Rosarno: il seguito. La rivolta degli ultimi del mondo. Seconda parte

di Anna Laudati

Rosarno. E poi? Con le parole del giovane Daouda ripercorriamo quanto accaduto nei giorni della rivolta, il suo perché e cosa è successo in seguito a quei fatti (di Gianfranco Mingione)

fonte_coordinamento_migranti_bologna_1.jpgDaouda ha 26 anni e viene dalla Costa D’Avorio, uno stato dell’Africa occidentale.. Nei giorni della rivolta scoppiata a Rosarno a inizi gennaio lui c’era e ricorda cosa è accaduto, perché, come si viveva e quanto e in che condizioni si lavorava (per approfondire vai all’articolo. Soprattutto, Daouda ci racconta come prende vita una consapevolezza di gruppo volta a riflettere, comprendere e a informare le persone sulla propria reale situazione. Perché quanto accaduto a Rosarno non accada più ce bisogno di comprensione, riconoscimento e rispetto.

Solo così è possibile cambiare il mondo, cambiare ciò che è discriminatorio e far diventare la società più accogliente e inclusiva. Una società diversa, democratica, caratterizzata dall’uguaglianza e da vere opportunità.  

Daouda, cosa è successo a Rosarno? La ribellione di Rosarno… ti dico, questo gennaio 2010, quando alcuni ragazzi hanno sparato su alcuni nostri amici e questo ha scatenato la rivolta. 

Qualcuno vi ha detto che cosa stava succedendo, come è circolata l'informazione? Quando hanno sparato alle gambe ad alcuni ragazzi, quelli che erano lì, sul posto, quando hanno visto il fatto hanno iniziato a informare gli altri. Grazie alla velocità del telefono tutti ne sono venuti al corrente. La sera abbiamo iniziato la manifestazione che è proseguita fino a tarda notte. Dopo è venuta la polizia, ha disperso le persone col gas e l'indomani, il venerdì mattina, abbiamo ripreso a manifestare. Perché a Rosarno c'erano persone che dormivano a 2-3 km dal paese e quando li abbiamo informati, l'indomani mattina, il venerdì, abbiamo deciso di non lavorare. Così quelli che abitavano fuori Rosarno sono venuti a raggiungere quelli che stavano in paese e abbiamo continuato la manifestazione fino al comune. 

Come era la vostra vita prima dei fatti di Rosarno? Raccontaci la tua giornata ... La vita era davvero… non si viveva bene. Quando è successo tutto questo, tutti hanno visto le tende, le condizioni in cui vivevamo, c'erano molti… vivevamo nelle vecchie fabbriche abbandonate, c'era chi viveva in piccole capanne, o in dieci, sette, otto in piccoli appartamenti. La mattina alle 6 bisognava alzarsi per andare a cercare lavoro e siccome eravamo tanti, quelli che non lavoravano andavano in un posto chiamato piazza per vedere se c'era la possibilità di ottenere un lavoro. Così ti alzavi alle 6, alle 5 e se avevi avuto l'occasione di andare a lavorare tornavi a casa alle 7, alle 8 di sera. 

E' vero che non c'erano controlli medici, né cure, né diritti, che c'era invece molto sfruttamento? Si, non c'erano servizi sanitari, né elettricità, acqua potabile. Niente. Nessun controllo, nessun diritto laggiù. Lavoravamo perché ne avevamo bisogno. Perché senza lavoro non puoi fare niente. Non puoi presentarti davanti alla commissione per chiedere asilo politico, dove ti chiedono le tue origini, ti fanno vedere gli avvocati, che poi ti chiedono dei soldi per il loro lavoro. Allora in molti si ritrovano lì, per lavorare un po', guadagnare qualcosa per pagare gli avvocati.  

Cosa pensi dei mezzi di informazione italiani. Secondo te, come hanno parlato dei fatti di Rosarno. Ne hanno parlato troppo, bene, male? Durante i fatti, la televisione italiana non ha mostrato davvero cos'era successo, il modo in cui venivamo trattati a Rosarno, il modo in cui vivevamo e lavoravamo. Non ha detto tutto. Durante la manifestazione, le persone erano molto nervose e nessuno poteva controllarle. Così ci sono stati ribaltamenti di macchine e le macchine sfasciate sono state le uniche scene che hanno mostrato. Ma di noi, di quello che facevamo, di come vivevamo e lavoravamo malpagati, quello andava bene, e non hanno detto tutto questo.  

Ma non tutto è perduto. Tu credi che possa esserci un'altra Rosarno? Io credo che sia possibile. Siamo tutti esseri umani, secondo me non ci sono differenze tra di noi. Il dio che ci ha creati non ha posto differenze tra di noi. Siamo noi stessi a mettere delle differenze tra noi, a dire voi siete neri voi siete bianchi. Dunque è possibile costruire qualcosa di meglio di quello che è stata Rosarno.  

Anche in Italia? Si, anche in Italia. Perché non tutti hanno la stessa visione dell’integrazione in Italia. Ci sono molti che sono contro quello che è successo a Rosarno, quindi se tutte queste persone si mettono insieme possono trovare una soluzione migliore a quelle precedenti.  

Ci racconti cosa è successo dopo i fatti di Rosarno e come vi hanno accolto a Roma? Perché è nata l’assemblea dei migranti? Dopo la manifestazione di Rosarno, la popolazione locale ha detto che non voleva più i neri a Rosarno, così la polizia ha fatto uscire tutti dal paese e ci ha mandato al Cie di Bari Palese (Centro di identificazione ed espulsione). Poi in molti, anche io, abbiamo preso il treno e siamo arrivati direttamente a Roma. Qui abbiamo dormito a Termini dove abbiamo conosciuto una donna del San Gallicano, che ci ha dato delle coperte e ci ha detto di passare in ospedale per ricevere una visita medica e un aiuto in caso di eventuali problemi di salute, oltre ad aiutarci nella ricerca di un posto dove dormire. E così siamo passati al San Gallicano e lì ci hanno visitato e rilasciato un certificato sanitario. In seguito ci hanno indirizzato al Tempesta, un sistema di occupazione abitativa gestito da Action, dove risiedono molte persone. Grazie agli aiuti ricevuti al San Gallicano abbiamo conosciuto le associazioni e parlato con Giovanna Cavallo, responsabile di Action, che ci ha consigliato di organizzare un incontro con la presenza di tutti noi con le associazioni. Visto che siamo in tanti qui, dovevamo metterci insieme, fare movimento e reclamare i nostri diritti. E così è nata l'assemblea dei lavoratori di Rosarno a Roma.  

Se potessi parlare agli italiani in piazza, cosa gli diresti, cosa gli spiegheresti? Quello che posso dire agli italiani bhé…  che siamo tutti esseri umani, neri, bianchi, siamo tutti la stessa cosa. Perché un nero può donare il suo sangue a un bianco e un bianco può donarlo a un nero e quindi siamo tutti uguali, non ci sono differenze tra di noi. Perché il Dio che ci ha creato non ha messo delle differenze tra di noi.  

L’intervista è stata realizzata con il prezioso aiuto dell’associazione daSud Onlus che si occupa di cultura della legalità attraverso percorsi di comunicazione, arte, cultura, memoria, identità volti a creare alleanze possibili tra cittadini, intellettuali, artisti e buona politica.

Per saperne di più: http://www.dasud.it/   http://actiondiritti.net/