Libri e Autori, vi facciamo la festa... il 23 aprile

di Anna Laudati
Uno scorcio nel mondo del libro e dell'editoria in occasione della Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d'Autore (di Claudia Gorgoglione) 

libri-libro.jpgNoioso, divertente, breve, antico, ricercato, venduto; amato da grandi e piccoli, ignorato da troppi...grandi; celebrato, amato od odiato che sia, il libro è il primo prodotto frutto della stampa a caratteri mobili. Reduce di battaglie combattute tra roghi ed impedimenti vari ed eventuali, compagno di viaggio più gettonato sin dai tempi che furono  è oggi, nella sua nuova veste, imprigionato in corazze metalliche all'ultimo grido. È il “nostro amico libro”, celebrato anche quest’anno,  secondo un'abitudine ormai consolidata,  il 23 aprile nella giornata mondiale dedicata al libro ed al Diritto d'Autore.

Appendice l'un dell'altro, vengono festeggiati con manifestazioni culturali in tutti i centri editoriali nevralgici mondiali e, sebbene l'Editoria italiana abbia accusato il colpo della crisi economica in cui il paese versa, anche il nostro paese reagisce attivamente alla Grande Festa. Da Varese a Roma, da Bari a Catania, da Udine a Palermo, da Rovereto a Pomezia, più che numerose saranno le iniziative che il prossimo venerdì ricorderanno l'importanza della lettura/scrittura: biblioterapia, prestito di libri a scatola chiusa, letture sperimentali, convegni, maratone letterarie. Assenti cenni – e speriamo sia solo una vista - , nell'innumerevole elenco di giornate, iniziative ed incontri, all'importantissima tematica del diritto d'autore che è il nucleo dell'affascinante cellula rappresentata dall'editoria e i suoi prodotti. Ed in un mondo fatto di parole concatenate e lievitate in un libro o in una pubblicazione on line, la tutela della paternità di un testo-immagine-musica e quant'altro non sarebbe proprio da sorvolare. Per entrare nel merito della questione abbiamo posto dei quesiti a Marco Bellezza, responsabile dell' Osservatorio Pugliese della Proprietà intellettuale Concorrenza e Consumo digitale (OPPIC).

Dott. Bellezza, intanto potrebbe spiegarci di cosa si occupa l'Osservatorio dello specifico? L'Osservatorio pugliese della proprietà intellettuale concorrenza e consumo digitale, associazione vincitrice del bando regionale “Principi attivi – giovani idee per una Puglia migliore”, composta da dottorandi e dottori di ricerca dell'Università degli studi di Bari, vuole contribuire allo sviluppo del dibattito giuridico e non solo sul tema. Un punto di riferimento per quanti in Puglia vogliono approfondire tali tematiche in una struttura preposta al compimento di un'attività di ricerca, informazione e consulenza come l'Osservatorio. In questi primi mesi di attività abbiamo allestito un sito internet www.oppic.it che aggiorniamo quotidianamente con notizie dal mondo del diritto digitale e con informazioni sull'attività dell'Osservatorio. Abbiamo inoltre, organizzato una serie di incontri di studio dedicati all'impatto delle nuove tecnologie sul mondo della comunicazione coinvolgendo importanti docenti italiani e stranieri esperti del tema. Abbiamo, infine, avviato una serie di importanti collaborazioni con altri centri di ricerca italiani e stranieri impegnati nell'approfondimento dei temi analizzati dall'Osservatorio.

In questa fase stiamo organizzando un importante evento su Bari da tenersi nel mese di giugno dedicato al “Futuro della rete” alla luce della recente evoluzione della giurisprudenza italiana in materia di responsabilità dei provider. Naturalmente l'Osservatorio è una struttura aperta a quanti siano interessati o vogliano approfondire tali tematiche sul nostro territorio. Come si adatta il diritto d'autore ad una realtà illimitata come quella di internet? L'avvento e lo sviluppo della rete ha rivoluzionato il mondo della comunicazione e della trasmissione di informazioni a livello globale con l'effetto non trascurabile di rendere disponibili a milioni di utenti una serie infinita di informazioni, organizzate e non, senza la necessità di intermediari o meglio con la nascita di nuovi intermediari (Google tra tutti) e nuovi modelli di distribuzione e trasmissione delle informazioni. Peraltro le nuove tecnologie rendono sostanzialmente irrisori i costi di riproduzione di un'opera con qualità e livello di riproduzione identici all'originale In questo quadro i paradigmi classici del diritto d'autore, per come storicamente inteso e determinato - che dobbiamo ricordarlo crea una situazione di monopolio in capo al titolare rappresentando un'eccezione rispetto alla libera disponibilità delle informazioni e dei contenuti ed a quello che viene definito pubblico dominio – sono entrati in crisi.

Nell'attuale fase storica si assiste quindi, ad un ripensamento del diritto d'autore ed a tentativi di adattamento dello stesso alle mutate realtà tecnologiche. Tralasciando le implicazioni sociologico, economico, culturali e venendo alle implicazioni più strettamente giuridiche del processo in atto dobbiamo registrare come l'approccio prescelto dai diversi legislatori, tanto a livello internazionale quanto a livello comunitario e nazionale, sia stato caratterizzato da un'iperprotezione del diritto d'autore (attraverso ad esempio la progressiva estensione del termine di durata/l'utilizzo della leva penale per punire violazioni del diritto d'autore) che tuttavia, non ha condotto, paradossalmente, ad un vero rafforzamento dello stesso, rimasto inalterato nella sua struttura classica di origine settecentesca. Il diritto d'autore viene, quindi, sempre più avvertito come un limite ed un ostacolo allo sviluppo di nuove forme di creatività e modalità espressive anche perché la tradizionale giustificazione storica adottata, secondo la quale il diritto d'autore avrebbe la funzione di assicurare una giusta remunerazione allo sforzo creativo condotto dall'autore, non appare più reggere di fronte allo sviluppo di nuove modalità di business che, in qualche modo, prescindono dallo schema del diritto d'autore (penso alla parabola del software open source – nuove e vincente modello di business sempre più adottato dalle multinazionali dell'informazione). Per di più l'iperprotezione del diritto d'autore sta producendo effetti sociali non certo trascurabili.

Penso al fenomeno del file sharing ed alla criminalizzazione di fasce sempre più ampie della popolazione (sopratutto giovani) che quotidianamente scaricano materiale protetto nella piena consapevolezza di compiere un atto contrario alla legge ma, tutto sommato, socialmente accettabile. Criminalizzare una generazione, come avverte Lawrence Lessing, tra i massimi esperti mondiali in materia di copyright digitale fondatore di Creative Commons, non è il miglior modo per tutelare il diritto d'autore. I costi sociali indotti da una legislazione come quella attualmente vigente sono certamente superiori ai benefici derivanti agli autori ed agli intermediari sopratutto alla luce di un quadro giuridico estremamente articolato ed ancora disomogeneo a livello globale. Bisogna quindi ripensare il diritto d'autore, tornando agli interessi dei soggetti implicati e sperimentando modalità alternative di tutela degli autori. A mio avviso, occorre continuare e progressivamente modellare il nuovo diritto d'autore adattandolo ai mutati scenari tecnologici attraverso un attività di ricerca e sopratutto di informazione per l'acquisizione di una nuova consapevolezza a tutti i livelli coinvolgendo una classe politica spesso disattenta i media tradizionali destabilizzati dall'avvento della rete, i consumatori troppo spesso spettatori passivi di fenomeni che li coinvolgono sempre più da vicino.

Un grazie di cuore al Dott. Bellezza per questa finestra sul mondo della proprietà intellettuale.