Riflessioni sul no di Napolitano sul cosiddetto Decreto-legge per Eluana
Riflessioni di Claudia Barbarano, studentessa alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, sulla vicenda del cosiddetto decreto-legge per Eluana, proposto dal Governo Berlusconi e non firmato da Napolitano per obiezioni di incostituzionalità (di Monica Scotti)
Condividi la scelta di Napolitano? Quali sono le tue riflessioni? Si, la condivido. Quello che mi sono chiesta fin da subito è stato: se anche il decreto-legge fosse stato considerato meritevole della convalida presidenziale, come si sarebbe potuta rendere quella legge retroattiva per applicarla al caso di Eluana? La legge non può essere retroattiva, l’idea di un decreto-legge per “salvarla” era sbagliata in partenza!
Inoltre ho riflettuto molto sull’enfasi data all’istituto della controfirma del Presidente della Repubblica. Il suo ruolo istituzionale, che pure lo vede porsi come garante e custode della Costituzione stessa, è stato a lungo oggetto di discussione in relazione al suo essere o meno di natura formale, piuttosto che di natura sostanziale. In effetti si deve ammettere che il carattere delle sue funzioni, che pure non risultano sempre chiare e nette, è perlopiù formale in teoria, ma si ritrova a diventare sostanziale in pratica, come in questo caso, nel momento in cui la società vive un momento di deficit democratico. Ho l’impressione che il Parlamento sia stato esautorato nelle sue prerogative legislative (delle 46 leggi varate da questo Governo, 45 erano decreti-legge), e che il Presidente ritrovi ad essere l’ancora di salvezza di un sistema che barcolla.
Che ne pensi delle affermazioni di Berlusconi sulla necessità di modificare la Costituzione in quanto “ideologicamente ispirata a quella russa”? Il fatto stesso che nell’Assemblea costituente ci fossero alcune delle più grandi menti del liberismo italiano, mi basti citare Luigi Einaudi e Piero Calamandrei, credo sia sufficiente a rispondere a questa affermazione che non fa pensare ad altro se non all’ignoranza storica dei fatti.