"Visioni interiori": la videofilosofia di Bill Viola a Roma
Dal 21 ottobre 2008, il Palazzo delle Esposizioni di Roma, ospita un’importante selezione delle opere video di uno dei più significativi artisti, e pioneri, della videoarte: Bill Viola (Gianfranco Mingione)
Nato a New York nel 1951, l’artista americano, approda per la prima volta a Roma, e lo fa in maniera ineccepibile: ci mostra come, da trentanni a questa parte, ha rivoluzionato il modo di vedere e percepire le immagini nello spazio video. Ciò che colpisce di questo artista, e che lo rende significativo nel panorama dell’arte internazionale, è la sua curiosità verso la vita, che si riversa nelle sue rappresentazioni artistiche. Formatosi presso la Siracuse University di New York in “Visual and Performing Arts”, si è sempre distinto come un attento osservatore e studioso.
Appassionato di musica elettronica, performance art e film sperimentali, vive appieno il clima artistico degli anni sessanta, con le sue notevoli espressioni artistiche ma anche i suoi limiti. Chi l’avrebbe mai detto che uno dei peggiori studenti di pittura avrebbe poi attinto, in futuro, per i suoi lavori video da questa forma d’arte?
Nella mostra realizzata presso il Palazzo delle Esposizioni romano, dopo aver percorso una delle due enormi scalinate si accede alla prima delle diverse gallerie, che ospitano attraverso due percorsi, uno “buio” e l’altro “illuminato”, le installazioni video dell’artista. Il suo è un percorso evolutivo parallelo a quello della videoarte, un crescendo di manifestazioni che spesso precorrono il linguaggio video, producendo con coerenza e rigore un diario visivo in decine di lavori pieni di efficaci osservazioni sullo sguardo, sulla spiritualità e sul video come forma rappresentativa dopo la pittura. Ecco che attraverso le composizioni visive dell’artista scopriamo il ricorrere e l’alternarsi di temi ricorrenti: la nascita, la morte, un luogo fisico, il corpo, la natura, gli elementi come l’acqua, il fuoco, il vento, la religione: le sue opere parlano di eventi appartenenti ad ogni individuo.
E l’artista fa tutto ciò includendo lo spettatore che nei suoi percorsi visivi scorge un prolungamento della propria mente, dei propri pensieri, del proprio cuore, dei propri sentimenti. Colpisce il modo con cui l’artista restituisce allo spettatore il trascorrere del tempo: ciascuna delle sedici opere è “colpita” da uno scorrere del tempo al rallentatore. Lo spettatore, grazie a questo scorrere del tempo a 300 fotogrammi al secondo, riesce a cogliere esperienze visive altrimenti impercettibili, rare. Impercettibili sfumature, così difficili da decifrare, da trasformare in significati che, grazie a questa scelta dell’autore, si rendono visibili all’occhio umano. Comincia così un viaggio, per lo spettatore, all’interno di se stesso, nella sua “visione interiore”; un viaggio fatto e vissuto attraverso la sua percezione.L’affinamento di elaborati software in grado di realizzare contesti paralleli a quelli reali, grazie al computer, prende forma proprio negli anni novanta. Ed è il nuovo dialogo con la realtà virtuale ad interessare, seppur con un certo distacco l’artista americano. La retrospettiva curata da Kira Perov, moglie dell’artista, in collaborazione con Claudia Zevi & Partners, offre tutto questo allo spettatore. Uno spettatore che in questo contesto non è un fruitore di un contenuto a scatola chiusa: bensì, può interagire con l’opera e non lasciarla cadere nel vuoto di una fredda e lucida interpretazione. In fondo l’artista non fa altro che esplorare l’universo emozionale umano nelle sue molteplici sfaccettature, giocando nell’infinito e finito rapporto spazio-tempo, come nell’opera “The greeting” – 1995 -, in cui l’artista rivisita sempre nell’ottica di un “quadro in movimento” la visitazione del Pontormo del 1528.
Due figure, di cui una con lo sguardo fisso sullo spettatore, mostrano espressioni, emozioni imperscrutabili all’occhio umano, con i volti che mostrano ogni sfumatura della loro espressività: “il tema del rapporto di scambio dell’incontro si fonde con quello dell’animazione dell’istante immobile del modello tratto dal dipinto cinquecentesco; la lentezza dell’azione espande la temporalità dell’immagine rivelandone sottilmente il prima e il dopo e cattura lo sguardo in una percezione che va al di là dell’immediato visibile, conducendola ad un sondaggio profondo delle sfumature emotive del linguaggio del corpo, tra convenzione e realtà” (Silvia Bordini, “Il racconto come evento”, www.accademiadellebellearti.com).
L’occhio umano può difficilmente cogliere quanto Viola ci mostra nelle sue sequenze rallentate, dove ogni minima sfaccettatura vien colta nel suo profondo, ed il corpo, come quello degli attori, assume un posto di rilievo. In Viola ritroviamo l’arte come comprensione di una realtà globale. L’arte come espressione della mente e del cuore uniti e veicolati dall’uomo in un per-sempre unico e ogni volta diverso.
Martedì, mercoledì, giovedì: 10.00 - 20.00
Venerdì, sabato: 10.00 - 22.30
Domenica: 10.00 - 20.00. Lunedì: chiuso
La mostra resterà aperta sino al 6 gennaio 2008, presso il Palazzo delle Esposizioni, via nazionale 194. Sito web www.palazzoesposizioni.it