Tra le intercettazioni la verità?!

di Anna Laudati

A Napoli la presentazione del libro sulle intercettazioni di Antonio Ingroia organizzata dall’associazione Libera (di Giuseppina Ascione)

intercettazioni._repubblica.it.jpg“C’era una volta l’Intercettazione: La giustizia e le bufale della politica - Lo strumento d'indagine, la sua applicazione per reati di mafia e i tentativi d'affossamento” è il libro di Antonio Ingroia, Procuratore antimafia di Palermo, che è stato presentato martedì 11 novembre presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Napoli. L’incontro, organizzato dall’associazione Libera, è stato l’occasione per riflettere sul tema della “verità” e sull’incidenza che le modifiche alla legge sulle intercettazioni, in via di approvazione, avrà sul lavoro dei magistrati.

In una sala gremita di esponenti del mondo accademico e delle forze dell’ordine, ma soprattutto di tanti giovani e cittadini comuni che chiedono a gran voce il diritto a un’informazione seria, pulita ed esauriente, si sono succeduti gli interventi dei relatori che, a diverso titolo, hanno parlato di “verità” e di legalità. La tavola rotonda, coordinata da Geppino Fiorenza, responsabile di Libera Napoli, è stata introdotta da Antonio De Felice che ha sottolineato come il lavoro del giudice Ingroia alla Procura di Palermo si pone sulla scia di quello iniziato dai giudici Falcone e Borsellino. “Sono indignato, – ha poi detto Geppino Fiorenza nell’introdurre il dibattito – come cittadino mi sento responsabile della pochezza del dibattito politico sul tema delle intercettazioni che si discute in questi giorni, da più parti sento gli italiani invocare il diritto alla cittadinanza”. “Il libro di Ingroia – dice il Prof.  Gennaro Carillo, ordinario di Storia delle Istituzioni Politiche presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli – è un libro di critica della giurisdizione in itinere, che pensa il diritto a partire dal limite del diritto stesso. Il nucleo del testo si staglia su un tema filosofico: la differenza tra essere e sembrare. Ed è questo che fa il Antonio Ingroia, mette in evidenza l’importanza delle intercettazioni per arrivare alla verità, per mettere alla luce “l’essere” a scapito del “sembrare”, che sempre più spesso ci viene propinato da una stampa faziosa e assoggettata al potere che, appunto, ci rifila solo bufale”.

Il prof. Carillo, inoltre ha tracciato la storia del concetto di verità partendo da Platone e riflettendo su come nel suo pensiero la verità occupasse un posto tanto alto al punto da dire che “solo i filosofi, coloro in grado di possedere la verità, possono governare” e sottolineando l’antitesi con la dirigenza attuale che invece si avvicina sempre più ad uno stato di diritto da cui sono estromessi i bisogni dei cittadini e la democrazia. All’incontro è presente anche Raffaele Marino, Procuratore di Torre Annunziata (NA), che spiega l’importanza che ha avuto per lui poter accedere alle intercettazioni per risolvere casi come quello degli omicidi di Annalisa Durante o di Silvia Ruotolo, e palesa la sua preoccupazione qualora la proposta di legge, che vieta ai magistrati di usufruire liberamente delle intercettazioni, dovesse essere approvata: “È la verità giudiziaria alla quale ambiamo – dice – una verità che ci siamo dati con le leggi”. Il giornalista de Il Mattino, Gigi Di Fiore, parla invece della triste situazione in cui è caduta la stampa Italiana. “In Italia si leggono pochi giornali – esordisce – si preferisce la televisione, e tutti sappiamo perché”. Fa riferimento al sistema  dei “controlli incrociati” e cita il procurato re di Napoli, Giandomenico Lepore, che nei giorni scorsi ha detto “senza le intercettazioni bisogna chiudere i battenti”. Sulla stessa scia, l’intervento di Paolo Mancuso, Procuratore di Nola che ammonisce: “sappiamo che la politica può mentire, quando invece si tratta di una sentenza ci si aspetta che sia quella vera!”.

Si va verso le conclusioni e finalmente l’autore, il procuratore di Paleremo, Antonio Ingroia, prende la parola e spiega le motivazioni che lo hanno portato a scrivere questo libro: “Ho scritto questo testo perché ho sentito il bisogno di riflettere. Dopo troppi trasalimenti nel leggere la stampa, ho avvertito il pericolo imminente e il divario tra ciò che io vedevo accadere e ciò che veniva detto agli italiani. Ho sentito la necessità di far sapere e comprendere ciò che io vedevo, mi sono sentito in dovere di metterli a conoscenza di fatti che io stesso verificavo. La legge sulle intercettazioni – spiega – è solo l’ultimo anello di una lunga catena, un epilogo, una “soluzione finale”, verso lo stato di diritto a cui siamo avviati. Invece, credo, che i cittadini debbano veder riconosciuto un altro diritto, quello ad essere informati. Abbiamo una classe dirigente incline al crimine, – tuona nella sala – ho provato a raccontare tali fatti per ricostruire l’opinione pubblica che è stata annullata. Oggi c’è solo un “pubblico” di telespettatori veicolati dalla classe dirigente”. Parole durissime quelle di Ingroia, che hanno fatto riflettere i presenti, facendo, a tratti, gelare il sangue nelle vene: “Il testo parla di importanti processi avviati da intercettazioni – continua – gli effetti della “controriforma” in materia legislativa, saranno devastanti, produrranno una zona di impunità enorme, quella zona, che oggi riusciamo a penetrare solo grazie alle intercettazioni, rimarrà buia”.

“Questo libro – conclude – serve ad informare, a dare strumenti di conoscenza agli italiani. Non so se questo testo servirà a cambiare il corso degli eventi, ma credo che ci sia bisogno di uno sforzo da parte di tutti per ricostruire un’opinione pubblica critica, che sappia distinguere i fatti dalle opinioni. Questo libro si pone contro quella schiera di politici, giornalisti, che cercano in tutti i modi di annullare i fatti per trasformarli in opinioni. Se i fatti diventano opinioni si perde l’orientamento. Con questo mio libro ho cercato di dare uno strumento per difendersi dalle bufale”. Un testo sicuramente da leggere, quindi, se si vuole far parte di quella schiera di persone che non si accontenta delle opinioni o di storie distorte, ma vuole conoscere i fatti attraverso le parole di chi li ha vissuti.