Agenzia Nazionale per i Giovani. Opportunità di crescere e formarsi in giro per il mondo

di Anna Laudati

Incontriamo Paolo Di Caro, Direttore Generale dell’Agenzia Nazionale per i Giovani, da poco più di un anno coordinatore delle attività dell’organismo che promuove attraverso programmi comunitari la cittadinanza attiva, la conoscenza, la comprensione e l’integrazione culturale tra i giovani di Paesi diversi (di Andrea Pellegrino)

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Tantissimi giovani ogni anno partecipano alle attività previste dal Programma Gioventù in Azione: scambi giovanili ed esperienze di volontariato all’estero sono ormai alla portata di tutti coloro vogliano mettersi in gioco. Ma la stragrande maggioranza dei ragazzi e delle ragazze che potrebbero partecipare a questo tipo di esperienze sanno poco o niente delle opportunità che l’Unione Europea mette a loro disposizione. Ne discutiamo con Paolo di Caro, Direttore Generale dell’Agenzia Nazionale per i Giovani. Direttore, si presenti ai nostri lettori. Mi chiamo Paolo Di Caro, ho 37 anni, sono Catanese ma vivo a Roma per ovvie ragioni di lavoro. Sono laureato in scienze politiche e sono giornalista pubblicista, con esperienze radiofoniche e televisive. Da anni sono impegnato nel mondo dell’associazionismo giovanile, sia politico che sociale, nel volontariato e nella cooperazione internazionale. Sono stato amministratore nella mia città, oltre che occuparmi di comunicazione fino a due anni fa con una società composta tutta da giovanissimi. Faccio il Direttore generale dell’Agenzia Nazionale per i Giovani dall’agosto del 2008. 

 

Cos’è l’Agenzia Nazionale per i giovani? L’Agenzia nazionale per i  giovani  e’ stata istituita, con decreto legge 27 dicembre 2006 n. 297, convertito con modificazioni nella legge 23 febbraio 2007 n. 15, in attuazione della Decisione n. 1719/2006/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio che istituisce il programma “Gioventù in azione” per il periodo 2007-2013. E’ un nuovo organismo di diritto pubblico, costituito ai sensi dell’articolo 8 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n 300, dotato (articolo 1 dello Statuto) di autonomia regolamentare, organizzativa, gestionale, patrimoniale, finanziaria e contabile. Abbiamo il  compito di dare attuazione su scala nazionale agli obiettivi fissati con gli articoli 2 e 3 della Decisione ed amministrare, in Italia, il programma comunitario Gioventù in Azione. Ovvero,  l’ANG nello specifico promuove la cittadinanza attiva dei giovani, in particolare, la loro cittadinanza europea; sviluppa la solidarietà e promuove la tolleranza fra i giovani per rafforzare la coesione sociale; favorisce la conoscenza, la comprensione e l’integrazione culturale tra i giovani di Paesi diversi; contribuisce allo sviluppo della qualità dei sistemi di sostegno alle attività dei giovani ed allo sviluppo della capacità delle organizzazioni della società civile nel settore della gioventù; favorisce la cooperazione nel settore della gioventù a livello locale, nazionale ed europeo.

Cos’è il programma Gioventù in azione? Gioventù in Azione è   un programma promosso dalla Commissione Europea - Direzione Generale Istruzione e Cultura e l'Autorità Nazionale del programma è il Dipartimento per le Politiche Giovanili  della Presidenza del Consiglio dei Ministri. GIA è un programma di educazione non formale che promuove progetti europei di mobilità giovanile internazionale, sia  di gruppo e sia individuale ,attraverso gli scambi e le attività di volontariato all'estero, l'apprendimento interculturale e le iniziative dei giovani di età compresa tra i 13 e i 30 anni. Il programma è costituito da 5 azioni: 1 – Gioventù per l’Europa che ha lo scopo di aumentare la mobilità giovanile sostenendo gli scambi tra giovani, e di sviluppare la loro cittadinanza attiva  e comprensione reciproca sostenendo iniziative, progetti ed attività giovanili attinenti alla partecipazione dei giovani alla vita democratica. Questa azione si suddivide in azione 1.1 – Scambi di Giovani , azione 1.2 Iniziative Giovani ed azione 1.3- Progetti Giovani e Democrazia. L’azione 2 è quella relativa al Servizio Volontariato Europeo; a seguire abbiamo l’azione 3 – Gioventù nel Mondo suddivisa in azione 3.1 cooperazione con i paesi limitrofi all’Unione Europea e azione 3.2 cooperazione con altri paesi partner nel mondo. L’azione 4 riguarda le strutture di sostegno per i giovani ed è suddivisa in 8 sottoazioni, ma quella gestita dall’Agenzia è l’azione 4.3 Formazione e messa in rete degli operatori dell’animazione giovanile e delle organizzazioni giovanili. Infine l’azione 5- sostegno alla cooperazione europea nel settore della gioventù, suddivisa in tre sottoazioni, in particolare l’Agenzia gestisce l’azione 5.1- incontri di giovani e di responsabili delle politiche per la gioventù.

