I giovani reagiscono in rete: lasciate in pace Melina e i suoi cani!
Intimidazioni ai danni del rifugio
C’è chi abbaia e fa le feste, chi resta distratto nel suo recinto, chi scodinzola ma mantiene le distanze. Sono i 150 ospiti del rifugio
Gli ospiti del rifugio non possono sapere cosa è avvenuto alla loro benefattrice in questi giorni, né possono immaginare d’aver davvero rischiato lo sfratto ad opera del Comune e subito pressioni, forse, per mano della camorra. E’ accaduto nella notte del 16 marzo scorso, poco dopo la mezzanotte: ignoti hanno dato alle fiamme il furgoncino Renault Kangoo di Melina, che tante volte era servito per intervenire in caso di emergenza e fungeva quasi da ambulanza. Il mezzo era parcheggiato sotto casa ed è letteralmente esploso probabilmente a causa del lancio di una molotov. Un gesto intimidatorio, compiuto da vigliacchi che volevano spaventare Melina e indurla ad abbandonare l’oasi felice che fra mille sacrifici ha messo su nella desolazione di via Virginia Woolf, a due passi dai campi rom incendiati nel 2008. Allora si disse che i raid anti-insediamento rom erano stati fomentati dal presunto tentativo di rapimento di una bambina italiana ad opera di una nomade, ma sugli attacchi aleggiava anche l’ombra della camorra interessata al business del cemento e della speculazione edilizia: a Ponticelli, infatti, è stato varato un piano regolatore che prevede la costruzione in via Virginia Woolf di parcheggi e di un centro commerciale.
“Ho paura, non solo per la mia famiglia ma anche per i miei cani. E se incendiano tutto anche qui? E se fanno come con i rom? Io c’ero, ricordo le fiamme, ricordo la violenza, non li lascio soli i miei piccoli” Queste le parole di Melina all’indomani dell’atto intimidatorio che fra l’altro ha messo in difficoltà i volontari “Al momento non abbiamo i mezzi per ricomprare il furgoncino, ma non ci fermeremo, non ci fermeranno”. La loro determinazione, comunque, sarà premiata, a riprova che da un momento difficile si può uscire a testa alta. L’assessore all’ambiente del Comune di Napoli, infatti, ha promesso che non sarà eseguita la sentenza di sfratto che pendeva sulla testa dei ragazzi dell’Adla e che il terreno, dato loro in incomodato d’uso dieci anni fa, rimarrà a disposizione di Melina, che nel frattempo ci ha costruito su a proprie spese un piccolo miracolo d’amore e impegno civile (dalle cucce al sistema fognario, dalle tubature all’area attrezzata per la cura degli animali in condizioni peggiori). Per assicurarsi che le promesse fatte in campagna elettorale vengano attuate si è mobilitato il popolo di internet: su diversi siti dedicati a studenti e sui social network come facebook, infatti, è partito il tam tam della solidarietà, che invita gli utenti a scrivere al sindaco e alla giunta per chiedere rassicurazioni sul destino del rifugio