Under 30: da Bolzano parte l'esperienza italiana delle Cheap House
Nel paese con la popolazione più vecchia d’Europa, nel paese con il maggior numero di precari del continente, arriva una bella novità: le case per gli Under 30 (di Giuseppina Ascione)
Il progetto è del comune di Bolzano in cui l’amministrazione ha messo a punto un piano che prevede la costruzione di due palazzine alla periferia della città, che conteranno 90 alloggi, destinati ai giovani. Grazie ai fondi stanziati dal comune si riuscirà a garantire un appartamento, monolocale o trilocale, con affitto a canone calmierato, in modo da sopperire alla crisi degli affitti che spesso impediscono ai ragazzi di lasciare le famiglie e andare a vivere in autonomia. Ma il vero punto di forza di tali palazzi sono gli ambienti in comune. Lavanderia, sala hobby e addirittura una sala proiezioni.
Ambienti che oltre a contribuire al risparmio energetico costituiranno veri e propri luoghi di socializzazione per quanti, lavoratori e studenti, sceglieranno di appoggiare un tale progetto. I miniappartamenti, tagliati su misura di giovane, single o in coppia, sposati e no, partono da un minimo di
Gli alloggi sono costruiti su un terreno comunale e resteranno di proprietà dello stesso. Gli enti che li costruiscono rientreranno dal loro investimento mantenendo la gestione degli alloggi e grazie agli affitti. Sarà un affitto maggiore rispetto a quello sociale Ipes, ma comunque inferiore rispetto ai privati. I contratti d’affitto dureranno tre anni con la possibilità di un rinnovo per altri due. L’idea principale è quella di far ruotare tali appartamenti tra diversi affittuari, anche perché, in linea di massima, si tratta di alloggi per giovani lavoratori e non per studenti. Naturalmente non sono mancate le polemiche e già la destra di Unitalia ha lamentato come si cerchi di agevolare i “bamboccioni” piuttosto che le famiglie, che comunque godono già degli alloggi sociali Ipes.
Le polemiche, inutili e contraddittorie, sembrano voler ostacolare quei giovani italiani da più parti tacciati di essere “mammoni” e meno intraprendenti dei coetanei europei. Eppure, quando si cerca di agevolare i ragazzi, si ha da ridire perché la precedenza sia data all’agevolazione delle famiglie, quindi è naturale chiedersi, è un problema dei giovani, della società che cambia e non li gratifica lavorativamente e economicamente, o di una radicata cultura che tenta sempre di più di tarpare le ali a quanti credono nelle giovani generazioni e pensano che vadano incetivate?