Al MADRE arte e musica a 33 giri
Napoli. Musica ed arte in perfetta simbiosi nelle esperienze sonore ed artistiche che hanno fatto la storia del rock. “Cover. L’arte a 33 giri” al Museo d’Arte contemporanea MADRE fino al 7 settembre (di Ivana Vacca )
Un puro oggetto vintage il vinile a 33 giri, corporeo vessillo di intere generazioni ridotto ora a mero prodotto di nicchia solo per pochi collezionisti e appassionati, oggi in mostra al Madre, Museo d’Arte contemporanea DonnaREgina in tutta la sua compattezza, con la sua tipica sonorità calda e genuina e il suo immancabile fruscio. La mostra, nata da un’idea di Carmine D’Onofrio, e allestita dagli architetti Alex Zaske e Dolores Lettieri, mette a disposizione 333 LP, copertine da ammirare e musica da ascoltare in cuffia a proprio piacimento attraverso le varie postazioni disposte nella sala polifunzionale.
Tra arte, fotografia, grafica e musica, una mostra visiva e uditiva che intende ripercorrere la storia del rock attraverso gli album più significativi e le copertine più emblematiche. Dagli anni 50, con “Elvis Presley” (1953), album d’esordio del Re del Rock and Roll e primo nella storia della discografia a vendere oltre un milione di copie, con in copertina un celebre scatto di William “PoPsie” Randolph. Passando attraverso Beatles, Genesis, Jethro Tull, Frank Zappa, Doors, Deep Purple, Pink Floyd, Gentle Giant, Cure, Clash, Lou Reed, Santana, Kraftwerk, Primal Scream, Simon & Garfunkel, Bob Dylan, Tracy Chapman, Peter Gabriel, Thelonious Monk, David Bowie, Jimi Hendrix, Laurie Anderson, Black Flag, Depeche Mode, Björk, Prodigy e molti molti altri. Fino ai britannici The Hours con “See the Light” (2009), che rabbiosi e polemici vantano la collaborazione di Damien Hirst, mentore e sostenitore del loro progetto, nonché autore della cover. Tra le collaborazioni più famose, il sodalizio tra Andy Warhol e i Velvet Underground, emulato da Mario Schifano con l’esperienza psichedelica di Le Stelle. La “Cover Art” raggiunge il suo apice proprio con la celebre banana dell’album dei Velvet Underground (1967), l’icona diventa simbolo pop per eccellenza e la custodia dell’LP, da anonimo contenitore diviene vera e propria opera d’arte.
Oltre ad Andy Warhol, che ha lavorato per Kenny Burrel, Rolling Stones, The Smiths, John Cale e Aretha Franklin, hanno sperimentato questo particolare medium artistico, anche Joko Ono, in “Imagine” (1971) di John Lennon, H.G. Gigher, in “Brain Salad Surgery” (1973) degli Emerson, Lake & Palmer, Robert Mapplethorpe, in “Horses” (1975) di Patti Smith, Roy Lichtenstein, in “I Cry for You” (1983) di Bobby O. E ancora Robert Rauschenberg, in “Speaking In Tongues” (1983) dei Talking Heads, Jean Michel Basquiat, in “First Record” (1984) dei The Offs, Keith Haring, in “Someone Like You” (1986) di Sylvester, Raymond Pettibon, in “Goo” (1989) dei Sonic Youth, Mimmo Paladino, in “Henna” (1993) di Lucio Dalla, e Julian Schnabel, in “By The Way” (2002) dei Red Hot Chili Peppers.
Attraverso la “Cover Art” si sono espressi anche noti illustratori italiani, Andrea Pazienza per P.F.M., Roberto Vecchioni ed Enzo Avitabile, Milo Manara per Riccardo Cocciante e Enzo Avitabile, Hugo Pratt per Paolo Conte, Giorgio Forattini per Ornella Vanoni, Guido Crepax per i Garybaldi, gruppo genovese cui fece parte a metà degli anni 70 Ivano Fossati. In mostra anche le “copertine oggetto” e quelle censurate, oltre ad una sezione dedicata ai Picture Disc che anticipa una prossima esposizione romana ad essi dedicata. Un’esperienza sensoriale imperdibile che ha accompagnato i visitatori del museo partenopeo per tutta la programmazione estiva, offerta al pubblico ancora fino a lunedì 7 settembre. Le sezioni della mostra e gli album in esposizione sono consultabili sul sito www.cover-art.com.