"Lo spazio bianco": da libro a film

di Anna Laudati
“Lo spazio bianco, è quello dell'attesa, che nel tran-tran della vita normale  è una pozzanghera da scavalcare. Ma quando sulla carreggiata delle nostre esistenze, un evento si mette di traverso, allora no.  Lo spazio bianco si dilata, si deforma. Il tempo si allunga, Si moltiplica. Si ferma. Le distanze  tra le parole diventano incolmabili”( Tratto dal libro” Lo spazio bianco” di Valeria Parrella) (di Bruna Caiazzo) 

 

parrella1._temi.repubblica.it.jpgIl suo ultimo libro “Lo spazio bianco” sta per diventare un film. Lei è Valeria Parrella nata a Torre del Greco nel 1974 e attualmente impegnata nella direzione artistica del Teatro Mercadante di Napoli, ha alle spalle una carriera da giornalista e da scrittrice. Già baciata dal successo e da prestigiosi  riconoscimenti come il premio “Renato Fucini” ricevuto per la raccolta di racconti “Per grazia ricevuta”, ora  arriva anche al cinema. La pellicola, prodotta per Fandango da Domenico Procacci in collaborazione con Rai Cinema e Film Commission Campania, uscirà dopo l’estate con la regia di Francesca Comencini. Sarà girato in 8 settimane tra la città partenopea e quella capitolina e avrà sul set attori del calibro di Margherita Buy  che sarà protagonista assoluta nella parte di Maria. Maria  ha da poco superato i quarant’anni, vive in una Napoli "involontaria e infame" che è essa stessa uno spazio bianco tra isole di cemento, parchi tecnologici per tossici e cumuli di rifiuti. Lavora come insegnante in una scuola serale e incinta al sesto mese di gravidanza, partorisce una bambina di nome Irene. “Cinque lettere a galleggiare in una vita-non vita. Non più feto, non ancora figlia di una Maria che dopo il suo parto prematuro vive nell'attesa di una nascita. O di una morte. Con le paure, le angosce, le speranze che rendono l'attesa un oceano, troppo lontano dalla costa del passato e delle certezze, e ancora più lontano da un futuro possibile. O da un presente nuovo”. 

Maria proprio nelle attese sfibranti e dolorose in ospedale ritrova il senso della maternità, di quel legame inscindibile che unisce una madre con la propria figlia, quel calore che  abbatte qualsiasi tipo di lontananza, qualunque tempo. Un tempo che la protagonista percepisce attraverso uno spazio bianco che è quello posto tra lei, al di là del vetro, e la bambina nell’incubatrice, tra lei e gli altri nell’incomprensione, tra lei e se stessa, quando cerca di arrivare in fondo al proprio cuore. E nel frattempo una speranza… “Speranza di vita, di una cosa inaspettata ma consapevolmente tua". Un libro dalle varie sfumature, toccante, vivo il cui successo ha confermato di come sia spesso e volentieri  la letteratura a ispirare il cinema. Questa volta però è stato un romanzo di una giovane autrice ad ispirarlo e non un best-seller.