato c'è bisogno di un sentimento opposto e altrettanto potente come l'orgoglio!”. Unico momento di tensione, la separazione del corteo a piazza del Gesù in due tronconi: quello istituzionale, rappresentato dagli organizzatori, e quello "dissidente" dei collettivi universitari che hanno continuato a suonare musica a tutto volume ostacolando di fatto gli interventi dal camion delle Associazioni.