Premio Napoli Positiva: quando la cultura del fare è donna

di Anna Laudati
In occasione della festa della donna anche quest’anno l’associazione No Comment  premia e fa conoscere quattro donne immigrate che hanno fatto della loro vita un esempio di forza e  determinazione (di Flavia Miccio) 

napolipositiva2010-invito.jpgNon ci stancheremo mai di ricordarlo. Era l'8 marzo 1908 quando a New York, il proprietario di un’industria tessile fece bloccare tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie che protestavano per le dure condizioni di lavoro, di uscire. Qualcuno appiccò fuoco allo stabilimento e le 129 operaie, prigioniere all'interno, morirono arse vive dalle fiamme. Cento anni dopo questo terribile incidente, l’8 marzo è ancora il giorno della rivendicazione dei diritti delle donne sia nel lavoro che nel sociale e tanti sono gli eventi e le manifestazioni che ci ricordano dell’importanza e del significato di questa giornata così speciale.

Ogni anno infatti in occasione della ricorrenza dell'8 marzo, l’associazione “No comment” cerca di dare visibilità ad una cultura del fare, tutta al femminile, attraverso il progetto Napoli “Positiva”, iniziativa volta a raccontare, con esempi reali, il supporto concreto, alla cultura del fare, delle donne di Napoli. Proprio stamattina, presso l’Istituto Statale Don Milani di San Giovanni a Teduccio studenti e non solo hanno avuto modo di incontrarsi  per conoscere donne  fuori dal coro del  “verba volant”, che costruiscono la loro vita e quella delle loro famiglie con determinazione, passione e competenza. In questa edizione di Napoli Positiva si è scelto di dare visibilità al lavoro e all’impegno solidale di donne che,  provenienti da altri paesi, vivono a Napoli da anni, lontane dai loro affetti, per necessità o per scelta. Boucra Charraki, Sokhstska Halina, Hryhorchuk Svitlana e Madusha Bool, sono le quattro testimonianze “oltre confine”, donne immigrate nel nostro paese ed oggi premiate durante la manifestazione proprio perché sono riuscite a dimostrare quanto la cultura multietnica stia avanzando sempre di più, e quanto il ruolo della donna sia fondamentale per ogni cambiamento sociale.

 

Grande attenzione ha destato il videomessaggio in due lingue (in italiano e poi in arabo) di Boucra Charraki, moglie dell’imam di san Marcellino, una dolcissima trentacinquenne di origine marocchina che da sempre indossa l’hidjab, il velo islamico, a cui non rinuncerebbe mai. In occasione della premiazione di Napoli Positiva Boucra Charraki ha voluto lanciare un appello a tutte le donne musulmane presenti sul territorio, invitandole a uscire di casa  e a integrarsi con il tessuto sociale in cui vivono, ad imparare bene l’italiano, a cercare ci capire e supportare i propri figli nati in Italia e quindi parte integrante della cultura italiana stessa. Ha parlato poi della paura di molte donne musulmane di affrontare il pregiudizio delle persone che reputano la donna islamica sottomessa al marito e del poco impegno che le stesse donne islamiche hanno messo nel dimostrare che non è così, e che sono in molti a sbagliarsi sul loro conto. Per Boucra Charraki non basta essere casalinghe e mamme, ma bisogna cercare di essere “libere ed in gamba”, come dice lei stessa nel suo videomessaggio. Un 8 marzo particolarmente denso di significato dunque,  questo che è stato festeggiato durante il premio Napoli Positiva , divenuto occasione per promuovere l’emancipazione e l’integrazione delle donne islamiche anche sul nostro territorio.