Dall'America la storia di Conchita Picciotto che vive davanti alla Casa Bianca per protestare

di Anna Laudati

Una battaglia lunga trent’anni contro il nucleare e la guerra. Conchita, cittadina del mondo, è diventata il simbolo di questa protesta (di Andrea Pellegrino)

conchita_2.jpgCinque diversi presidenti, repubblicani e democratici, si sono succeduti dal 1981 al civico 1600 di Pennsylvania Avenue, dove ha sede la Casa Bianca. Il mondo è cambiato ma una cosa è rimasta sempre uguale e questa è Concepcion Martin Picciotto, una esile donna spagnola sulla sessantina che da quasi trent’anni conduce una protesta difficile e solitaria contro la principale potenza mondiale, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione del disarmo nucleare. Una tenda, qualche straccio, una bottiglia d’acqua e qualche nocciolina da dare agli scoiattoli che sono i suoi alleati più fidati ed affezionati. Col sole, col vento, con la pioggia o la neve, d’estate e d’inverno, Conchita è sempre lì a portare avanti la sua battaglia cominciata nel lontano 1981.

 Spesso i turisti si fermano e lei ha sempre una parola per tutti. Parla tantissime lingue ed è raro per lei non riuscire a comunicare con le persone che si fermano davanti alla sua tenda. Conchita è sempre lì, ferma i passanti e comincia a parlare con chi si ferma incuriosito. “Where are you from?”, chiede a chi legge i suoi cartelli pacifisti e contro il nucleare. Io le rispondo: “Italia”. Lei, subito cambia lingua e dice: “Ah, e di dove?”, e si china a rovistare in una griglia che tiene vicino a sé. Tempo qualche secondo ed estrae la fotocopia di un articolo della Repubblica, scritto nel 1988. Non è l’unico pezzo su di lei ma è l’unico che ha in italiano. Nel corso degli anni la sua storia è stata raccontata dalla stampa di mezzo mondo, e non sempre in maniera positiva. Ha una storia lunga Conchita, o Concepcion o Connie, o Concetta (a seconda della nazionalità del suo interlocutore) e molte cose del suo passato sono coperte dal mistero. Arriva negli Usa dalla Galizia negli anni ‘60 e si sposa con un imprenditore italoamericano. Conchita lavorava come interprete per l’Onu e aveva un marito che guadagnava bene. Nel 1974 diede alla luce la sua unica figlia ma poi il suo matrimonio finì in modo burrascoso. Dopo una battaglia in tribunale con il suo ex marito, Conchita perde il lavoro, la casa e anche l’affidamento della figlia. La incontro in una Washington piena di neve, fa freddo.

 

Le chiedo come riesca a resistere la notte al freddo e all’umidità. Lei ride, mostrando noncurante una dentatura che porta tutti i segni di una vita difficile e degli anni di protesta davanti la Casa Bianca. Le chiedo più volte da dove viene e lei continua a rispondermi “sono cittadina del mondo!”. Mentre parla, aggiornatissima anche delle ultime novità di “politica” italiana, spesso viene interrotta dagli scoiattoli che le chiedono qualche nocciolina e che lei, amorevolmente, non gli nega mai. Parla di Berlusconi, del governo e della società italiana. Le chiedo se crede di riuscire, con la nuova amministrazione democratica, ad avere finalmente un incontro con Obama. Lei non risponde, dice che i Presidenti sono tutti uguali a prescindere dal colore politico. Ma non vedo, attorno alla sua tenda, cartelli contro Obama mentre sono diversi quelli che criticano l’operato dell’ex presidente Bush. Lei sostiene di essere stata aggredita dalla polizia e per questo porta un casco, che si toglie solo per dormire. Sette volte è stata arrestata la testarda donna spagnola. Ma lei non ha mai pensato di abbandonare la battaglia iniziata con William Thomas, un pacifista militante che nel giugno 1981 aveva cominciato una veglia permanente sul marciapiede della Casa Bianca che dà su Lafayette Park. Più volte ed in più modi, le varie amministrazioni hanno cercato di cacciare Conchita dal suo scomodo presidio. Anche una legge che impedisse di manifestare nelle immediate vicinanze della Casa Bianca non è servita a farla desistere.

 

Per combattere colpo su colpo nelle cause in corso, dopo qualche anno Thomas cominciò a occuparsi della parte legale e poi della gestione del sito. Lo studio di Thomas, non lontano dalla Casa Bianca, è utilizzato da Conchita anche come base di appoggio per i bisogni di ogni giorno. Per il mangiare, dice la donna, ci pensano gli amici di una panetteria poco lontano da dove Conchita vive: “mi aiutano dandomi il pane del giorno prima”. Se nei primi anni vicino a Conchita si accampavano regolarmente gruppi pacifisti di tutto il mondo, da anni la donna è rimasta sola. A volte viene attaccata da vandali o da chi non la pensa come lei politicamente. Le hanno rubato cinque volte la bicicletta mentre dormiva. Ciononostante, la donna spagnola rappresenta ancora un’icona per molti. La sua lotta solitaria contro il nucleare e le guerre, a favore dell’ambiente e della pace, stenta ancora ad essere conosciuta dai più. Lasciamo Conchita con la promessa di raccontare in Italia la sua storia e con la speranza di rivederla presto, tenace e forte come oggi in compagnia dei suoi fidati scoiattoli.