Palazzo delle Esposizioni romano: “Praga. Da una primavera all’altra. 1968-1969”. La mostra- documentario di una delle rivolte più celebri del novecento condotta proprio da giovani, sarà visitabile fino all’1 marzo prossimo (di
Gianfranco Mingione)
La fotografia, come ci ricorda l’amato fotografo francese Henri Cartier-Bresson, è un arte dell’immanente, in cui si riconosce “nello stesso istante e in una frazione di secondo un evento e il rigoroso assetto delle forme percepite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento”.
E dalle fotografie in esposizione alla mostra romana non può non percepirsi la volontà di sottrarsi al giogo della repressione cieca e violenta del più forte sul più debole. Giovani uomini e donne, anziani, bambini: ognuno ha dato, in quel famoso affresco umano che è la primavera di Praga del 68 il suo apporto alla liberazione dalla forza soverchiante dell’Unione Sovietica.
Una volontà di partecipazione attiva alla manifestazione del libero pensiero che si dipana attraverso le foto dei giovani praghesi che sfilano, ad esempio, in un virtuoso e rispettoso silenzio per i vari quartieri di Praga così come quando seduti l’uno accanto all’altro nella nota piazza Venceslao o ancora nella piazza della Città Vecchia, hanno voluto dimostrare la loro volontà di esprimersi liberamente. Giovani fieri, giovani di altri tempi che lottavano per il diritto di manifestare tutto il loro dissenso per cambiare in positivo un sistema reprimente.
La primavera praghese nacque proprio come un movimento socio-politico dal basso – al di fuori di ogni logica di potere partitico – e inizio con l’abolizione della censura nel febbraio del 1968: “ I dissidenti, grazie alla loro azione, avevano avuto accesso diretto ai media, che consentiva loro di influenzare il corso delle riforme (…) Ma i comunisti progressisti in quel notarono un effetto abbastanza sgradevole e sostanziale: negli affari interni del Partito Cecoslovacco comparve come un politico egemone “il cittadino comune”, così i media sperimentarono la loro forza e influenza, in questo modo nasceva l’opinione pubblica libera” (tratto da “L’invasione russa in Cecoslovacchia nel
1968”, Jiri Hoppe – Jiri Suk – Jaroslav Cuhra, in “Invasione Praga
68”, Josef Koudelka, Contrasto 2008).
È importante, nell’osservare tale momento storico, cogliere questo passaggio. I media e l’accesso all’informazione ebbero un ruolo preponderante anche e soprattutto durante i giorni della rivolta. Giorni nei quali la possibilità di informare il paese sotto assedio da parte delle radio ancora “libere” era di fondamentale importanza. Così come un media è la fotografia e il suo risultato, le fotografie in mostra, rappresentano l’esempio più eclatante di come un immagine possa elevarsi al rango di documento di rilevanza storica in grado di avvicinarci alla storia e al suo dispiegarsi nel corso dei decenni.
Sono foto imperdibili per tutti, non solo per gli appassionati di fotografia o gli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori. Sono scartti che, ancor prima di essere accompagnate da una didascalia, si lasciano comprendere in tutta la loro suggestiva natura intrinseca. Una mostra realizzata, si può dire, con l’aiuto e l’intervento di un’intera cittadinanza e della sua partecipazione civile. Migliaia di volti umani; immagini soggettive con le quali creare un rapporto diretto, quasi empatico con i protagonisti della rivolta; un film documentario con interventi di personaggi noti. Questo e tanto altro lascia trapelare la kermesse fotografica.
“La guerra è come un’attrice che sta invecchiando: sempre più pericolosa e sempre meno fotogenica” (Robert Capa).
La mostra è accessibile a tutte le persone. Il costo del biglietto intero è di euro 12,50; il ridotto è di euro 10; è per le scuole euro 4 per studente dal martedì al venerdì. Per ogni ulteriore informazioni si visiti il sito web www.palazzoesposizioni.it