Per tutte le azioni gli obiettivi che i progetti devono perseguire sono quelli che ho elencato in apertura: questi si dividono in priorità permanenti ed annuali, le prime riguardano la cittadinanza europea, la partecipazione dei giovani, la diversità culturale e l’inserimento dei giovani con minori opportunità. Visti i sempre più numerosi utenti che entrano in contatto con noi e che si dimostrano interessati al programma, abbiamo deciso di dedicare una gran parte della nostra attività all’informazione e consulenza, creando un’apposita area che è al completo servizio dei Giovani, che potete trovare ai seguenti recapiti: 06-32803583/3584/3592, e collegandovi sul nostro sito( in fase di ristrutturazione al fine di renderlo maggiormente accattivante e più vicino al mondo giovanile) www.agenziagiovani.it si possono trovare i contatti di tutti coloro che lavorano all’Agenzia. 

 

Chi può presentare progetti all’Agenzia Nazionale Giovani e con quali scadenze? Il programma Gioventù in azione si rivolge, come detto prima,  ai giovani di età compresa tra 13 e 30 anni legalmente residenti in uno dei paesi partecipanti al programma o, a seconda della natura dell’azione, in uno dei paesi partner, nonché ad altri soggetti del settore giovanile e dell'istruzione non formale. Il programma è aperto a tutti i giovani indipendentemente dal loro livello d'istruzione e bagaglio socioculturale. I possibili promotori del programma sono: organizzazioni senza scopo di lucro o non governativa; ente pubblico locale o regionale; ente attivo a livello europeo nel settore dei giovani con filiali in almeno 8 paesi aderenti al programma; un’organizzazione governativa internazionale senza scopo di lucro; un’organizzazione a scopo di lucro che organizza eventi nel settore dei giovani, dello sport e della cultura. Per i progetti presentati all’Agenzia sono previste 5 scadenze l’anno: 1° febbraio; 1° aprile; 1° giugno; 1° settembre; 1° novembre. È importante che i giovani sappiano che  i progetti che vengono bocciati possono essere ripresentati alla scadenza successiva, ovviamente apportando le opportune modifiche al progetto, anche attraverso il sostegno dei nostri consulenti.

 

Cos’è il Servizio Volontario Europeo? Lo scopo del Servizio Volontario Europeo (SVE) è sostenere la partecipazione dei giovani alle diverse forme di volontariato, sia all’interno che all’esterno dell'Unione europea. Nell'ambito di quest'azione, i giovani tra i 18  ei  30 anni partecipano, individualmente o in gruppo, ad attività senza scopo di lucro e non retribuite, in un paese del programma o al di fuori dell’Europa. Il servizio può durare da due a dodici mesi. In alcuni casi eccezionali possono partecipare anche giovani a partire dall’età di 16 anni. Attraverso questa esperienza i partecipanti hanno l’opportunità di esprimere solidarietà verso gli altri e acquisire nuove competenze utili alla loro formazione personale. Indispensabile per la partecipazione all’Azione è l’Ente di Invio. La Carta del Servizio Volontario Europeo definisce i ruoli e i compiti dei promotori SVE che agiscono come Organizzazione di Invio, Organizzazione Ospitante, Organizzazione Coordinatrice. La Carta definisce, inoltre, i principi fondamentali e gli standard minimi di qualità da rispettare per un progetto SVE. L’esperienza accresce la solidarietà tra i giovani ed è un vero "servizio di apprendimento". Infatti, oltre ad operare a favore delle comunità locali, i volontari apprendono nuove capacità e nuove lingue, entrando in contatto con nuove culture.

 

Quale è, secondo lei, il ruolo dell’educazione non formale nell’ambito dello sviluppo della gioventù? L’educazione non formale riveste un ruolo fondamentale nel percorso formativo dell’individuo. E’ sicuramente complementare rispetto alle forme di educazione formale e contribuisce a migliorare le metodologie di apprendimento, in particolare, ma non solo, per i soggetti svantaggiati e con minori opportunità. Introdurre e valorizzare gli strumenti educativi non formali nei tradizionali percorsi formativi è fondamentale, a patto che non li si reputi autosufficienti.   

