A metà strada fra teatro d'attore e di figura arrivano da Berlino i Familie Flöz
Sotto i riflettori Familie Flöz è davvero la famiglia più strampalata e poetica della scena teatrale contemporanea. Al secolo è un gruppo composto da attori, musicisti, ballerini, registi, creatori di maschere, disegnatori luci, costumisti e drammaturghi, provenienti da più di 10 nazioni. In barba a multimedialità e 3D, il loro è un teatro d’innovazione fatto di duro lavoro e immensa fantasia. Un teatro entusiasmante, divertente e commovente, in cui lo spettatore si trova magicamente catapultato in mondi altri.
Un teatro che vive di soli giochi visivi, fisicità e musica. Le risate sono assicurate, ma anche le emozioni che le maschere, magia del palcoscenico, non solo non nascondono ma anzi amplificano, parlando il muto e universale linguaggio del corpo. La Familie si forma nel 1994, ma solo due anni dopo si impone per la prima volta alla ribalta della scena teatrale divenendo celebre fra il pubblico di mezza Europa. Dopo numerose rappresentazioni in Francia, Olanda e Danimarca, riconoscimenti in Festival e premi, debutta nel 1998 con un secondo lavoro, Ristorante Immortale. Lo stesso lavoro che, a marzo, la vedrà rientrare a casa dopo quasi due anni di tournée in giro per il mondo. I Flöz, che vivono a Berlino dal 2002, sono ospiti abbastanza frequenti del nostro Paese: infatti il tour, vero e proprio giro a tappe iniziato il 30 gennaio, li vedrà impegnati in ben 15 città italiane da febbraio ad aprile. Attualmente la compagnia è in Italia con due cast distinti che mettono in scena, quasi contemporaneamente, ma in città diverse due strepitosi lavori, Teatro Delusio e Hotel Paradiso rappresentati, ad oggi, in 27 nazioni diverse. Ovunque vadano c’è il “tutto esaurito”.
Il primo è una sorta di gioco di teatro nel teatro, originale e sorprendente variazione sull’eterno tema del tutto il mondo è un palcoscenico: un retropalco in cui accade di tutto e tra l’opulento mondo della lirica, imprevedibili pasticci e travolgenti amori, l’illusione si trasforma in realtà. O forse no.
Il secondo è un ironico noir mimico, ambientato in un misterioso e poco accogliente albergo delle Alpi. In entrambi i casi, comunque, si susseguono, a ritmo incalzante, situazioni tragicomiche in cui la realtà sconfina nel sogno e una materialità un po' greve si alterna alla più delicata poesia, con cambi di registro, morbidi o repentini, che sono la caratteristica costante dello stile dei Flöz. La ricerca teatrale del collettivo berlinese ruota attorno ad alcuni elementi caratterizzanti: l’idea, il performer, il gruppo, il corpo, la musica e la maschera come forma di espressione. Ciascun lavoro nasce da un processo creativo corale, cui prendono parte gli attori così come gli autori delle figure. Lo sviluppo di una maschera, dalla creazione alla prova alla fase finale di adattamento e simbiosi con l’attore, è quanto mai determinante per la riuscita dello spettacolo. Le caratteristiche maschere dei Flöz sono uno strumento importante per lo sviluppo del materiale drammatico e delle figure stesse e quindi, hanno una rilevanza eccezionale: in modo simile al testo, infatti, apportano non solo forma ma contenuto a tutto lo spettacolo. Maschera e corpo sono i mezzi potentissimi e gli strumenti del dialogo che si sviluppa fra attori e spettatori. Certo che parlare di dialogo, in questo caso potrebbe sembrare paradossale. Eppure esiste. Il fatto è che il teatro dei Flöz, escludendo del tutto il testo e la parola, si regge sul ritmo dell'azione e sull’uso del corpo da cui ogni situazione nasce e si esprime.
Il paradosso a fondamento delle maschere usate per dare vita a delle figure vive, è la sfida e lo stimolo per questi attori. Ecco che improvvisamente una maschera mugugna, diventa cattiva, sorride o arrossisce di vergogna. Questo, ovviamente, è quanto succede nella fantasia degli spettatori, non nella realtà scenica, dove la fissità della maschera si dissolve fino a diventare forza espressiva. Insomma, perché le cose funzionino bisogna che fra gli attori di Flöz esista un'intesa perfetta e che il pubblico creda all’illusione e si lasci trasportare in un mondo magico dove anche le maschere hanno l’anima.