Haiti. Mezzo milione di morti. Cronaca dell'ennesima catastrofe già annunciata
Ora dopo ora la tragedia del sisma che ha colpito Haiti prende forma in tutto il suo orrore (di Monica Scotti)
Tra le rovine di un paese ormai in ginocchio emergono, a dispetto di incertezze e difficoltà, i primi dati certi di quella che potrebbe essere la più grande catastrofe del nuovo millennio. E’ ormai sicuro che a radere al suolo la capitale dell’isola caraibica, Port-au-Prince, siano state scosse di magnitudo 7 della scala Richter (quasi 10 volte più potenti di quelle che hanno distrutto l’Aquila) e che il numero dei morti è nell’ordine delle centinaia di migliaia (si temono 500.000 morti). Secondo l'organizzazione non governativa britannica Save The Children, inoltre, sarebbero "almeno" due milioni i bambini colpiti a vario titolo dagli effetti del sisma.
La terra, inoltre, continua a tremare: un terremoto di magnitudo 4,7, registrato oggi a circa 50 km dalla capitale ad una profondità di 10 km, ha devastato la città portuale di Jacmel (una stima approssimativa dei danni parla del 60-80% dell’insediamento colpito). La mappa della desolazione, dunque, si allarga: Port-au-Prince, Carrefour, Grand-Goave e ora Jacmel, sono questi i luoghi più colpiti dal sisma. Nelle strade si assiste ormai a scene da apocalisse: morti e feriti restano per strada; i principali ospedali dell’isola sono stati distrutti (giardini e parchi sono stati letteralmente presi d’assalto dagli sfollati in cerca di riparo e assistenza); ci sono ancora dispersi sotto le macerie e si scava a mani nude; mancano acqua ed elettricità; si registrano i primi atti di sciacallaggio e assalti ai supermercati; si teme il rischio di epidemie e sommosse spontanee alimentate dalla disperazione di chi ha ormai perso tutto. A turbare gli animi della popolazione haitiana è anche un allarme tsunami che è stato lanciato subito dopo l’inizio del sisma ma che, per ora, sembra non aver trovato riscontro nei fatti (sono state raccolte testimonianze di chi parla di “innalzamento delle acque”, malgrado, fortunatamente, al momento non siano state segnalate onde anomale).
Comunicare è sempre più difficile: le linee telefoniche sono fuori uso e a causa del mancato ripristino dell’elettricità chi è in possesso di un cellulare non può ricaricarlo. I giornalisti che si trovano nell’aerea colpita dal terremoto stanno sfruttando le connessioni satellitari inviando aggiornamenti via twitter. E proprio sulla rete è partita la gara di solidarietà che si affianca agli aiuti istituzionali offerti da numerosi paesi (fra i maxistanziamenti figurano quelli degli Stati Uniti, del Canada, del Fondo Monetario e della Banca Mondiale, che hanno assicurato l'invio di 100 milioni di dollari ciascuno): gruppi di supporto alla popolazione haitiana che invitano alla raccolta di fondi si moltiplicano spontaneamente sui social network. Resta alta la preoccupazione per i cittadini italiani presenti sull’isola: stando agli ultimi accertamenti, dei 191 italiani che risultano iscritti all'anagrafe consolare (e che, stando alle affermazioni del capo dell’Unità di crisi della Farnesina "possono aver lasciato il Paese senza segnalarlo") sono state rintracciate solo 80 persone. In particolare si teme un uomo ed una donna, che sarebbero stati ospiti dell'Hotel Crhistopher di Port-au-Prince, ora distrutto.
La Cnn appena verificatosi il sisma ha commentato la tragedia denunciando che alcuni esperti da tempo lanciavano l'allarme sulla possibilità di un fortissimo terremoto nell'isola di Ispaniola, che Haiti divide con la Repubblican Dominicana. Nel marzo 2008 infatti, durante la 18esima conferenza geologica dei Caraibi cinque scienziati anticiparono la notizia di «un enorme rischio sismico» in corrispondenza di una faglia che si trova nel sud dell'isola, la faglia di Enriquillo-Plaintain Garden dove si è verificato appunto ieri il sisma di magnitudo 7.