Dal social network alla piazza: rissa e coltelli per colpa di Facebook
La fantascienza degli anni ’90 non ha insegnato nulla alle nuove generazioni: tutte le storie di Asimov e di Philip Dick in cui gli androidi si ribellano agli uomini, erano il frutto della moderna paura di perdere il controllo sulla tecnologia. In effetti anche l’innocuo e strafamoso Facebook ha mostrato più volte il suo lato tagliente. E questa volta, dall’insulto online alla violenza reale il passo è stato breve. Ieri sera, i carabinieri di Palermo sono intervenuti per sedare una rissa tra due gruppi di ventenni. La situazione è degenerata per un tag finito male e un commento di troppo su Facebook.
Pare che un tale Antonino Gebbia abbia preso in giro l’amico Salvatore Somma, alludendo alla patente di quest’ultimo ritirata per possesso di droga. Così, non gradendo lo scherzo, i quattro fratelli Somma hanno cercato di salvare l’onore della famiglia mandando in ospedale il giovane Gebbia. Il tutto si conclude con il sequestro da parte dei carabinieri di un coltello da cucina, di una pistola (caricata a salve) e l’arresto di tutti i presenti. Effetto collaterale, certo. Ma, caso strano, dall’altra parte della Penisola, a San Giuliano Milanese, poche ore prima i social network hanno fatto un’altra vittima. La mattina del 24 marzo, una 17enne è stata picchiata e derubata da un gruppo di coetanee che, dopo l’aggressione, si sono allontanate lasciando la ragazza sul marciapiede. A scatenare la violenza, una chattata tra la vittima ed un ragazzo conteso da una rivale gelosa.
Due episodi insoliti nel giro di 48 ore. Tra l’altro, non è la prima volta che Facebook compare sui giornali sotto titoli non proprio benevoli: giusto il mese scorso, anche qui su SCM, ci siamo occupati dei gruppi razzisti che inneggiavano contro i portatori di handicap. In Svizzera e Germania le Authority competenti in materia di privacy stanno indagando sul modo con cui il sito utilizza e divulga i dati dei propri utenti. Il Los Angeles Times denuncia agenti della CIA impegnati in indagini sotto falsi profili. Certo, parlare di sicurezza e di tutela della privacy è complesso, addirittura assurdo. Anzi, ora che lo sviluppo tecnologico permea il nostro quotidiano, il collegamento tra vari soggetti diventa fondamentale. Ma proprio per questo, quando il peso della socializzazione digitale sulla vita reale diventa eccessivo, lo scotto da pagare è inevitabilmente la traduzione dell’esperienza in aride stringhe di bit.