Dall'America la storia di Conchita Picciotto che vive davanti alla Casa Bianca per protestare
Una battaglia lunga trent’anni contro il nucleare e la guerra. Conchita, cittadina del mondo, è diventata il simbolo di questa protesta (di Andrea Pellegrino)
Cinque diversi presidenti, repubblicani e democratici, si sono succeduti dal 1981 al civico 1600 di Pennsylvania Avenue, dove ha sede
Spesso i turisti si fermano e lei ha sempre una parola per tutti. Parla tantissime lingue ed è raro per lei non riuscire a comunicare con le persone che si fermano davanti alla sua tenda. Conchita è sempre lì, ferma i passanti e comincia a parlare con chi si ferma incuriosito. “Where are you from?”, chiede a chi legge i suoi cartelli pacifisti e contro il nucleare. Io le rispondo: “Italia”. Lei, subito cambia lingua e dice: “Ah, e di dove?”, e si china a rovistare in una griglia che tiene vicino a sé. Tempo qualche secondo ed estrae la fotocopia di un articolo della Repubblica, scritto nel 1988. Non è l’unico pezzo su di lei ma è l’unico che ha in italiano. Nel corso degli anni la sua storia è stata raccontata dalla stampa di mezzo mondo, e non sempre in maniera positiva. Ha una storia lunga Conchita, o Concepcion o Connie, o Concetta (a seconda della nazionalità del suo interlocutore) e molte cose del suo passato sono coperte dal mistero. Arriva negli Usa dalla Galizia negli anni ‘60 e si sposa con un imprenditore italoamericano. Conchita lavorava come interprete per l’Onu e aveva un marito che guadagnava bene. Nel 1974 diede alla luce la sua unica figlia ma poi il suo matrimonio finì in modo burrascoso. Dopo una battaglia in tribunale con il suo ex marito, Conchita perde il lavoro, la casa e anche l’affidamento della figlia. La incontro in una Washington piena di neve, fa freddo.
Le chiedo come riesca a resistere la notte al freddo e all’umidità. Lei ride, mostrando noncurante una dentatura che porta tutti i segni di una vita difficile e degli anni di protesta davanti
Per combattere colpo su colpo nelle cause in corso, dopo qualche anno Thomas cominciò a occuparsi della parte legale e poi della gestione del sito. Lo studio di Thomas, non lontano dalla Casa Bianca, è utilizzato da Conchita anche come base di appoggio per i bisogni di ogni giorno. Per il mangiare, dice la donna, ci pensano gli amici di una panetteria poco lontano da dove Conchita vive: “mi aiutano dandomi il pane del giorno prima”. Se nei primi anni vicino a Conchita si accampavano regolarmente gruppi pacifisti di tutto il mondo, da anni la donna è rimasta sola. A volte viene attaccata da vandali o da chi non la pensa come lei politicamente. Le hanno rubato cinque volte la bicicletta mentre dormiva. Ciononostante, la donna spagnola rappresenta ancora un’icona per molti. La sua lotta solitaria contro il nucleare e le guerre, a favore dell’ambiente e della pace, stenta ancora ad essere conosciuta dai più. Lasciamo Conchita con la promessa di raccontare in Italia la sua storia e con la speranza di rivederla presto, tenace e forte come oggi in compagnia dei suoi fidati scoiattoli.