Alcolismo e prevenzione. Inaugurato il primo C.A.T, Club alcolisti in trattamento, di Massafra
A livello nazionale le percentuali degli alcolisti sono preoccupanti. Sembra che si stia diffondendo tra i giovani italiani un’altra moda, quella del “binge drinking” che consiste nel bere in occasioni particolari più di 6 bevande alcoliche alla volta (di Mariella Vinci)
Un piccolo acronimo, C.A.T. (club degli alcolisti in trattamento), una grande comunità multifamiliare che si basa sull’aiuto e sulla solidarietà tra famiglie con problemi alcool-correlati. Lo scorso martedì 27 ne è stato inaugurato uno anche a Massafra, grazie all’associazione onlus “
I discorsi dei relatori si sono incontrati in molti punti sottolineando «l’importanza del concetto della promozione della salute che va coltivata giorno per giorno e che non esiste un farmaco che possa da un giorno all’altro annullare la dipendenza. Ognuno di noi può essere in grado di farcela, anche con tempi diversi, basta crederci - ha aggiunto la dott.ssa Blasi. Questa è una grande famiglia in cui le persone riconoscono di essere tali, una comunità multifamiliare, un luogo dove si trovano delle risposte grazie a determinate figure, come quella del servitore-insegnante, una persona sensibile che affianca l’utente facendo emergere le proprie potenzialità. Spesso in questo luogo ci si arriva quando non è più possibile gestire la propria vita, io vorrei che si arrivasse prima». “Inventore” dei Club è Vladimir Hudolin, consulente dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, psichiatra jugoslavo famoso in tutto il mondo per aver ideato il programma alcologico che ha visto nascere il primo Club a Zagabria nel 1964.
Il primo Club italiano è stato aperto a Trieste nel 1979; attualmente si contano all'incirca 2.400 Club in tutta la penisola composti al massimo da 12 famiglie e un operatore che si incontrano una volta la settimana per un'ora e mezzo circa. Toccanti le testimonianze degli utenti, nei loro racconti si celava il vero senso della serata, chi a causa dell’alcool ha distrutto la sua famiglia, chi stava per farlo ma grazie alla forza di volontà e all’impegno del Club è riuscita a ripristinare l’equilibrio familiare perso. Una soddisfazione immensa negli occhi dei promotori del progetto e del presidente dell’associazione Lony Guagliardo, i quali hanno incoraggiato l’iniziativa fin da sempre. In ultimo il saluto dell’assessore alle Politiche Sociali, Antonio Cerbino, il quale ha espresso «una profonda sensibilità da parte dell’Amministrazione nei confronti di questi temi tanto da proporre una possibile campagna di sensibilizzazione da promuovere nelle scuole per una formazione più accurata e positiva per i futuri cittadini».
L’alcolismo, quindi, è un problema sociale perché è causa di sofferenza non solo di chi ne è coinvolto direttamente ma anche di chi vi è attorno, in quanto all’interno della famiglia il progressivo comportamento di abuso minaccia i rapporti interpersonali, riscontrando nella persona aggressività ed isolamento. A livello nazionale le percentuali fanno riflettere molto. Sembra che si stia diffondendo tra i giovani italiani un’altra moda, quella del “binge drinking” che consiste nel bere in occasioni particolari più di 6 bevande alcoliche. Una moda che causa anche i suoi effetti, tra l’altro negativi. «Sono tanti i giovani, circa il 17%, al di sotto dei 14 anni che arrivano in ospedale con intossicazioni alcoliche.- E’ quanto ha dichiarato recentemente il direttore dell’Osservatorio nazionale alcol, nell’ambito dell’Alcool Prevention Day all’Istituto superiore di Sanità di Roma.- Ma a destare preoccupazione è l’età in cui si inizia a bere, età in cui dovrebbe essere tassativamente vietata la somministrazione di alcool.
Inoltre emerge che la guida in stato di ebbrezza è, secondo le statistiche, la prima causa di morte tra i ragazzi. Come frenare questo fenomeno? Tante sarebbero le possibili soluzioni. Innanzitutto nell’ambito di un programma di prevenzione deve aumentare il numero dei controlli, in Francia se ne fanno 8 milioni ogni anno, in Italia sono molto pochi, circa 1,3 milioni. Sarebbe opportuno, inoltre, un significativo lavoro di informazione per diffondere la cultura della responsabilità nei giovani e il loro rapporto con l’alcool. E quando non è più possibile prevenire e si parla già di intossicazione etilica, gli utenti dovrebbero essere inseriti in un programma e avere un colloquio con uno psicologo per prendere coscienza del problema. Ce ne sarebbero ancora altre di soluzioni…meglio puntare alla prevenzione.