Florida sotto shock. Decide di morire a 19 anni: il suo suicidio trasmesso via webcam

di Anna Laudati
Sembrava uno scherzo…era la drammatica realtà. Chi lo stava osservando se n’è reso conto quando orami era troppo tardi. Venerdì  21 novembre Abraham K. Biggs, 19 anni residente nella provincia di Broward, in Florida,  si è connesso al portale video Justin.tv   e trasmettendo in streaming si è tolto la vita… (di Monica Scotti)

monica_1.jpgAbraham ha ingerito una dose massiccia di pillole sotto gli occhi increduli  di 1.500 internauti. Secondo una prima ricostruzione, il giovane avrebbe annunciato mercoledì l’intenzione di mettere fine alla propria vita inserendo un post su un forum statunitense (bodybuilding.com). Nessuno, purtroppo, lo ha preso sul serio. Poche parole per spiegare i suoi perché: "Sono uno str...", aveva scritto, "ho deluso e sento di non poter migliorare. Amo una ragazza e so che non sono alla sua altezza".

 

Il giorno dopo Abraham ha messo in pratica i suoi propositi:  si è collegato al portale di condivisione video Justin.tv con lo pseudonimo "Feel like Ecstasy" ("Mi sento come l’ecstasy") e ha invitato i compagni di chat ad assistere in diretta al suo gesto estremo:  ha preso delle pillole, un cocktail letale di oppiacei e benzodiazepina, una sostanza usata per combattere l’insonnia, si è sdraiato sul letto, con la schiena rivolta verso la webcam intenta a trasmettere ed ha atteso di morire. Sono passate alcune ore, prima che gli altri utenti del sito si accorgessero che non respirava più e dessero l’allarme. 

Qualcuno è riuscito a identificare dove si trovava il giovane e ha avvertito il commissariato locale, ma quando gli agenti sono arrivati sul posto, Abraham era già morto. La webcam, ancora accesa, ha mostrato le immagini dei quattro poliziotti che entravano nella stanza e gli sentivano il polso. Poi, il buio.  Il filmato di quei terribili momenti è stato tolto dalla rete. Già: la rete.  

A rendere ancora più inquietante questa storia è proprio il ruolo che in essa hanno avuto Internet e i suoi utenti. Alcuni dei compagni di chat del ragazzo suicida, infatti, l’avrebbero addirittura incoraggiato e insultato, sfidandolo a dimostrare con i fatti la fondatezza dei suoi propositi, e mentre moriva, l’avrebbero accusato di “fingere”.<<Prendine di più>>  Gli avrebbero scritto. Si sta cercando di risalire all’identità degli autori di quei messaggi, subito cancellati dal web dopo la tragedia. Michael Seibel , amministratore delegato di Justin.tv, ha commentato: "Ci dispiace che questo sia avvenuto e rispettiamo la privacy di chi ha inviato il video e della sua famiglia", annunciando la rimozione del filmato dal sito. Questo non è il primo caso di “suicidio in diretta”, e nel mondo si inizia a ipotizzare il reato di “incitamento a commettere l’estremo gesto attraverso internet”. Già nel 2003 Brandon Vedas, un 21enne di Phoenix, Arizona, era morto d’overdose dopo essere stato apparentemente incoraggiato ad assumere le droghe dagli utenti di una chatroom. Un altro episodio simile si è verificato in Gran Bretagna l’anno scorso, quando un 42enne di Telford, Kevin Whitrick, si impiccò dopo essere stato insultato da diversi internauti mentre una webcam riprendeva tutto.In Giappone, che è uno dei paesi che detengono il triste primato del maggior numero di suicidi commessi all’anno, è stato registrato un incremento delle morti volontarie messe in pratica con l’aiuto di Internet, soprattutto fra i giovanissimi.   Siti che “sponsorizzano” modi di mettere fine alla propria vita in modo veloce e indolore sono all’ordine del giorno. L’anonimato spesso aiuta ad aprirsi e a parlare di sé, del proprio male di vivere. Qualcuno, purtroppo, va fino in fondo. Proprio venerdì è stato diffuso un allarmante studio sul bullismo via Internet. Secondo un libro bianco pubblicato dal ministero dell’Educazione giapponese, nel 2007 sono stati almeno cinque i casi di suicidio da parte di studenti probabilmente legati ad episodi di soprusi nelle scuole.

Per uno di questi, in particolare, è stato accertato il suicidio in seguito a violenze subite  via web: uno studente di 18 anni di Kobe, nel luglio dello scorso anno, si è infatti tolto la vita dopo che alcuni compagni di classe avevano pubblicato su un sito i suoi dati personali e alcune foto in cui era ritratto nudo.In passato si laciavano le lettere testamento, nel futuro di oggi si lasciano i video in diretta.Cosa sta succedento ai nostri ragazzi?