Bello e impossibile: lo smacco del Comune di Caiazzo al sacchetto di plastica

di Anna Laudati

Dal casertano un esempio per tutelare l'ambiente e ridurre il problema dei rifiuti (di Claudia Gorgoglione)

no_buste_plastica1243071125.jpgUnire l'utile al dilettevole. Questo l'obiettivo di due assessori di Caiazzo, comune del casertano di quasi 6.000 anime, portavoce di un'ottima iniziativa presentata il 26 Aprile a Roma nella sede dell'Anci. Utili, colorati, maneggevoli e biodegradabili? Non sempre. Infatti, non tutti i sacchetti spacciati sul mercato come biodegradabili riescono ad essere decomposti in natura, e questo spiegherebbe oltre al fattore inquinamento anche i costi più bassi e competitivamente irraggiungibili della finta bioplastica. E così il cane si morde la coda: costi minori, consumo maggiore.

Ma il punto non è questo. È ormai noto che una delle cause principali dell'inquinamento derivi dall'incremento delle percentuali di anidride carbonica e di altri gas nell'atmosfera, con fortissima incidenza sul problema dell'effetto serra. Non occorre la caccia alle streghe; il colpevole è sotto gli occhi: il petrolio (o l'uomo che ne abusa?). E 430 mila tonnellate di questo vengono bruciate per produrre 200 mila tonnellate di sacchetti in polietilene. Allora Caiazzo ha deciso: niente più sacchetti, dunque. Il primo passo per lo sterminio del polietilene a forma di sacchetto è stata la sottoscrizione della “Carta degli impegni” che ha visto d'accordo i promotori di Città Slow (associazione all'attivo da ormai dieci anni), i rappresentanti di Legambiente e la Novamont, società produttrice dei sacchetti. Ancora una volta, il Comune di Caiazzo, si distingue per l'accuratezza nel trattare temi utili alla tutela ed alla protezione dell'ambiente. Già un anno fa, l'Unicoop di Firenze aveva urlato al pericolo inquinamento anticipando non solo le leggi italiane ma addirittura le direttive europee.

La norma europea EN 13432 “Requisiti per imballaggi recuperabili mediante compostaggio e biodegradazione”, adottata anche in Italia con la denominazione UNI EN 13432, definisce le caratteristiche che un materiale deve possedere per poter essere definito “compostabile”: biodegradabilità, disintegrabilità e bassi livelli di metalli pesanti e assenza di effetti negativi sulla qualità dei compost (risultato della decomposizione e dell'umidificazione). Naturalmente vivere in una società “metropolizzata” oltre agli aspetti positivi cela anche aspetti negativi che la comodità e la velocità spesso ignorano e le buone abitudini tardano ad arrivare sostituendo quelle cattive. Già nei nostri supermercati sono apparse le alternative e colorate borse per la spesa, anche piacevoli da trasportare e già si parla di ecotrendy. Per chi volesse cimentarsi, inoltre, personalmente nella creazione di una bag il web offre video per il confezionamento (il portale www.portalasporta.it è fornitissimo a riguardo).

Caiazzo docet..ma l'Italia imparerà?