Cinema. "La prima cosa bella" di Paolo Virzì
Il prezzo della bellezza. (di Veronica Centamore)
Gli anni settanta e le canzoni di quell'epoca fanno da colonna sonora a "La prima cosa bella", un film... intenso. Si... intenso in ogni sua espressione emozionale. Un continuo scambio tra presente e passato, tra generazioni che cambiano insieme alle mode, alle macchine, alle abitudini, alle canzoni. Una madre che è anche una donna bella e frivola che finisce per... lavorare nel mondo del cinema, anche se soltanto da figurante ma in un film con Dino Risi, interpretato nel film dal figlio Marco, anch'egli regista.
Il vicino di casa silenziosamente innamorato che sposerà la sua amata (da sempre) soltanto quando sarà ormai prossima alla morte, in un ultimo slancio di vita di una donna che ha sempre cercato di "non far capire" ai figli le sue malinconie, forse nascoste pure a se stessa. Una donna che non è vista come un eroe ma una femmina come molte, che pur essendo svampita non dimentica di proteggere, anche se a modo suo, l'amore per i suoi "cuccioli". Un marito geloso, una sorella rivale, un figlio infelice, una figlia che non ha il coraggio di "cambiare", un figlio "segreto" ma soprattutto una... madre fatua, volubile forse ingenua ma soprattutto: madre. I giovani protagonisti appaiono delle persone irrisolte, alla ricerca di qualcosa che forse hanno perduto per strada o per la quale, forse, non hanno il coraggio di scommettere. Amore famigliare molto conflittuale, legami affettivi controversi...
C'è tutta la sua Livorno, di Virzì, con la sua cadenza, straordinario sentir, e un Rugantino doc come Mastandrea commedia romanesca interpretata a teatro con grande successo, parlare con la "calata" livornese. Ed è proprio Mastandrea a regalare i più bei sorrisi "involontari" dovuti a questo suo personaggio un pò imbronciato (espressione che si ritroverà in ogni sua foto da bambino. Strepitoso inoltre il bambino che interpreta Mastandrea da piccolo) che non riesce ad essere felice senza capirne il perchè. "Non è necessariamente un lungometraggio autobiografico – Paolo Virzì – Ovviamente in qualche modo pesca dal vissuto, di cui vorrebbe restituire l’autenticità. Più che altro sentivo più o meno inconsciamente il desiderio di tornare da dove sono partito ed in qualche modo far pace con le mie origini" e la riconciliazione è avvenuta sia nel lavoro fatto sul linguaggio il quale richiama quello compiuto sulla "Terra trema" di Visconti, i cui personaggi parlavano in dialetto acitrezzino, odore di certo neo-realismo, sia nella location dove viene fuori proprio la provincia, con i suoi bagni, ritrovo estivo per le famiglie, con i suoi pettegolezzi di donne gelose e con i suoi uomini che raccontano notti d'amore infuocate mai avute.
E che dire della Pandolfi? Una donna la cui paura l'ha resa debole e fragile pur avento un personale un pò androgino. Lei alla fine, dopo la morte della madre, deciderà di lasciare il marito sopportato da anni, per l'amore. Belli e intesi i primi piani della Pandolfi quando cerca di "recuperare" l'amore per il fratello. Mentre lui abbandona l'idea di soffocare le sue ansie in sostanze chimiche, miraggi di chissà quale modo per non pensare. E infine lei... la protagonista Micaela Ramazzotti , sembra proprio la Sandrelli da giovane. Viene in mente "Io la conoscevo bene" il film di Pietrangeli dove appare una giovanissima Sandrelli molto simile alla Ramazzotti di oggi. E' impressionante come abbia aquisito le stesse movenze, le stesse dolcezze degli sguardi della Sandrelli, quella soavità che solo lei sembra avere. Presenti molti piano-sequenza.
La scena più bella è resa tale dalla ripresa dall'alto ed è quella della madre morente e della figlia che si rannicchia sul letto di lei mentre la telecamera si allontana lentamente, come se fosse l'anima della donna ad allontanarsi dal suo corpo... classica interpretazione critica da visionario direte voi ma nient'altro che... una bella sensazione da spettatore affascinato. Insomma "La prima cosa bella" di questa nuova stagione cinematografica.