In viaggio da Roma fino alla Sicilia per le feste natalizie
Il Natale… la festa del consumismo, della corsa all’ultimo regalo per un pugno di euro, della solidarietà, dove tutti diventano buoni e si ricordano che esiste pure un prossimo… però poi, piuttosto che fare o meglio farsi fare regali i cui ricavati potrebbero andare alle associazioni di beneficenza vanno in cerca dell’ultima novità della griffe più ricercata per dare poi delle indicazioni al “fortunato” fidanzato di turno per il famoso “regalino-pensierino” che tutto sembra essere tranne che un pensierino.
Ma il natale è anche il tempo dei “ritorni”, quei ritorni che pure i meno nostalgico-sentimentali non possono esimersi dal fare. Quelli verso casa. Verso la famiglia d’origine perché, qualsiasi cosa sia accaduta durante l’anno, a Natale tutti sembrano ricordarsi di averne una. E allora via con i preparativi per la partenza stile profugo, con accozzaglie di vestiti infilati in valige che scoppiano, con regalini ancora da impacchettare. L’unica cosa da decidere e dell’ultimo minuto è quasi sempre il mezzo di locomozione. Aereo? Troppo caro il biglietto, perchè se tutto l’anno si parte con pochi euro per andare dall’altra parte del mondo, nel periodo natalizio i prezzi lievitano come i panettoni.
Allora si opta per il caro vecchio treno. Ma l’idea di passare la notte del viaggio dribblando per i corridoi, stile gincana, non è sempre molto invitante. Adesso va molto di moda anche viaggiare in pullman ma se questi hanno 56 posti si stia pure tranquilli che quando si va per prenotare, si è il 57° e quindi bisogna trovare un’altra soluzione. L’unica, la migliore, la più comoda ma la sempre sconsigliata: l’automobile. Che se poi si deve andare ad esempio da Roma verso
Ma per i veri temerari del viaggio in solitario, questa è l’opzione più consona. Ebbene, fatta la scelta di locomozione resta soltanto trovare la giornata più favorevole. Così dopo aver consultato i vari meteo televisivi, si va a dare pure una controllatina al sito che si occupa del traffico in tempo reale per poter fare delle ipotetiche previsioni. Secondo le indicazioni dei professionisti del settore converrebbe starsene dove si sta e fare soltanto una telefonatina di auguri per il 25 (ovviamente non troppo vicino alla mezzanotte perché pure lì il traffico delle linee telefoniche sarà tremendo). Ma per i più stoici… niente può fermarli.
Così in barba a tutte le previsioni e in previsione del fatto che almeno l’80% dei naviganti seguirà quelle indicazioni… si decide di partire, in un giorno qualunque a un’ora qualunque e di sicuro non sarà un viaggio… qualunque. Certo uscire dal raccordo è un’impresa ma quello rientra nella logica quotidianità romana, un rischio sempre calcolato e sempre reale. Roma-Augusta (Siracusa) 9 ore e
Ma la bellezza di un viaggio in solitario con una splendida giornata di sole, quasi estivo, con la radio a tutto volume, attraversare mezza Italia rivedendo il mare dopo mesi, vedere il luccichio dei raggi che lo fanno splendere in un… diurno cielo stellato, attraversare le gallerie dalle quali, all’improvviso come un tonfo nel cuore, appena si esce, appaiono paesaggi da cartolina che regalano sensazioni da voli pindarici. Bellissimo. Ma l’inizio dello splendore emotivo, quello dal cuore in gola, arriva quando passata Scilla s’intravedono le isole eolie e allora il pensiero va ad Antonioni, a Troisi, e se ne comprende la conquista subita.
Ma spiegare la sensazione di quando finalmente s’intravede quel lembo di terra di fronte, dall’altra parte del mare, con le lucette accese al calar del sole è cosa che noi umani non siamo in grado di dire. Poi si arriva ai traghetti e lì ci si confondi con la gente che fa quello stesso viaggio (dal “continente” all’isola) tutti i giorni, i camionisti che ormai salutano i bigliettai dei traghetti con fare confidenziale, vera gente di mare che su quella nave giornalmente trascorre le sue giornate in un continuo moto fatto di andate e ritorni, con altra che sistematicamente scende per prendere il vento in faccia, per salutare con tristezza o con gioia un arrivederci o un bentornato. E inoltre c’è pure un uomo che quel giorno ha deciso di fare avanti e indietro più volte, incurante di tutto e tutti, chissà poi per quale reale ragione.
Ma quando si tocca Messina, pure se ancora mancano due ore per arrivare a casa… ci si sente già arrivati. E si vorrebbe baciarla quella terra che tanto manca, si, perché per i Siciliani la sicilianitudine non è cosa facile. Addirittura si compra sistematicamente un arancino in traghetto perché non si riesce ad aspettare… ci si vuol già sentire a casa prima ancora di toccare terra. Ma quando arrivi a casa… talvolta è pure un trauma, c’è sempre qualcosa di diverso, pure se si manca soltanto da qualche mese.
Un nuovo senso vietato, un rotatoria che prima non c’era, una nipote che hai lasciato in fasce e che ha messo i primi due dentini, improvvisamente più magri (quando magari si è pure ingrassati, e viceversa), un padre un po’ più stanco, la vecchia stanza un po’ cambiata (adattata ormai all’assenza) ma soprattutto… si ritrova se stessi, quello da cui si proviene e quello che in fondo si è davvero e allora proprio in quel momento si capisce che quel viaggio è più dentro se stessi che sull’autostrada. E forse varrebbe la pena farlo anche più volte l’anno. Bentornati… poi pensiamo al ritorno!