Lo sport come scuola di vita per le giovani generazioni
Sport salvatutti (di Gianfranco Mingione)
Ma siamo davvero tutti uguali negli sport? Sebbene molti non conoscano la disciplina del Torball, del basket in carrozzina, dello show down e di molti altri sport praticati dalle persone disabili la risposta non può non essere che sì, siamo tutti uguali. Uguali nella diversità. Lo studioso e scrittore Matteo Schianchi, ha ricordato nel suo libro “La terza nazione”, che le persone disabili nel mondo sono circa 650 milioni, oltre il 10 per cento della popolazione globale. Al di là dei numeri, delle statistiche ce la vita di tutti i giorni. Una vita fatta di barriere architettoniche e culturali difficili da sconfiggere, nonostante i notevoli passi in avanti fatti negli ultimi decenni.
Lo sport ha giocato un ruolo d’avanguardia nello sviluppo di nuovi modelli e pratiche di inclusione sociale e pari opportunità, sia per le persone disabili sia per l’incontro e il confronto tra le persone disabili e le persone normodotate. Un confronto, una condivisione che oggi non assume più soltanto una valenza medico-riabilitativa, ma si costituisce anche come un reale momento d’integrazione e partecipazione alla vita comunitaria attraverso le varie discipline sportive. Forse non tutti sanno quanto sia emozionante assistere ad una partita di basket in carrozzina, nato dopo la seconda guerra mondiale negli ospedali militari americani, che ha le stesse finalità e campo da gioco del basket. In Italia, il primo esempio di basket in carrozzina, si deve al dottor Antonio Maglio, che intuì l’importanza dello sport nella riabilitazione psico fisica e ampliò i programmi e le attività fisiche, riconoscendo di fatto allo sport un ruolo essenziale, quello di motore propulsivo in grado di spronare l’individuo a reagire e a ritrovare le proprie abilità attraverso le varie discipline sportive.
Oggi, oltre il basket, tra le varie specialità praticate dai disabili vi è il Torball, la disciplina più seguita dai non vedenti in Italia. Essa prevede l’utilizzo di una palla sferica al cui interno sono inseriti dei campanellini che grazie al loro suono permettono ai giocatori di riconoscere la traiettoria e i movimenti del pallone. Il campo da gioco è lungo
Un'altra importante conquista riguarda poi i giochi di Seul, nel 1988, dove per la prima volta gli atleti disabili hanno condiviso gli spazi e gli impianti dei loro colleghi Olimpici. Dal non lontano 1948, prima edizione dei giochi, i risultati sono stati numerosi e importanti. Oggi possono partecipare ai giochi Paralimpici molte classi di partecipanti aventi diversi handicap di natura intellettiva, fisica e visiva. Nella scorsa edizione di Atene, quella prima di Pechino per intenderci, ai giochi hanno partecipato circa 4300 atleti da tutto il mondo. *Etimologia di una parola: la parola “Paralimipico” deriva dal greco “Para” (parallelo) con l’unione del termine “Olimpico” (Le Paralimpiadi si muovono in parallelo alle Olimpiadi). Note libro: Matteo Schianchi, La terza nazione del mondo. I disabili tra pregiudizio e realtà, Milano, Feltrinelli, 2009 (Serie Bianca), 176 pagine, 14 euro. Per approfondire la tematica delle paralimpiadi, la storia, i protagonisti visitate il sito del Cip: www.comitatoparalimpico.it/index.asp