"128 battute" per sentirsi poeti
Avete presente “Anna Karenina”? Un giorno qualcuno in tv la definì “un’arma contundente” in riferimento alla sua mole. Tolstoj non avrebbe apprezzato. Ma di sicuro avrebbe capito. La letteratura va in direzione della sintesi e la Feltrinelli coglie l’occasione per lanciare “128 battute”, il primo concorso di microcomponimenti. Il titolo è eloquente: spazio ridotto a meno di un sms per esprimere il proprio pensiero, poesia, aforisma o quant’altro, il tutto da spedire via mail.
Non solo la partecipazione è digitale, ma lo stesso evento prende piede via web, sulla pagina twitter creata per l’occasione (twitter.com/128battute). Tra tutti i microracconti pervenuti entro il 14 febbraio 2010, 128 saranno raccolti e pubblicati in un apposito manualetto venduto negli stores Feltrinelli. Il ricavato sarà devoluto in beneficenza, a favore dell’associazione SightSavers, impegnata nella formazione scolastica dei bambini ciechi del terzo mondo. Scrivere per una giusta causa, dunque. E dove cultura si unisce a solidarietà, non possiamo mancare noi di SCM. Giù quindi a scrivere l’articolo. E la prima cosa che salta all’occhio sono i consensi del pubblico. Giovani e giovanissimi rispondono bene, e la formula “concorso + social network”, certo non innovativa, continua a dare risultati. Ampia partecipazione e, in poco meno di una settimana, la pagina web dedicata all’evento segna oltre mille followers.
Spulciamo i messaggi postati e (sorpresa) alcuni sono niente male: SynthWriter ci lascia una pillola di poesia, “Se solo piovesse dal basso verso l'alto, mi aggrapperei alla prima goccia che sale”; e tra rime azzardate e filosofi principianti, notiamo come le poesie d’amore vadano per la maggiore (e per i poeti, si sa, l’amore è sempre quello con la A maiuscola): “Se uno non ama, vive a malapena; se uno ama, sicuramente ne rimarrà ucciso”. Iniziativa lodevole con cui la Feltrinelli dimostra di avere occhio e capacità di avvicinare la scrittura al grande pubblico. La svolta popolare non poteva evitare il filtro dei new media, prima fra tutti la Rete, e dimostra come oggi più che mai la parola scritta si trasformi in simulacro della società che la origina, assumendo la sintesi ad elemento fondante. Guarda caso, ha preso da poco il via la nuova edizione di “Subway Letteratura” (di cui ci siamo occupati qualche tempo fa. Ndr), che mira a diffondere i suoi brevi libretti nelle reti metropolitane cittadine. La società corre.
La cultura si adegua. Ma di certo dare (poca) carta bianca a tutti non è la soluzione ottimale. Perché la creatività ha innegabilmente bisogno di spazio e forme adeguate. E forse, a recriminare contro chi lo insulta, Tolstoj non avrebbe tutti i torti.