 

In questi anni si è registrata una scarsa partecipazione dei giovani delle regioni meridionali al programma Gioventù in Azione, soprattutto rispetto al centro e nord Italia. Come si spiega questa assenza e cosa crede vada fatto per incentivare la presenza dei giovani del sud alle prossime scadenze progettuali del programma? Informare e formare. L’Agenzia moltiplicherà, come già sta facendo, i momenti formativi e informativi, per fornire anche nelle realtà decentrate tutto l’ausilio possibile per allargare la base di accesso al Programma e migliorare la qualità della progettazione. In quest’anno abbiamo significativamente ridotto il gap fra nord e sud, ci auguriamo che già dal 2010 anche le regioni “lontane” da Gia possano trovare il giusto spazio.   Se dovesse presentare lei un progetto all’interno del programma, a cosa penserebbe? Sono troppo “vecchio”, ma per assurdo mi concentrerei sulle tematiche ambientali, che reputo prioritarie per pensare il futuro in maniera costruttiva e aggreganti per i giovani, che spesso sono i soli a pensare in prospettiva senza lasciarsi travolgere dalla quotidianità. 

 

In che modo, a suo avviso, i giovani possono contribuire allo sviluppo culturale, sociale, economico e civile dei loro territori? Solo attraverso la partecipazione. Rifiutare il principio della delega, spesso in bianco, che i giovani hanno concesso in passato agli intermediari della loro partecipazione alla vita istituzionale o associativa è fondamentale per restituire protagonismo a questa generazione. E’ fondamentale affermare il principio, anche attraverso gli esempi positivi e le buone prassi, che il rapporto e il dialogo con le istituzioni deve essere svincolato dalla logica della subalternità dei giovani. Costruire protagonismo significa affermare il principio che quanto di buono viene prodotto possa diventare sostegno concreto allo sviluppo del territorio. 

 

Che azioni intende attivare, nel prossimo futuro, per favorire la partecipazione giovanile? Stiamo lavorando insieme al Ministero per fornire ai giovani strumenti per favorire la partecipazione e la mobilità, in linea con le raccomandazioni della commissione europea e con i programmi del ministro Meloni. Da Gennaio verrà recapitata a casa dei giovani diciottenni una chiavetta usb che conterrà un portale off e online con tutte le opportunità offerte ai giovani dall’Europa, sia sotto il profilo educativo, culturale che esperienziale. Questa iniziativa è solo la punta dell’iceberg: stiamo lavorando, infatti, ad un contatto diretto e costante con le amministrazioni locali perché valorizzino il ruolo dei giovani sul territorio e lo trasformino in azioni concrete di governo. 

 

Cos’è il Youth Pass e che valenza ha nel mondo del lavoro? Per tutti coloro che partecipano ad un progetto GIA nell’ambito delle azioni 1.1,2 e 4.3 è prevista la possibilità  di ricevere il certificato Youthpass, che descrive e convalida l’esperienza di apprendimento non formale e informale acquisita durante il progetto. Lo Youthpass serve per certificare l’apprendimento in: scambi di giovani, iniziative giovani, servizio di volontariato europeo e attività di formazione. Tramite questo strumento la Commissione Europea certifica che la partecipazione al programma è riconosciuta come esperienza formativa. Pertanto risulta essere  un mezzo importante  per seguire il processo di apprendimento non formale in modo più appropriato e riuscire a dare a questo tipo di esperienze il giusto rilievo, tanto da divenire per il futuro un utile strumento in chiave lavorativa. 

Qualche programma per il futuro? L’unico programma è quello di fare in maniera dignitosa il mio lavoro fino alla scadenza del mandato, per diffondere il programma Gia sul territorio e fornire gli strumenti ai giovani per vivere la loro età con l’ottimismo di chi pensa di avere delle opportunità da sfruttare. Mi auguro che il lavoro svolto, da me personalmente e da tutti quelli che lavorano in Agenzia, possa essere conosciuto dai tantissimi ragazzi che non hanno accesso alle informazioni con facilità e che anche tramite noi possano sperimentare se stessi e la loro capacità di “muoversi”, di comunicare con i propri coetanei, di allargare i propri confini. Se questo obiettivo sarà raggiunto potrò dire di essere felice di aver fatto questa splendida esperienza.