Legambiente. Sono circa 30mila le classi che partecipano al programma di educazione ambientale
"Sito denuclearizzato" è un ‘iniziativa di Legambiente per utilizzare la rete internet per una grande mobilitazione contro la politica nazionale del Governo a favore del nucleare (di Anna Laudati)
Intervista al giornalista e responsabile dell’ufficio stampa e comunicazione di Legambiente Campania, Peppe Ruggiero. Quante sono le sedi di Legambiente in tutt'Italia e in che modo riuscite a coordinarle? Legambiente è strutturata in una sede nazionale a Roma, coordinamenti in tutte le regioni e circa 1000 circoli in tutt’Italia. La struttura nazionale coordina le attività in sinergia con le sedi regionali che a loro volta lavorano a stretto contatto con le realtà territoriali che sono autonome nelle loro attività.
Quali sono le funzioni dell'associazione? Un associazione di liberi cittadini e cittadine che si battono per migliorare la vivibilità dell’ambiente, che combattono contro l’effetto serra, le ecomafie, il traffico illegale dei rifiuti, l’abusivismo edilizio, l’inquinamento atmosferico, per lo sviluppo delle energie rinnovabili.Giovani e Legambiente. Quanti sono i giovani coinvolti nei vostri progetti e di cosa si occupano? Non possiamo quantificare, ma se può aiutare quest’anno sono circa 30mila le classi che partecipano a programma di educazione ambientale. Migliaia i giovani italiani e stranieri che ogni estate, da maggio a settembre partecipano ai campi di volontariato ambientale, dai quelli antincendio al recupero della sentieristica nei parchi , da quelli in collaborazione con Libera sui terreni confiscati alle mafie alla pulizia delle spiagge. Inoltre sono sempre più quelli che collaborano ad organizzare blitz contro il cemento illegale, scarichi abusivi attraverso le nostre campagne più conosciute come Operazione Spiagge Pulite e Goletta Verde.
Come i media, rispondono alla vostra necessità di comunicare? Ambiente e comunicazione una bella domanda….Con gli anni è cambiato il modo di comunicare l’ambiente come è cambiato anche l’interessamento dei media. All’inizio della mia attività era una gran fatica strappare un articolo sulle iniziative che svolgevi, pian piano che la questione ambientale è diventata questione economica, questione sanitaria si sono aperti gli spazi. Ma come tutte le regole della comunicazione, gli spazi aumentano quando c’è la tragedia, l’evento luttuoso. Ecco che i giornalisti ti chiamano per avere numeri, dati, numeri e dati. Un’esempio recentissimo, lo scorso marzo abbiamo presentato un dossier dal titolo Ecosistema Scuola che monitorava lo stato di salute degli edifici scolastici. Con fatica siamo riusciti a strappare una breve sui media nazionali e qualche articolo sui locali. Ebbene dopo la tragedia di Rivoli a Torino e la morte assurda del govane Vito, tutti i giornali e televisioni ha ripreso anche in prima pagina quello stesso dossier. Anche nella comunicazione spesso non vale il detto “prevenire è meglio che curare”.
Come secondo te, si possono coinvolgere e sensibilizzare gli organi di stampa su questi argomenti così importanti e fondamentali per il futuro del nostro paese , ma così poco trattati? Facendo una comunicazione non sensazionalistica, accompagnando al comunicato un dossier di approfondimento che rimane nell’archivio del giornalista. In molti casi come facciamo da molti anni a questa parte con i blitz in strada che rappresentano soprattutto per le televisioni quella “comunicazione in movimento” molto più appetibile per chi lavora con le immagini.
Ci parli dell'iniziativa "Sito denuclearizzato"? E’ un ‘iniziativa del responsabile della comunicazione di Legambiente nazionale: utilizzare la rete internet per una grande mobilitazione contro la politica nazionale del Governo a favore del nucleare, un piccolo gesto per raggiungere 1000 siti denuclearizzati inserendo il logo, per partire con una campagna di sensibilizzazione. Siamo un paese senza memoria e la tragedia di Cernobyl per molti è solo una notizia targata 1986.
E sui tagli del servizio civile? Si aggiungono ai tagli della scuola pubblica, dell’università, mi verrebbe da dire che l’Italia non è un paese per i giovani, mai però rassegnarsi, gettare la spugna, questo paese un po’ narcotizzato ha bisogno parafrasando un titolo di un,libro “100mila punture di spillo”. Non possiamo chiedere un cambiamento se non siamo noi i protagonisti del cambiamento, mettendoci in gioco.