Cantieri Teatrali Koreja. Un fondo per la creatività dei giovani
Da Paolo Grassi a Gabriella Carlucci il teatro d’arte è davvero per tutti (di Paola Pepe)
In occasione dell’inaugurazione della stagione teatrale, lo scorso 5 novembre a Lecce, presso i Cantieri Teatrali Koreja, l’On. Gabriella Carlucci, parlamentare del Pdl e componente della Commissione Cultura della Camera, ha esposto, in un incontro aperto al pubblico, la nuova legge quadro in materia di spettacolo dal vivo di cui è la prima firmataria. Presente il Sindaco di Lecce e numerosi assessori della Giunta provinciale oltre che operatori del settore, giornalisti, spettatori e curiosi.
Una legge, quella sullo spettacolo, fortemente sostenuta già da Paolo Grassi negli anni ’50, “la cui approvazione, ha sostenuto l’Onorevole, potrebbe arrivare entro la fine dell'anno”. Introdurre e discutere delle problematiche relative alla legge sullo spettacolo dal vivo, è cosa estremamente complessa. Dagli anni Sessanta ad oggi si sono susseguite più di una ventina di proposte di legge, senza mai riuscire a dare un assetto organico alla materia. "Il Teatro, ha detto ancora l’On Carlucci citando una frase di Grassi, è il miglior strumento di elevazione spirituale e di educazione culturale a disposizione della società […] appare necessario che autorità, partiti e artisti abbiano, unitamente, una precisa coscienza del teatro, considerandolo come necessità collettiva e pubblico servizio”. Una concezione ideale e politica dunque, eppure paradossalmente è proprio la deresponsabilizzazione delle istituzioni e della politica che, dal 1985, anno della legge n. 163 istitutiva del Fondo Unico per lo Spettacolo, ha causato l’incapacità a legiferare in modo organico sullo spettacolo. Non solo, ma da quanto risulta da una denuncia di Agis, Anica e Anac, il Consiglio dei ministri si è rifiutato di adottare il decreto di parziale reintegro del pesante taglio al Fus, che avrebbe consentito una sopravvivenza minima delle attività culturali, pur restando l'investimento pubblico complessivo dell'Italia il più basso fra quelli dei paesi sviluppati.
Dall’inizio dell’anno sono stati adottati diversi provvedimenti a sostegno delle imprese in molti settori ma nessuno nello spettacolo, ignorandone non solo il ruolo di innovazione e creazione, fondamentale in una società avanzata, ma persino il rilievo in termini imprenditoriali e occupazionali. “Dopo la riforma del Titolo V della Costituzione che ha coinvolto anche la cultura, sostiene ancora la Carlucci, esiste la necessità di un riordino delle attribuzioni tra Stato, Regioni ed Enti Locali in materia di arte, spettacolo e cultura. Nodo centrale, questo, sul quale in Parlamento è maturata una posizione condivisa che dovrà essere confrontata con le Regioni alla ricerca di uno spazio istituzionale reale in cui le linee di indirizzo e di finanziamento si scrivano insieme e si condividano con lo Stato”. La nuova legge sullo spettacolo dal vivo raccoglie il consenso bipartisan nella Commissione Cultura della Camera. Illustrati i principi cardine del provvedimento tra cui una politica nazionale dello spettacolo dal vivo con forme di intesa e di coordinamento istituzionale tra Stato, Regioni, Province, Aree Metropolitane e Comuni regolate da una Consulta Nazionale e dalla Conferenza Unificato dello Spettacolo; la ripartizione delle risorse per settore e i criteri di emanazione del FUS; il riconoscimento e la disciplina della professione di agente per lo spettacolo; l'educazione allo spettacolo nelle scuole a livello curriculare ed extracurriculare, la formazione professionale e l’alta formazione.
Buone notizie per i giovani per cui è prevista la promozione di nuovi talenti e dell’innovazione artistica e imprenditoriale grazie anche all’istituzione di un Fondo per la creatività di 15 milioni di euro gestito a livello regionale con destinazione precisa: 10 milioni a progetti innovativi interdisciplinari, 2,5 milioni per borse di studio, 2,5 milioni per promozione di musica, danza e teatro amatoriale. Non manca la parte dedicata alla normativa sul lavoro nel mondo dello spettacolo con l’introduzione di adeguate tutele sociali e assicurative, di idonee forme contrattuali correlate all’atipicità dei lavoratori dello spettacolo dal vivo attraverso la realizzazione di una banca dati nazionale basata su autocertificazione ma soggetta a verifica, che di fatto istituisce l’albo delle persone con presupposti e titoli per svolgere attività manageriale artistica ed economica nel settore. Farne parte costituirà titolo preferenziale. Un testo unico organico ed articolato, dunque, che registra anche tra gli addetti ai lavori, una condivisione di fatto, pur in presenza di un dibattito vivo e fecondo fatto di suggerimenti, dubbi e molte incertezze. Dopo sessant’anni, ci sarà davvero un teatro per tutti?